Questo è il racconto della mia prima pompa, premetto che il mio povero papà era figlio unico, semplicemente perché è rimasto orfano molto presto. Mia nonna era una bella donna, formosa, con un bel culo ed una gran bella boccuccia
– oggi dico bocca da pompini – quando andavo a trovarla mi accoglieva a braccia aperte con baci carezze e se c’era qualcuno si vantava del suo bel nipote è tipico delle nonne. Mi ricordo che mi stringeva al petto, aveva due tettone da sballo e mi sembrava di annegare in mezzo a quelle tettone, la tentazione era di palparle o succhiarle, ma non osavo.
Se da piccolo mi intimidivano da giovanotto mi piacevano. Girava per casa mezza nuda, non so quante volte ho visto le sue mutande che nascondevano una foresta di peli. Quando sono cresciuto mi stringeva e mi sentivo contro quelle tettone che mi facevano tirare il pisello. In casa capitano sempre dei piccoli guasti e siccome mi piaceva la meccanica, mi telefonava chiedendo aiuto.
Andavo volentieri per lustrarmi gli occhi.
Era il mese di luglio, le si era inceppata una tapparella:
“In camera mia si è bloccata la tapparella e muoio dal caldo, quando puoi vieni a sistemarla” un sabato pomeriggio ho inforcato la bici e in maglietta e calzoni corti via dalla nonna. Baci ed abbracci “ogni volta diventi più bello” le solite balle delle nonne. Indossava una vestaglietta molto colorata corta e trasparente e si vedevano reggiseno e mutandine.
I miei occhi hanno inviato un segnale inequivocabile al cazzo che si è indurito e le cosce della nonna l’hanno subito percepito. Si è allontanata un passo “diventiamo grandi” e ha dato una generosa palpatina…
L’occhio attento della nonna ha visto il bozzo crescere. Sono salito sulla scala per vedere dove la tapparella si era bloccata e con la scusa di tenermi la scala la nonna era a testa in sù. Guardavo una volta la tapparella e dieci volte le tettone, sono sceso di qualche gradino ed il mio povero fringuello è arrivato a portata di una sua mano, l’ha infilata nei calzoni toccandolo e fingendo meraviglia “stai proprio diventando un uomo, com’è bello duro e grosso” me lo smanettava lentamente socchiudendo gli occhi. Va bene che ero giovane, ma qualche pompino le ragazze me l’avevano già fatto. Ho slacciato ed abbassato i calzoncini, nonna ha fatto il resto, ha fatto saltar fuori dagli slip il cazzo e lo ammirava leccandosi le labbra. Lo smanettava con molta lentezza , più lo smanettava più si ingrossava. Gli occhi, il viso erano pronti per l’attacco. Me l’ha insalivato e scappellato da gran maestra, ma delicatamente “ho tanta voglia, lasciami fare” ed il cazzo è sparito nelle sue fauci, lo sentivo contro il suo palato, con la lingua lo tormentava, lo avvolgeva, lo succhiava con ingordigia usando le sole labbra, lo succhiava con una passione ed una frenesia. Ma voleva allungare il più possibile il suo piacere. Lo sfilava colpendo con piccoli colpetti di lingua la cappella, mi sembrava di essere in paradiso.
Faccio una piccola parentesi: Quando adesso qualche donna mi spompina, la confronto sempre con il bocchino della nonna, ne ho trovate poche così pompinare come la mia dolce nonnina…
“Ti piace? sono brava?” ma chi rispondeva, mi muovevo per farmelo spompinare e lei da gran bocchinara l’ha tirato il più a lungo possibile “ma non vieni mai? mi fa male la mandibola” le ho detto di tenere le labbra strette. Ho tenuto con le mani la sua testa ferma e muovendomi l’ho letteralmente chiavata in bocca, se andavo troppo in fondo le veniva da tossire, poi l’ha sentito pronto per sborrare, ha sbarrato gli occhi finché il mio cazzo non ce l’ha più fatta e le ha scaricato in bocca calde gocce. Era ansimante e felice, ma prima di sfilarselo dalla bocca ha fatto una pulizia accurata. Sono sceso dalla scala, mi ha abbracciato e baciato a lingua in bocca, che schifo il gusto della mia sborra, ho messo un dito nelle mutande cercando la figa, era bagnata fradicia l’ho titillata un po’ “nonna ti faccio venire” il suo viso si è illuminato, mi ha preso per mano si è sfilata le mutande, si è seduta sul letto aprendo oscenamente le gambe. Aveva una gran barba che mi faceva un po’ schifo e nascondeva la figa. Ho infilato due dita smanettandola con forza. Si muoveva per gustarsi le dita incitandomi. L’ho fatto con tutta la forza che avevo, muoveva il corpo per farsele entrare ancora di più “si, mi piace, ma fai un po’ più piano, me la sfondi tutta” tanto ho fatto sditalinato e smanacciato che è venuta con un gran rantolo e quando ho sfilato la dita si è stesa sul letto massaggiandosi la figa.
Mio padre si è insospettito di tutti questi “guasti” a casa della nonna, probabilmente conosceva bene la nonna, quindi per un po’ di tempo non ci siamo più visti, ma all’inizio del nuovo anno di università un giorno sono andato dalla nonna, mi ha accolto a braccia aperte baciandomi e le ho raccontato i sospetti del babbo. Le ho detto che mi sarebbe piaciuto fare con lei un bel 69 però doveva farsi la barba tra le gambe, ha sgranato gli occhi “non ti credevo così porcellone, piacerebbe anche a me farlo” con tutta la cautela del caso l’ho avvertita che sarei andato a casa sua un pomeriggio.
“hai fatto bene ad avvisarmi, mi faccio fare la barba così puoi leccarmela bene”
Mi sono detto che troia, chissà da chi si fa sbarbare. Appena terminate le lezioni mi sono fiondato a casa sua e, dopo i soliti baci e abbracci, mi ha preso una mano appoggiandola sulla figa e con un gran sorriso “ti piace così rasata?” sentivo le grandi labbra belle cicciose e lisce.
“Nonna non posso fermarmi molto devo studiare e se faccio tardi papà si insospettisce” mi ha preso per mano portandomi in camera da letto si è spogliata senza tanti complimenti, si è stesa sul letto facendomi vedere la figa bella depilata. Le ho chiesto chi l’aveva rasata “il mio parrucchiere” mi sono spogliato mettendomi al suo fianco, ha avvicinato la bocca al cazzo succhiandolo da gran porca. Con poche sleccate si è impennato e con un gran sospiro “beata gioventù, basta dirgli impennati che è già in tiro” me lo sono fatto succhiare per bene, poi sono salito sul letto nella posizione del 69. L’ha preso in bocca da affamata ed io mi sono dedicato alla figa baciandola e sditalinandola senza farle male come la volta precedente. Ha smesso un momento di succhiarmelo “così mi piace, mi stai facendo venire senza farmi male, vedo che migliori” vedevo la figona pulsante e ben presto si è bagnata, ma non volevo assaggiare il gusto di figa vecchia. Da come me lo succhiava stava godendo come una porca, con due dita l’ho sgrillettata fino a farla venire. Lo faceva con
gridolini rauchi e sommessi, ma l’incantesimo del primo pompino non l’ho più provato.
Dopo quella volta non abbiamo più fatto niente, ma il ricordo del primo pompino di nonna resta indelebile nella mia memoria.