Dopo la prima volta dove abbiamo goduto facendoci guardare da uno sconosciuto, qualcosa cambiò in noi. Non ne abbiamo più parlato apertamente, ma ognuno di noi in cuor suo rivedeva quella scena, Renzo che mi scopava ed io come una troia che mi facevo guardare da quel vecchio porco. In fondo anche se non avevamo il coraggio di dircelo, volevamo riprovare quelle stesse sensazioni. E l’occasione si presentò per caso.
La casa in cui abitiamo è composta da diversi appartamenti, tutti dati in affitto per la maggior parte a turisti in vacanza per la settimana bianca. Mentre in primavera ed in estate arrivano persone, la maggior parte anziane, per passare la stagione al fresco e lontani dal traffico e dallo smog.
Quello che vi racconto è veramente successo l’estate passata.
Il nostro appartamento si affaccia su di un piccolo giardinetto, al quale vi si accede dal balcone della cucina. Il giardino è in comune con un altro appartamento confinante con noi. A giugno arrivarono dei vicini. Li vedemmo ben presto fuori a prendere il sole. Allora, visto che anche noi uscivamo spesso, andammo a presentarci. Erano Aldo e Giovanna (nomi di fantasia) marito e moglie della provincia di Verona, lui circa 60 anni, alto e magro, con un fisico asciutto e giovanile, mentre la moglie sembrava molto più grande, abbastanza sovrappeso, contrastava nettamente col marito, che dalla bici appoggiata alla siepe, era sicuramente uno sportivo. Entrambi erano gentili e molto cortesi, ci fecero accomodare con loro a prendere un the freddo. La signora Giovanna indossava una larga veste a fiori e dei sandali aperti, mentre il marito Aldo aveva un paio di pantaloncini corti ed una camicia. Anche noi eravamo in desabiè, Renzo con un paio di pantaloncini e una t-shirt, mentre io indossavo un pantaloncino elasticizzato rosa che mi arrivava a metà coscia e una canotta sportiva bianca che faceva risaltare la mia abbronzatura perenne, che il sig. Aldo apprezzò molto, in quanto continuava a guardarmi di soppiatto, soffermandosi sulle mie grosse cosce. Ciò mi turbò un pochino, dandomi però una piacevole sensazione di calore al basso ventre. Dopo un po’, quando il sole tramontò del tutto, rientrammo ognuno a casa propria, dandoci appuntamento al giorno seguente.
Appena rientrato Renzo mi abbraccia e mi fa “complimenti! Hai fatto colpo!”
ed io ingenuamente “ma che dici? E con chi, poi?”
“Ma con il sig. Aldo! Non ti sei accorta di come ti guardava? Non ti ha staccato gli occhi di dosso, specialmente quando ti sei alzata per andarcene i suoi occhi sono rimasti incollati al tuo bellissimo culone!”
“Se proprio uno stupido!” gli dissi facendo la mossa di dargli uno schiaffo. Ma lui prendendomi la mano mi tirò a se baciandomi appassionatamente. Mi portò sul letto e si buttò su di me. Mi tolse la canotta e slacciò il reggiseno, liberando le mie tettone. Le succhiò voracemente stringendole. Scese piano ai pantaloncini, prese l’elastico e con un gesto deciso me li sfilò insieme al tanga. Tuffò la faccia sulla mia patata ficcandomi la lingua dentro. Mugolavo dal piacere contorcendomi e dimenandomi, ma lui non mi dava tregua. In un attimo si tolse la maglietta, buttandola a terra, e poi lo slip, liberando il suo cazzo già duro. Senza aspettare lo puntò sullo spacco e spinse forte facendolo entrare completamente dentro. Lo sentivo entrare ed uscire con colpi decisi, ansimavo e godevo a voce alta, conscia che dall’altro lato del muro ci fossero i vicini che potevano benissimo sentirci. Questo pensiero mi eccitava ancora di più. Renzo tirò fuori il cazzo bagnato dai miei caldi umori, mi prese le caviglie e le alzò spalancandomi le cosce, in quella posizione, con la figa completamente aperta me lo spinse di nuovo dentro riprendendo a scoparmi con foga. Sentivo le sue palle sbattermi sul culo. Stavo per venire ma volevo resistere ancora, con le mani mi martoriavo le tette, impastandole e tirandomi i capezzoli turgidi, ansimavo gridando forte il mio piacere come una vacca mentre si fa montare.
