Ero passato a prendere Silvia dopo cena, per fare due chiacchiere davanti ad una birra. Eravamo amici fin dall’infanzia, ma non ci vedevamo più con regolaritá da quando mi ero trasferito. Ci sentivamo spesso, mi raccontava dei suoi ragazzi, dell’ultimo in particolare, Marco, che sarebbe venuto con noi quella sera. Era la prima volta che incontravo un suo ragazzo, sapevo che ce n’erano stati altri, ma li avevo sempre conosciuti solo attraverso i suoi racconti. Io non ero mai stato il suo ragazzo, mai nemmeno vicino, mai nemmeno ci avevo pensato. Era come una sorella minore e sono sicuro che anche a Marco avesse giá spiegato che tipo di rapporto ci fosse tra noi.
Uscirono insieme dal portone, io scesi dalla macchina a salutarli e la serata sembrò iniziare nel migliore dei modi. In auto Marco si accomodò sul lato passeggero, e Silvia seduta dietro faceva continuamente capolino tra di noi per chiacchierare. Con Marco mi ero trovato subito bene, il copione della serata ci vedeva alternarci nel prendere in giro Silvia, che se la rideva a rispondeva a entrambi per le rime.
Eravamo seduti da una mezz’oretta in un pub, piuttosto squallido, ma ottimo per chiacchierare e godersi una pinta fresca, senza musica ad alto volume. Ad un tavolino rotondo Marco e io sedevamo uno di fronte all’altro, su due sgabelli, e Silvia sul divanetto alla mia destra che correva parallelo al muro. Silvia mi pescò a squadrare due ragazze che entravano nel locale.
– Sì, ti piacerebbe… Sogna, sogna… – mi canzonò lei.
– Sognare é lecito… – tentai di ribattere, ma in fondo me l’ero cercata.
– E cosa sogni? La bionda di giorno e la mora di notte?
– Mah, anche mischiarle tutte insieme non sarebbe male! – strappai una risata collettiva.
– Smettila, che poi da sole si divertono di più e ti lasciano lì come un ebete a guardarle da lontano. – scoppiammo a ridere di nuovo.
– Meglio un porno dal vivo che un calcio sulle gengive.
– Certo, aspettano solo che tu le guardi per esaudire le tue fantasie… come se tu lo facessi con un uomo solo per farvi guardare
da una donna!
Marco era rimasto ad ascoltarci senza parlare, ridendo alle battute con poca convinzione. Silvia scivolò lungo il divanetto avvicinandosi a Marco, gli posò una mano sulla coscia e accostò il viso alla sua spalla.
– Marco per me lo farebbe… – sussurrò nella mia direzione.
Marco sorrise piegando appena un angolo della bocca, continuando a fissare la pinta quasi vuota che rigirava tra le mani.
– Se glielo chiedessi lo farebbe anche con te… – continuò.
Non risposi nulla, avevo perso connessione con le parole di Silvia, non capivo se e dove finiva lo scherzo e se Marco fosse vittima o
complice.
Silvia scivolò in direzione opposta, verso di me, ripetendo come in uno specchio i movimenti fatti poco prima verso Marco. Mi posò la mano sulla coscia, sfiorando l’inguine con la punta delle dita. Avvicino il viso alla spalla, spinse le labbra come per sussurrarmi all’orecchio, ma parlò forte abbastanza perché Marco la sentisse.
– Gli ho fatto anche rasare il pube, così se lo prendi in bocca i peli non ti danno fastidio.
Rimasi ad ascoltarla imbarazzato, senza parole, come se ogni parola mi scivolasse intorno al collo stringendomi alla gola. Marco continuava a rigirarsi il bicchiere tra le dita, senza sollevare lo sguardo.
– Smettila! – Sbottai, accompagnondomi con una finta risata.
– Dai, allora fa tutto Marco… Tanto tu puoi chiudere gli occhi e immaginarti la bionda di prima che ti fa una sega.
– Scordatelo. – replicai quasi sotto voce, e in un sorso finii la birra che mi era rimasta.
Silvia si alzò non appena posai il bicchiere vuoto sul tavolo. Mi girò intorno e afferrò la mia mano e quella di Marco, trascinandoci in piedi e strattonandoci verso l’uscita.
