Era un torrido pomeriggio estivo, di quelli in cui l’unica voglia coincide con un tuffo in mare, per provare, almeno per un istante, un po’ di refrigerio, ma non per Edoardo e Davide. Devono preparare un esame, e si trovano entrambi a casa di Edoardo, a cercare di ricordare formule matematiche ed astrusi teoremi. Ogni tanto prendono un periodo di pausa, e proprio in uno di questi, Edoardo comincia a raccontare alcune sue esperienze sessuali, incontri sfuggenti con ragazze straniere, che affollavano i numerosi locali notturni del paese; Davide seguiva con attenzione i racconti del amico, e dentro di se cominciò a sentire il cuore che cominciava a battere sempre più forte, mentre la calura estiva cominciava a metterlo in uno strano stato di eccitazione: cominciò a sentire voglia di provare quello stesso piacere intenso che l’amico asseriva di far provare alle sue amanti occasionali, voleva godere, ma il piacere che voleva provare era un piacere perverso, voleva che non fosse un semplice amplesso rubato in qualche angolo di strada, di cui vantarsi con gli amici, voleva che fosse qualcosa che al solo pensiero, perfino lui stesso avrebbe provato un moto di profonda vergogna. Davide sentiva profonda attrazione per Edoardo, un bel ragazzo, alto con un corpo asciutto, ed uno sguardo estremamente perverso, ma dentro di se aveva paura di scoprirsi troppo, oppure che l’amico potesse allontanarlo in modo definitivo lasciandolo insoddisfatto. Davide allora andò in bagno a masturbarsi violentemente, pensando di essere preso da Edoardo come una puttana, e trattato come tale. Quando finirono di studiare, Davide tornò a casa e la notte non riuscì a dormire, pensando a come fare per conquistare le attenzioni di Edoardo. Il giorno dopo si rividero per studiare, e con grande piacere da parte di Davide, i genitori di Edoardo non c’erano; intuita la situazione, Davide disse ad Edoardo: ”Dai, raccontami di come ti sei scopato quella puttanona ubriaca con quelle tette enormi dai!” Edoardo non si fece pregare, gli piaceva guardare come Davide si eccitava, pendendo dalle sue labbra, e cominciò il racconto. Dopo una decina di minuti, Davide era al massimo dell’erezione, sentiva il cazzo che premeva per uscire, e cominciò, piano piano, a sbottonarsi i pantaloncini, accarezzandosi il membro all’interno dei boxer. Non ce la faceva più, quindi decise di prendere il coraggio a due mani: ”Non ti dispiace se mi tiro una sega? Sai, non ce la faccio più, con i tuoi racconti mi sono eccitato da morire, tanto poi, siamo tra di noi no? Mica ti farai scrupoli?” Anche Edoardo si era eccitato a sentire l’amico che si degradava a tal punto da chiedergli il permesso per provare un po’ di piacere: ”Certo porco, fammi vedere il tuo cazzo, scommetto che è già in tiro…” non finì nemmeno la frase che Davide aveva già il suo randello in bella mostra, e se lo strusciava contro il palmo della mano, facendolo diventare rosso come il fuoco. Alla vista di quel membro che lui stesso aveva contribuito a far eccitare con i suoi racconti, Edoardo provò una sensazione di eccitazione senza limiti: ”Mi hai fatto venire voglia anche a me, maiale che non sei altro!” disse, mentre si abbassava i pantaloni. Adesso erano tutti e due, l’uno con lo sguardo sul cazzo dell’altro: adesso era Edoardo che fremeva. Per un paio di minuti non accadde nulla, ma dopo poco, come era intuibile, fu Edoardo a fare la prima mossa: ”Sai, io godo di più quando è qualcun altro a toccarmi tu no?” ”Certo!”, rispose l’amico che da parte sua non aspettava che questo invito. I due si avvicinarono, e cominciarono a toccarsi delicatamente; avrebbero voluto fare qualsiasi cosa, avrebbero voluto condividere quell’attimo di perversione per tutta la vita. Edoardo era curioso, fece sdraiare Davide sul letto, accarezzandogli sempre delicatamente il