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Le mie prime corna

Piena estate con un caldo che induceva a vestirsi in maniera sempre più leggera; quella mattina, prima di andare in ufficio, mi ero preparata con molta più cura del solito anche perchè il capo mi aveva telefonato il giorno prima per preannunciarmi una sua visita. Scelsi dopo diverse prove un completino intimo di pizzo bianco molto leggero, con una culotte che lasciva generosamente scoperta metà delle chiappe già ben abbronzate ed un reggiseno dello stesso tessuto con apertura anteriore che solo il fatto di indossarlo mi arrapava al pensiero di sentirmelo poi aprire. Completai l’abbigliamento con una gonna nera al ginocchio ed una camicetta di lino gialla, abbastanza trasparente ma non troppo per evitare le chiacchere del paese; tutto sommato avevo un ufficio anche pubblico dove diverse persone venivano a farsi fare pratiche di contabilità. Arrivai in ufficio alle 8:30, come tutte le mattine, ma il capo era già arrivato: ‘Buongiorno cara’ mi disse ‘ dovremmo andare a fare un salto nell’Azienda Agricola che devo vedere una cosa’ ‘ Bene’ risposi ‘andiamoci subito prima che faccia troppo caldo’. Salimmo sul suo Mercedes e partimmo per l’Azienda che era poi poco lontana, 4-5 km dall’ufficio. Durante il tragitto le solite chiacchere di circostanza e appena abbandonammo la strada asfaltata imboccando la carrareccia mi accomodai meglio sul sedile cercando di ammortizzare gli scossoni dovuti alle tante buche; quindi allargai ben bene le gambe facendo scivolare la schiena in avanti, cercando però di non far salire troppo la gonna. Lo guardavo con la coda dell’occhio durante la mia manovra e lo vidi imperturbabile anche se non aveva perso un movimento; dissi’ma che razza di caldo oggi eh?’ ed intanto slacciai un bottone della camicia dalla quale ero certa si intravvedesse una generosa porzione di reggiseno. Per tutta risposta il capo alzò di una tacca l’aria condizionata e confermò, slacciandosi anche lui un paio di bottoni della camicia. Dopo un pò arrivammo nella vecchia cascina delll’Azienda e parcheggiò sotto il grande porticato. Spense la macchina, scese, fece il giro e mi aprì galantemente la portiera dicendo ‘prego contessa’; scesi porgendogli la mano ed evitando di guardarlo negli occhi per lasciarlo libero di osservare la scollatura e le cosce, dato che nello scendere feci in modo di far salire un bel pò la gonna. Mi disse ‘ se vuoi aspettarmi qui ci metto pochissimo’, indicandomi alcune sedie di vimini intorno ad un tavolino. ‘Ok, vai tranquillo, intanto mi faccio un riposino’ scherzai. Mi sedetti allungando le gambe sulla sedia di fronte e mi rilassai proprio anche perchè c’era un venticello fresco niente male; tirai su la gonna a metà coscie aprendole ben bene e slacciai un altro bottone della camicetta, ormai aperta fin sotto il reggiseno e chiusi gli occhi facendo finta di dormire. Tornò dopo pochi minuti e tenendo gli occhi socchiusi vidi che guardava intensamente in mezzo alle gambe dove si intravvedeva il pizzo bianco; venne avanti silenziosamente e si fermò continuando ad osservarmi mentre io mi aspettavo già una carezza da qualche parte. Non che fossi paricolarmente troia, ma era un bel pezzo che mio marito usciva spesso alla sera e mi scopava frettolosamente, dava qualche botta dopo averlo infilato e mi schizzava il suo sperma sulla pancia senza lasciarmi il tempo di venire. E poi per il mio capo avevo sempre avuto un certo feeling; bell’uomo di mezza età, più vecchio di me di 15 anni (all’epoca ne avevo 27) ma per questo ancora più intrigante ai miei occhi. Dopo un pò lo sentii tossicchiare, aprii gli occhi del tutto e lo vidi che faceva finta di trafficare con le chiavi dell’auto per darmi ad intendere di non avermi guardato. Mi ricomposi con calma e al suo invito salii in macchina ripartendo per tornare in ufficio. Durante il ritorno mi chiese delle informazioni sul bilancio dell’Azienda e con questi discorsi arrivammo ad entrare. ‘Senti’ gli dissi ‘è meglio che chiuda la porta a