– Dai, dai… andiamo! –
– Ma andiamo dove? – chiesi io – andiamo a berci qualcosa da qualche altra parte se vuoi, ma non metterti idee in testa – continuai
ridacchiando imbarazzato.
– Va beh, come ti pare, ma cominciamo ad andare in macchina. – tagliò corto.
Avviai il motore dirigendomi verso l’uscita del parcheggio. Svoltai a destra, per raggiungere la statale.
– Che ne dite di quel locale oltre il ponte? Devo solo ricordarmi come arrivare al ponte. – proposi non troppo convinto, più che altro a causa del broncio che comparve sul viso di Silvia non appena pronunciai la proposta.
– Svolta qui a sinistra. –
Marco mi indicò una strada poco prima dell’ingresso della statale.Parlava col tono pacato e sicuro di chi conosce la strada alla perfezione. Svoltai senza nemmeno chiedere spiegazioni.
Mi accorsi presto che la direzione non era certo quella che mi aspettavo.
– Mi sa che siamo finiti dietro al parco, se non ricordo male più avanti la strada finisce e comincia un pezzo sterrato. Faccio
inversione. –
Girai il muso dell’auto verso un piccolo spiazzo al bordo della strada, ma quando fui sul punto di ingranare la retromarcia, la mano
di Marco strinse la mia sul pomello.
– Fermiamoci qui. – disse con la stessa tranquillitá di poco prima.
Guardai nel retrovisore, vidi Silvia rizzarsi sul sedile con gli occhi raggianti.
– Piantatela! Vi pianto qui e me ne torno a casa! –
– Non é niente di che, ti faccio una sega e la facciamo contenta. –
Aveva allentato la presa sulla mano nel frattempo, e le sue dita erano scivolate sull’esterno della mia gamba. Silvia mi posò le mani sulle spalle, da dietro. Avvicinò le labbra al mio orecchio, inspirò profondamente. Avrei potuto ignorarli, ingranare la retro e ripartire.
Avrei potuto mandarli a fare in culo e andarmene piantandoli lì dov’erano. Avrei potuto spezzare quel momento di calma piatta, che il
tono pacato di Marco aveva creato, urlare contro entrambi e disperdere in un attimo la nebbia che era scesa improvvisamente sui miei
pensieri.
Semplicemente, spensi il motore.
– Abbassate i sedili. – disse Silvia, e prima ancora di terminare la frase allentò la levetta e tirò verso il basso lo schienale su cui poggiavo, accompagnando le mie spalle, senza spingere. Sentii il rumore del sedile di Marco che scendeva, ma continuavo a fissare dritto davanti a me, dove ora da sdraiato vedevo il viso di Silvia, sorridente. Si sistemò meglio tra i due schienali reclinati, seguii i suoi movimenti con lo sguardo. Mi voltai quasi di scatto e sollevai la testa fissandomi tra le gambe quando percepii la leggera pressione.
Marco sfilò lentamente la cintura attraverso la fibia, slacciò i bottoni uno ad uno. Mi accorsi allora dell’erezione che fino a quel
momento avevo ignorato, spinta non tanto dal desiderio quanto più dall’imbarazzante eccitazione che la situazione aveva creato.
Silvia mi carezzò la fronte, accompagnando nuovamente il capo contro il sedile, quasi a tranquillizzarmi. Marco spinse la mano nei miei slip, scostandoli, tenendo il membro tra le dita. Lo sentivo muoverle scoprendo e ricoprendo il glande. Silvia si staccò da me e si lasciò andare sul sedile posteriore, la vidi infilare le mani sotto l’ampia gonna. Chiusi gli occhi cercando di perdermi nelle mie fantasie, ma l’immagine di Marco e delle sue dita intorno al cazzo dominavano i pensieri. Aprii nuovamente gli occhi e rimasi a fissare il cazzo scoperto e ricoperto dalle mani di lui. Marco si fermò a guardarmi negli occhi.
– Vuoi provare tu? –
Non attese risposta, si allontanò leggermente sdraiandosi sul sedile reclinato. Silvia mi prese la mano destra e l’accompagnò sulla coscia di lui.
La mente umana sa essere imprevedibile. Non riuscii nemmeno a sfiorarlo con la mano destra, non perché volessi smettere o perché mi
vergognassi, semplicemente non riuscivo a toccare un altro uomo con la stessa mano che avevo e che avrei ancora usato per masturbare me stesso. Al contrario, mi voltai verso di lui per poterlo raggiungere con la sinistra. Mi sembrò in quel modo di mantenere le distanze, da lui e dal suo sesso.