Lui venne contemporaneamente a me. Si irrigidì e contraendosi dagli spasmi mi inondò l’utero di calda sborra. Ci lasciammo cadere sudati e soddisfatti sul letto. Dopo una bella doccia consumammo una leggera cena e ci posizionammo davanti alla tv. Fuori ogni tanto si sentiva il rumore del balcone dei vicini che si apriva e Renzo disse: “Chissà chi è che esce a quest’ora? Magari è il sig. Aldo che spera di vederti!”
ed io “ma dai! Magari è la signora uscita a prendere una boccata d’ aria”
“Potresti uscire così, come sei adesso, in tanga e reggiseno, gli fai prendere un colpo, al sig. Aldo! Fai finta di uscire a prendere qualcosa, così, per caso!”
“Ma vuoi smetterla! Ma pensi che vergogna! E poi tu non saresti geloso?
“Sì, ma lui non è che ti tocca, ti guarderebbe solamente, e poi mi sembra che già ti sei fatta vedere da “qualcuno”..
“Sei sempre il solito porco! Non se ne parla nemmeno! E adesso me ne vado a letto! E ricordati di chiudere le persiane!Buonanotte!”
“Ok, ok, ma non ti arrabbiare, dicevo così per dire!”
Andai verso la camera da letto con aria seccata. Ma Renzo non aveva capito che quella discussione mi aveva turbato. Mi ero eccitata al pensiero di uscire fuori seminuda a farmi ammirare dal vicino. Chissà cosa avrebbe pensato di me? Che fosse un caso, o che l’avessi fatto apposta? E cosa avrebbe fatto? Sarebbe scappato dentro la tenda scandalizzato? oppure avrebbe continuato a guardare? magari tirandoselo fuori e masturbandosi davanti a me? L’idea mi invidiava davvero molto.
Entrai nelle lenzuola e cercai di scacciare quei pensieri. Mi addormentai presto senza neanche sentire Renzo arrivare.
Sentì un rumore, era il balcone dei vicini che si apriva. Allungai un braccio fino alla sveglia, toccai il pulsante della lucina e vidi che erano le 1.00 di notte. Mi girai. Renzo dormiva profondamente. Guardai verso la cucina e vidi una luce soffusa. “Accidenti! Ci fosse una volta che si ricorda di chiudere le persiane! E meno male che abitiamo in un paesino tranquillo!” Mi alzai svogliatamente per chiuderle. Scesi a piedi nudi, visto il caldo, senza neanche indossare la vestaglia, solo con un minuscolo tanga addosso. E non indossavo nemmeno il reggiseno, perché a letto mi dava fastidio. Ci arrivai quasi al buio, guidata dal chiarore che proveniva da fuori. In giardino c’erano due piccoli faretti per illuminare il prato. Mi avvicinai furtivamente al balcone. Fuori, a circa una decina di metri, c’era il sig. Aldo appoggiato alla staccionata. Probabilmente non riusciva a prender sonno. Indossava un pigiama chiaro, e alla luce dei fari sembrava un fantasma. Di colpo si girò verso di me. Istintivamente mi tirai indietro. Poi pensai che, essendo io al buio, lui non potesse vedermi. Mi avrebbe visto solo se avessi acceso la luce…
D’un tratto qualcosa mi scattò dentro. Il cuore cominciò a battere più forte e un calore mi pervase irradiandosi dallo stomaco e concentrandosi in mezzo alle gambe. Tornai indietro e, meccanicamente, la mia mano si portò all’interruttore. “Click!”. La luce inondò tutto abbagliandomi. Chiusi gli occhi e li aprì lentamente per riabituarli. Mi guardai. Le mie grosse tette completamente libere, sotto il piccolissimo tanga che a stento conteneva la mia figona gonfia e che dietro sprofondava in mezzo alle chiappe. Ero oscena. E terribilmente eccitante.