pisello, andando con la mano su e giù, sempre più velocemente, fin quando il suo amante non raggiunse il punto più vicino all’orgasmo: ”Eh no brutto porco! Non vorrai mica venire adesso! Ti ho voluto solo far gonfiare al massimo questo grosso randello!” e così dicendo prese il righello che aveva sulla scrivania. ”20 centimetri, un bel cefalotto! Porco, non avrei mai pensato che fosse così bello avere in pugno un bel cazzone, altro che quelle puttanelle! Scommetto che sognavi questo da un eternità eh? Confessa stronzo!” ”Si…” riuscì a dire Davide, “fammi quello che vuoi, fammi godere come una puttana, ti prego…” ”Zitto stronzo! Ti faccio solo quello che a me viene voglia di fare, capito?” e così dicendo si recò in cucina. Torno dopo pochi minuti, con in mano del ghiaccio e del burro. Cominciò a passargli il ghiaccio dappertutto: sulla cappella, sui capezzoli, sul buchetto stretto. ”Bravo così, puttanella, mettiti a pecora che ti faccio un bel favore!” Davide si girò a novanta gradi ed Edoardo gli spalmò per bene il buchetto di burro. Cominciò ad infilargli due dita, muovendogliele sapientemente nelle viscere, e nel fare questo, provò una forte eccitazione, sia per i mugolii di Davide, sia perché non aveva mai provato quanto era bello avere a che fare con un buchino stretto. Gli infilò due dita dell’altra mano e cominciò ad aprirgli l’ano sempre più dolorosamente; ”Non così, mi fai male ti prego!” ”Zitto stronzo, che vuoi che me ne freghi del tuo dolore!” e così dicendo gli piantò tutti i suoi 30 centimetri di eccitazione omosessuale nel retto. ”Così, ti piace essere cavalcato come una troia eh? Spremi, spremi stronzo, spremi il buco come per cagare, fammi sentire la merda che hai nelle viscere, si bravo così! Fammi una sega con il culo frocio!”. Sentendosi trattare così, Davide godette in un modo che non avrebbe mai pensato di poter provare, e di tutto questo era grato al suo amico/padrone. ”Si, faccio tutto quello che vuoi, ma tu, ti prego, chiavami, chiavami sempre, non lasciarmi mai, ti prego!” ”Che finocchio che sei! Non ti preoccupare, ho voglia di spanarti il culo come quello di quelle puttane dei film porno che mia madre e mio padre amano guardare in televisione; voglio che nel tuo culo possa entrare la mia mano fino al polso, brutto frocio che non sei altro! Per far questo, dovrai rimanere sotto le mie cure un sacco di tempo! Non ti preoccupare, ti chiaverò così violentemente da farti perdere il controllo dello sfintere! Ti farò prendere un sacco di cazzi, perché ho deciso che ti venderò a tutti quelli che vogliono chiavarti, e ce ne saranno, dopo che dirò a tutti quanto sei frocio!” Sentendosi trattare così, Davide cominciò a segare il cazzo di Edoardo con il culo, ancora più violentemente, portandolo vicino all’orgasmo. ”Si, stronzo, mi stai stritolando la fava nel culo!” E così dicendo, lo tirò fuori, sporco della merda che Davide aveva in pancia, dirigendolo verso la bocca del suo nuovo schiavetto “Puzza, non voglio, lavati prima!” si lamentò Davide, ma l’amico gli tirò un ceffone che gli fece girare la testa “Non era una richiesta, era un ordine, frocio!” e Davide non potè far altro che ingoiare la sua stessa merda e quel cazzone enorme che tanto aveva agoniato, e che ora gli sfondava il palato, andando su e giù nella sua bocca di novella puttana. ”Si, così troia, succhia che vengo, voglio che me lo pulisci tutto, si bravo così ahh siiiiiii, vengo vengo!!!” E così dicendo gli scaricò fiumi di sbroda dritto nell’intestino. Dopo questo favoloso amplesso andarono sotto la doccia, e si lavarono insieme, abbracciati, e questa volta anche Davide potè godere, strusciando il suo cazzo sulle gambe dell’amico, mentre questo gli infilava lo spazzolone del cesso su per il culo, incitandolo a scoparsi anche quello, ma questa è un’altra storia, che forse vi racconterò.