Fu Silvia ad iniziare a slacciargli i pantaloni, io l’aiutai a liberare il cazzo dagli slip. Non aveva ancora raggiunto l’erezione,
ma sembrò sussultare quando ne sfiorai il frenulo. La carne si gonfiava piano tra le dita, senza bisogno che le muovessi. Il glande
rosso pulsava ad ogni fiotto di sangue che ne riempiva le cavitá. Muovevo la mano lentamente, troppo lentamente, al punto che fu lui a prendere la mia mano nella sua per indicarmi il ritmo. Gemette reclinando la testa sul sedile. Silvia si era riaccomodata sul sedile posteriore, teneva le gambe divaricate ed entrambe le mani sparivano sotto la gonna, ormai sollevata ben oltre il ginocchio.
– In bocca… – mi stuzzicò lei, ma rifiutai meccanicamente scuotendo la testa.
– Non devi, se non ti va… – Marco sussurrò questa frase con la stessa pacatezza con cui mi aveva trascinato fino a quel punto.
Lo guardai mentre sorrideva estatico, con gli occhi chiusi e la testa reclinata all’indietro. Il suo tentativo di giustificarmi ebbe su di me l’effetto opposto. Mi chinai lentamente verso di lui. Silvia mi guardava, annuendo. Quando fui vicino al cazzo con le labbra mi voltai verso Silvia, osservandola da lì fin sotto la gonna. Sollevò le gambe lasciandomi vedere lo slip scostato e le due dita che la masturbavano coperte di umori, mentre con l’altra mano massaggiava freneticamente il clitoride.
Smisi di masturbare Marco e sfiorai il glande con la lingua. Sospirò accorgendosi del tocco umido. Passai la lingua lentamente prima sul frenulo, poi sul glande fino all’orifizio. Avvicinai le labbra posandole sulla pelle liscia. La mano sinistra si ritrasse, e lasciò spazio alla destra, ora che le paure e le indecisioni scomparivano.
Stringendolo alla base posai nuovamente la lingua sul glande e sul frenulo, e la lasciai scivolare verso il basso, spingendomi l’alsta in bocca, tentando di non toccarla né con le labbra né con i denti.
Quando sentii il glande urtare il palato richiusi le labbra, circondando la pelle acre di sudore. Risalii, lasciando scivolare l’asta tra le labbra fino a circondarne il glande. Ripresi a muovermi allo stesso modo, ripetutamente, seguendo i movimenti con la mano.
Sentii Silvia gemere più forte.
– Vengo, vengo… – un urlo roco e soffocato uscì dalla bocca di lei.
Sollevai il capo da Marco, continuando a masturbarlo mentre fissavo Silvia venire. Gemeva senza togliere lo sguardo dalla mia mano stretta attorno al cazzo del suo compagno.
– Anche tu, amore! – urlò più forte. Mi girai di scatto e vidi Marco contrarsi, un getto di sperma colpire la sua camicia. Sospirò altre due, tre volte, ogni volta accompagnato da un getto sempre più debole.
Gli ultimi fremiti dell’orgasmo lasciarono rivoli di sperma colare dal glande tra le mie dita.
Rimasi immobile stringendo il cazzo che si rilassava lentamente. Marco mi prese la mano, scostandola e mi spinse di nuovo sul mio sedile.
Senza dire nulla si piegò nuovamente su di me, spingendosi il mio cazzo in bocca una, due, tre volte. Urlai non appena sentii l’orgasmo raggiungermi. Marco non si mosse, continuando a masturbarmi con le labbra. Gli spasmi si sciolsero in getti di sperma trattenuti dalle sue labbra, mentre Silvia lo incitava a non smettere di muoversi.
Quando mi rilassai, Marco si allontanò, raggiunse un fazzolettino di carta e vi sputò lo sperma che aveva trattenuto in bocca. Non saprei dire perché, ma fui sollevato nel vedere quel gesto. Mi parve che, nonostante la sua disinvoltura, anche lui avesse dei limiti. Lo sentii più vicino a me.
