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Diario di un feticista

Giovedì. Caro diario, come sai è da mesi che cerco di farmi assumere come commesso in un negozio di calzature. Eureka! Oggi è stato il gran giorno: ci sono riuscito.

Venerdì. Ho cominciato subito a lavorare di gran lena. Come immaginavo si vede poco: questi collant scuri lasciano trasparire appena un biancore lontano (se le mutandine sono bianche), ma toccare i piedi mi da sempre piacere.

Sabato. Una c’è stata. La mia prima. Le ho accarezzato le dita mentre infilava la scarpa e questa si è fermata, chiedendomi poi di aiutarla. Ho subito approfittato per alzare gli occhi e ho goduto di un bel paio di cosce fasciate da collant color carne niente male. Quando ha visto che la puntavo ha stretto le gambe e se n’è andata.

Martedì. Ancora collant e collant. Ma di piedi ne palpo a volontà: siamo in tanti, evidentemente.

Giovedì. Finalmente! Le prime autoreggenti, bianche. Il piedino era un po’ grifagno, ma le cosce… Questa non ne voleva sapere di farsi guardare e ho giusto goduto di uno sprazzo di carne, ma prometteva molto. Peccato…

Sabato. Diario mio, che spettacolo!! Si è seduta una tipa in reggicalze che sarà stata un metro e ottanta, con tutto in proporzione. Uno sviluppo di gambe spettacolare mi si è spalancato davanti, all’injzio per distrazione, e mi sono beato delle più dolci mutandine nere mai viste. Ho subito portato tutti numeri sbagliati e siamo andati avanti un po’, tra sbuffi e carezze rubate al suo piedone. Questa esitava tra le mie mani, chiedendomi continuamente cosa ne pensavo, e aprendo come un mantice le gambe tra le quali mi salutava la sua carne rosa fasciata di nero. Sono subito andato in bagno a farmi una sega.

Le autoreggenti stanno aumentando per via della primavera incipiente, e le mutandine si fanno in maggioranza bianche.

Sabato. È tornata la fatona dal reggicalze. Occhio, diario mio. Appena seduta, mi ha sventolato la gonna in faccia e subito mi ha colpito un profumo inebriante di figa bagnata. Poi è rimasta così, col volto sardonico ad aspettare il solito gioco tra mani e piedi. Mi sono dato da fare parecchio, coi soliti numeri e colori sbagliati, e finalmente eccola: dalla profondità della gonna ha fatto capolino una figona nuda completamente depilata, che con l’aprirsi e il chiudersi delle cosce sembrava salutarmi con un dolce ciao ciao delle sue labbra rosa. Abbiamo giocato un bel po’, io di mani lei di gonna, toccando e mostrando. All’uscita, ha fatto i complimenti al capo per la gentilezza del personale: mi ha messo al sicuro per un po’.

Sabato. È tornata! Per me. Prova le solite scarpe sbagliate, e poi, goduta dal mio tocco sapiente attorno al suo piede, apre le cosce. Questa volta aveva una minigonna strepitosa e bastava poco a mostrarmi tutta la mercanzia. Le calze color carne salivano a fasciarne le coscione da porca fino all’inguine, da dove spuntavano dolci salamini di carne rosa a contorno della più gran vagina che abbia ma visto. Oggi giocava a far frusciare le calze spudoratamente tra loro, con un suono erotico e provocante che condiva titillandomi il palmo della mano con le dita dei piedi. La sega me la sono fatta a casa, mettendomi il reggicalze e insaponandomi bene il pene per palparmi più a lungo e più profondamente.

Sabato. È il suo giorno. Viene per giocare con me con abbigliamenti sempre diversi. Oggi indossava di nuovo il reggicalze e le calze nere, ma – perversa – si era coperta la figa con mutandine rosse. Queste però si erano avvoltolate tra le grandi labbra come fa a volte il tanga, e quindi esaltavano il turgore delle labbra vaginali penetrandovi in mezzo come una lingua. Anche i suoi giochi cambiano. Oggi ha lasciato le cosce spalancate, permettendomi di osservarla senza fine, tra un paio di scarpe e l’altro. E anche lei a un certo punto, vista la gran confusione in negozio, ha allungato il piedino sfiorandomi il cazzo, su e giù, su e giù, che quasi venivo.

Altra segona, con la figa di gomma che ho comprato da Senxual.

Sabato. Diario mio, oggi è stato il paradiso. È andata così: la mia fata è arrivata con un’amica. Ha aspettato che finissi di guardare… scusa, di servire una troietta che sotto il collant non aveva niente e ci teneva a farmelo sapere, poi si sono sedute davanti a me. La porcona ha detto: “La mia amica ha i miei stessi gusti… in tutto!” e, come per incoraggiarla, le ha appoggiato una mano sulla gamba. Questa, una bella tardona di forse 45 anni, si è aperta alla mia contemplazione senza nessun pudore: anche lei senza mutandine, aveva la figa più pelosa che abbia mai visto, una gattona nera e lunga che faceva capolino da un delizioso paio di collant aperti tipo reggicalze. Le mie mani hanno cominciato subito a dirle tutto il mio amore per quel suo strumento di piacere, titillandole quasi dito per dito il piedino piccolo e delicato. Lei rispondeva aprendo e chiudendo la gambe per farmi giungere il suo profumo di femmina in calore, e a ogni movimento dai peli neri faceva capolino il più gran clitoride che abbia mai visto: un triangolino rosa tutto da succhiare come un lecca lecca.

La fata a un certo punto ha protestato, chiedendomi di provare qualcosa. Voltatomi verso di lei, ho goduto così di uno spettacolo di furiosa provocazione: sotto la gonna non aveva niente, né calze, né reggicalze né mutandine. Nuda come Eva, apriva le cosce, accavallava le gambe, spostava la gonna, mi toccava la patta, in modo da sollevare anche il culetto e mostrarmi il taglio delle natiche. È stato un gioco frenetico a tre: ho smontato quasi mezzo negozio, palpando piedi e cavandomi gli occhi da una figa all’altra, l’una glabra e bianca nello splendore di una montagna di carne femminile, l’altra scura e ammiccante nel gioco dei suoi colori.

Adesso, mentre ti scrivo, ho il cazzo in mano e non riesco a togliermi dalla mente lo spettacolo. Il mio più grande desiderio si è esaudito.

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