Con la coda dell’occhio guardai fuori. Il sig. Aldo si era mosso, sembrava che si avvicinasse piano per non essere visto. La mia figa stava colando, sentivo inzupparsi lo slip. Feci finta di niente e mi avvicinai al frigo, che si trovava di fronte al balcone, dalla parte opposta della cucina. Lo aprì dando le spalle al sig. Aldo. Sentì un impercettibile rumore di passi proprio sul pianerottolo. Era lui. Mi aveva visto seminuda e adesso stava avvicinandosi al balcone per vedermi meglio. I passi si arrestarono. Doveva essere proprio davanti al balcone, e adesso poteva vedermi bene. Il mio respiro si fece affannoso. Ero tesa ed eccitata. Sapere che dietro di me c’era quello sconosciuto signore a guardarmi il culo quasi completamente nudo mi faceva tremare dal piacere. Decisi di osare di più. Con fare calcolato mi chinai tenendo la schiena dritta. Feci finta di cercare qualcosa nel reparto basso del frigo. Sentì il tanga che mi entrava sempre più dentro le chiappe. La sottile striscia di tessuto mi premeva contro il buchino, mentre sotto tirava sulle labbra gonfie e bagnate della figa.
Immaginavo lo spettacolo a cui stava assistendo il vicino. Avrei voluto toccarmi, lì davanti a lui. Mi abbassai piegando le ginocchia, il tanga premeva sempre di più, affondandomi tra le chiappe. Così, mentre con una mano facevo finta di sistemare gli alimenti, portai l’altra sulla figa, piano piano per non farmi vedere. Scivolai dentro lo slip fino alla fessura bagnata. Premetti leggermente e sprofondai dentro col dito medio. Mi stavo sditalinando davanti al frigo, mentre fuori il vecchio vicino mi stava guardando il culo senza capire cosa stessi facendo. Quelle strana situazione mi eccitava terribilmente. Il dito entrava sempre più dentro, sentivo lo sciacquio dei miei umori, ero fradicia…mmmmhhhh…siiii sempre più dentro…hhhahaaaa…adesso un altro, li feci affondare fino alle nocche, le muovevo sempre più veloci, mi mordevo le labbra per non gridare, sì ecco stavo per venire. Venni silenziosamente per non farmi sentire. La mano si riempì di caldo liquido appiccicoso, me lo portai alla bocca, adoro assaporare il mio miele.
All’improvviso una voce.
“Elena, amore? Dove sei?” Era Renzo che mi chiamava dal letto. Mi alzai di scatto facendo saltellare le tette. Chiusi il frigo e mi voltai verso il balcone. Avevo lo slip tutto bagnato, affondava per buona parte nella figa, lasciando le grandi labbra scoperte. Vidi per un attimo un viso vicino al vetro. Solo un attimo. Poi sentì dei passi allontanarsi velocemente nella notte, mentre Renzo continuava a chiamarmi.
Spensi la luce e tornai a letto.
“Ma dove eri finita, amore?”
“Avevo sete, sono andata a ristorarmi”!
“Ah, bene, allora buonanotte” e si rigirò a dormire.
Io non riuscì a prendere sonno. Ero ancora troppo scioccata da quello che era successo. Passai il resto della notte a pensare all’eccitazione del vicino. Nei giorni a seguire non seppi resistere dal fissare, non appena mio marito si distraeva, il pacco rigonfio di Aldo.
Sarei curiosa di sapere quante seghe si è fatto pensando a me…