Restammo sdraiati immobili e silenzioni per alcuni minuti, poi quasi contemporaneamente Marco ed io cominciammo a riallacciare i pantaloni e ricomporci. Ci voltammo entrambi senza guardarci negli occhi per sistemare i sedili e guardare cosa Silvia stesse facendo. Si era ora sfilata gli slip, e aveva ripreso a masturbarsi con gli occhi fissi nello spazio vuoto dritto davanti a sé.
– Voglio scopare… – sussurrò.
Marco le sorrise senza parlare, poi si rivolse a me con aria interrogativa.
– C’é un motel a non più di cinque minuti di strada. – proposi io timidamente. Nessuno rispose, non credo ce ne fosse realmente bisogno.
Silvia continuò a masturbarsi durante tutto il breve tragitto, smettendo un istante solo per porgermi un documento, mentre dal finestrino parlavo con la ragazza all’accettazione. Neanche lo sguardo di quella ragazza convinse Silvia a ricomporsi momentaneamente.
Arrivati in auto all’alloggio, Marco e Silvia si affrettarono oltre la porta d’ingresso, lasciandomi indietro mentre chiudevo l’auto. Quando li raggiunsi, pochi secondi dopo, si erano giá quasi completamente spogliati a vicenda. Si spinsero l’un l’altro sul letto, per un istante pensai di andarmene e lasciarli soli.
Fu Marco il primo a voltarsi verso di me. Mi fece cenno di raggiungerli ed entrambi si inginocchiarono sul letto aiutandomi a spogliarmi.
Silvia mi carezzò il sesso giá eretto e si adagiò nuovamente sul letto, tirandosi dietro Marco. Salii in ginocchio sul letto, osservando le natiche di lui contrarsi e il bacino spingere mentre la penetrava.
Silvia gemette e aprì gli occhi quando il cazzo di lui fu completamente dentro. Mi guardò e raggiunse col braccio la borsa
posata al lato del letto. Rovistò alla cieca ed estrasse un vasetto, che mi lanciò.
– Usala… – mi disse, mentre leggevo l’etichetta della vaselina.
Non seppi immediatamente cosa fare o come farlo. Mi avvicinai ai due che avevano ripreso a muoversi ritmicamente. Silvia tese nuovamente la mano verso di me, le porsi il vasetto giá aperto e vi intinse le dita.
Stringendo Marco a sé gli spinse le dita tra le natiche, cercando di penetrarlo, e mostrandomi cosa volesse da me. Ripetei i suoi stessi gesti, ricoprendo le dita di lubrificante e posandole tra le natiche di lui. Si muoveva più lentamente ora, aspettando che lo penetrassi. Spinsi il dito medio nell’ano, e Marco si fermò completamente. Lo estrassi e presi a muoverlo, mentre l’ano si rilassava e il movimento di Marco ricominciava, accompagnato dai gemiti di lei. Presto fui capace di spingere un secondo dito e muovere entrambi rapidamente. Li estrassi e me li passai sul cazzo, spalmando la crema che ne era rimasta. Appoggiai le mani sul letto ai lati della coppia, scivolando sulla schiena di Marco. Diressi il cazzo contro l’ano, sentii l’orifizio giá dilatato avvolgere piano il glande. Marco mugolava mentre il suo corpo si irrigidiva. Contrasse l’addome inarcandosi verso di me e accettò il cazzo quanto più a fondo potesse. Non mi mossi, lasciai che fosse lui a farmi uscire e rientrare in sé, così come entrava e usciva da Silvia, che ne riceveva il cazzo restando immobile. Cambiò il ritmo improvvisamente e si irrigidì, stringendo il lenzuolo tra le dita. Smise di muoversi mentre gli spasmi dell’orgasmo lo raggiungevano. Silvia sussultò sotto di lui, spingendosi il cazzo quanto più forte potesse dentro se stessa, con un violento colpo di reni. Mi inarcai in avanti penetrando Marco nuovamente, che ora stava godendo immobile scopato da entrambi. Emise un urlo lungo, liberatorio contraendosi ancora di più mentre riceveva colpi da Silvia e da me.
Silvia si sollevò improvvisamente, con l’ennesimo violento colpo, mi spinse il culo di lui contro il cazzo. Venne mordendogli la spalla, venni stringendole il seno. Un fremito mi percorse il ventre mentre il primo getto si liberava nelle sue viscere, il morso di lei lo fece urlare di nuovo. Silvia mi afferrò la schiena tirando entrambi verso di sé. Un secondo fremito, il cazzo esplose nuovamente nell’ano di lui, e l’ultima contrazione di Silvia lasciò i segni delle unghie sulla mia pelle.
Non so quanto restammo fermi sul letto. Sudati, ansimanti. Mi alzai per primo, sedendomi a riprendere fiato. Quando scesi dal letto Silvia mi chiese dove andassi.
– Mi faccio una doccia. – risposi senza voltarmi.
L’acqua tiepida scorreva sulle spalle, fissavo il cazzo ancora semieretto e sentii la porta del bagno aprirsi. Silvia entrò, infilò
la testa nella doccia.
– Stai bene? – mi chiese, sinceramente preoccupata.
Annuii con la testa sorridendo. Mi raggiunse sotto la doccia e mi abbracciò.
Marco era entrato in bagno nel frattempo, e anche lui faceva ormai capolino nella doccia.
– Ecco, adesso che entri anche tu pare di giocare a tetris in questa doccia! –
Scoppiammo a ridere alla battuta di Silvia. Restammo a chiacchierare e ridere sotto la doccia per diversi minuti.
Paradossalmente sembravamo tornati alle primissime ore della serata, scherzando come fossimo seduti davanti a una birra.
Fui io il primo ad uscire, con la scusa che dal vapore ormai non si respirava più. Mi sedetti sul letto con un asciugamano intorno alla vita. Mi raggiunse Marco, pochi minuti dopo, anche lui si era cinto la vita con un asciugamano. Le goccioline d’acqua che scendevano dai capelli ne percorrevano il corpo glabro. Ripensai al momento in cui lo avevo scopato poco prima, all’immagine del cazzo che scivolava tra le natiche spingendosi dentro di lui, alla carne che si apriva intorno alla mia. Si sedette accanto a me mentre i pensieri mi provocavano una nuova erezione. Restai con le mani posate sulle ginocchia, sperando scioccamente che l’asciugamano nascondesse la mia eccitazione.
– Era la prima volta, vero? – mi chiese dolcemente, posando la mano sulla mia.
Mi voltai a guardarlo negli occhi e annuii. I suoi occhi sorridenti mi contagiarono, e l’imbarazzo nuovamente si sciolse in un sorriso.
– Non pensavi ti sarebbe piaciuto… –
Scossi la testa in segno di negazione, ma il sorriso si allargava sempre più tra le mie labbra.
Sollevò la mia mano con la sua, spostandole entrambe dalle mie gambe alle sue. Al contatto con l’asciugamano bagnato, strinsi
istintivamente le dita e tirai un lembo del tessuo, scoprendogli la gamba. Fu lui stesso a spostare il resto dell’asciugamano denudandosi.
Accarezzai il membro giá duro mentre il suo viso si avvicinava al mio.
Posò le labbra sulle mie, si aprirono insieme e ci rovesciammo sul letto di lato, baciandoci. Mi tolse l’asciugamano con impazienza, e afferratomi per le natiche mi strinse contro di sé. I membri strusciavano l’uno contro l’altro, e l’uno contro il ventre dell’altro. Ci contorcevamo intrecciandoci le gambe e strizzando le natiche tra le dita, nel tentativo di masturbarci contro il corpo
dell’altro.
Ci accorgemmo di Silvia solo quando fu quasi sopra di noi, massaggiando l’orifizio di entrambi con le dita coperte di vaselina.
La sentii entrare con un dito e tentai di stringere Marco ancor più forte, per sentirne il calore del corpo strofinarsi contro il glande.
Mentre il ritmo di lei aumentava nel mio ano, Marco si allontanò e si spinse più in alto rispetto a me, aprì le gambe e le richiuse
stringendosi il mio cazzo tra le cosce. Prese a muoversi velocemente masturbandomi con le gambe. Il glande mi sembrò scoppiare, stritolato tra le gambe e i testicoli gonfi. Silvia mi aprì l’ano più di quanto giá non fosse, alternando due e tre dita. Un brivido mi percorse il collo e la schiena, spinsi la lingua nella bocca di lui e ne strinsi i glutei tirandolo a me, esplodendo il seme tra le sue gambe.
Silvia smise di penetrarmi e si distese dietro di me. Marco si allontanò liberando il mio cazzo e la mia lingua, mentre Silvia mi
fece voltare verso di lei. Spinse la bocca contro la mia in un bacio profondo. Mi prese la mano portandosela tra le gambe, sulla fica umida e gonfia. Le massaggiai il clitoride senza penetrarla, mentre lei si muoveva spingendosi contro di me. Marco mi abbracciò da dietro, insinuando le gambe tra le mie.
Silvia mi afferrò il pene che aveva perso buona parte del suo turgore dopo l’orgasmo e prese a massaggiarmelo col palmo della mano, spingendolo contro il ventre.
Marco da dietro mi spinse due dita nell’ano, mentre con l’altra mano si unì a Silvia nel masturbarmi. Mentre il cazzo riprendeva vigore, percepii le mani di Marco sulle natiche. Le aprì leggermente e presto sentii la carne calda del membro puntata contro l’orifizio. Si muoveva piano, scivolando col glande sull’apertura, senza forzarla, senza spingere. Silvia allargò le gambe, portandone una sopra di me e spingendosi dentro il cazzo ormai nuovamente eretto. Marco iniziò a spingere accorgendosi dei miei gemiti. Gli umori caldi di lei circondavano il cazzo, e il calore di lui mi riempiva lentamente le viscere. Strinsi le natiche di lei contorcendomi quando Marco mi penetrò a fondo. Le sue mani raggiunsero le mie sul corpo di Silvia, che si aggrappò alla schiena di lui. Si strinsero l’uno verso l’altra, entrambi contro di me.
Il cazzo che mi premeva dietro parve spingere il mio nella fica di lei. Si rilassarono entrambi, e mi strinsero di nuovo. Aumentando il ritmo persero sincronia. Annaspavo, privo di fiato. Silvia mi baciò ancora, ma gli spasmi che salivano dalla schiena mi impedivano di muovere anche solo la lingua, mentre la sua, indiavolata mi riempiva la bocca. I colpi di entrambi si fecero più violenti, le scosse che partivano dall’ano percorrevano la carne e si tramutavano in fremiti nei testicoli. La schiena mi sembrò spezzarsi per la stretta e per gli spasmi convulsi. Un brivido che parve interminabile mi percorse dall’ano dolente fin dentro l’intestino e il
cazzo esplose nel corpo di lei. Tentai di urlarle nella bocca, mentre mi baciava, ma le sue labbra e la lingua mi toglievano il fiato. L’ano e il retto si contrassero intorno al cazzo che li invadeva, come spremendone fuori il piacere che aveva accumulato. Marco si strinse ancora più contro di me, la sua bocca mi fu sopra l’orecchio mentre veniva, respirando forte, colandomi saliva sul collo e liberando il seme caldo che sembrava corrodermi dentro. Silvia fu intrappolata dalla stretta di lui, che le spinse il mio cazzo a fondo. Reagì strattonandomi il capo con le mani, puntandomi la lingua contro il palato e gemendomi in bocca. Quando cinse i corpi di entrambi con le gambe, sembrò voler trattenere dentro sé l’orgasmo che prepotente la assaliva. Restammo stretti, l’uno dentro l’altro, stritolati dentro noi stessi, per un tempo che parve interminabile. Nessuno pronunciò parola per diversi minuti, cercando di riprendere fiato. Esausti ci addormentammo ancora intrecciati.
Marco si svegliò per primo e si affrettò a chiamarci per lasciare la stanza, per evitare di pagare l’intera notte dopo le prime quattro ore. Ci rivestimmo di corsa e li riaccompagnai a casa. Salutai Marco con un abbraccio, e Silvia mi congedò con un tenero bacio sulla guancia, come se niente fosse successo. Nell’allontanarci sorridemmo soddisfatti e imbarazzati l’uno verso l’altro. Durante il ritorno, sentii lo sperma che colava fuori dall’ano. Entrato in casa mi diressi in camera, senza nemmeno passare dal bagno. Mi spogliai e fissai gli slip sporchi dello sperma di Marco. Lo tastai con le dita, prima sullo slip, poi con la mano destra tra le cosce fino intorno all’ano, da cui colavano le ultime gocce. Mi eccitai di nuovo al pensiero di quanto accaduto. Una timida erezione si fece notare. Mi sdrai nel letto, sul fianco destro. Spinsi la mano destra dietro la schiena, e mi penetrai di nuovo con due dita, velocemente.
Con la sinistra, per la prima volta nella mia vita con la sinistra, mi masturbai…