chiave così possiamo analizzare le scritture contabili senza essere interrotti’ e così dicendo mi accostai alla porta d’ingresso, appesi fuori un cartello con la scritta ‘oggi chiuso’ e rinchiusi la porta facendo scattare la serratura. Lui nel frattempo si era messo seduto alla scrivania sulla mia poltrona ed intanto incominciava a guardare dei documenti. Mi avvicinai e lo affiancai per indicargli alcuni numeri e commentarli insieme; dopo un pò mi appoggiai con i gomiti alla scrivania mettendomi così proprio alla pecorina, sempre discutendo di contabilità. Ad un certo punto vidi la sua mano sparire sotto la scrivania ed un attimo dopo, quasi casualmente, lo sentii sfiorarmi il ginocchio; rimasi imperturbabile ma mi assestai meglio sui gomiti sporgendo ancor di più il culo e avvicinandomi a lui. Iniziò ad acarezzarmi la gamba con molta delicatezza e cautela ed io per tutta risposta mi avvicinai ancor di più, ormai gli ero attaccata. Continuavamo a discutere di lavoro facendo finta di niente, lui adesso mi accarezzava tutta la parte posteriore della gamba risalendo ogni volta di più e iniziando a palpare l’inizio del culo; sempre parlando, senza spostarmi, mi sbottonai la camicetta, lentamente, bottone dopo bottone, sotto il suo sguardo appannato dalla libidine. Arrivò con la mano a accarezzare il culo girando ben bene intorno alla coscia, toccando tutto il culo con la mano e strisciando la gnocca delicatamente più volte, fino ad insinuare il dito medio sotto il bordo delle mutande, prendendo i miei umori perchè ero bagnata fradicia dal buco e stendendoli sul clitoride, facendomi un massaggio che mi mandava in estasi. Ero sempre di più stesa alla pecorina sulla scrivania quando lui si spostò appena alzandomi la gonna del tutto, continuando a masturbarmi e iniziando a baciare e mordicchiare le chiappe. Io ero in paradiso al tocco delle sue dita che continuavano a sfregarmi la gnocca ed il clitoride, tenendo appena spostate le mutandine ma senza toglierle. Si alzò bruscamente dalla sedia slacciandosi in fretta e furia la cintura e abbassando gli slip, tirando fuori un cazzone nodoso con una cappella che mi impressionò per la grossezza; mi allargò ancor di più le gambe mettendosi dietro di me e iniziando a puntarmi quella magnifica cappella nella figa già molto bagnata. Infatti lo infilò lentamente con molto garbo ma io ero in calore, spinsi il culo indietro e me lo infilai di colpo fino in fondo. ‘Lo voglio tutto dentro’ gli sussurrai e lui non si fece pregare, iniziando a dare dei colpi che mi facevano sentire la sua cappella fino in fondo alla figa. Mi abbracciò da dietro tirandomi fuori le tette dal reggiseno, senza slacciarlo, palpandole con forza e pizzicandomi gentilmente i capezzoli sempre più duri. Non potevo resistere ad un trattamento del genere, i miei sospiri ed i miei gemiti erano sempre più frequenti ed infine venni contraendo di brutto le pareti della figa; venne anche lui appena dopo di me e sentii i suoi schizzi di sperma dentro, il porco mi aveva preso in parola quando gli dicevo di non fermarsi e mi riempì del tutto la figa, ne aveva una quantità impressionante. Il tempo di tirarlo fuori che gli dissi ‘ cazzo, mi sei venuto dentro ma io non prendo la pillola !’ rimase interdetto un pò e poi disse ‘bè, quando sei a casa ti fai scopare da tuo marito e gli dici di venirti dentro, così se rimani incinta non c’è problema…’ Mi lasciò perplessa ma comunque ci andammo a rinfrescare in bagno e poi dopo un abbraccio andò via. Arrivai a casa un pò scossa dall’esperienza ma molto felice di averla fatta, preparai la cena intanto che mio marito si faceva la doccia, mangiammo e dopo un pò andammo a letto. Misi un body di pizzo che sapevo lo faceva arrapare di brutto e infatti mi saltò addosso e dopo una veloce leccata di figa iniziò a scoparmi con foga. Come al solito però era stato molto frettoloso ed io ero ancora indietro che lo sentii aumentare il ritmo delle spinte ansimando ‘ Amore’ gli sussurrai’ schizzami dentro, riempimi tutta ‘ , e gli incrociai le gambe sulla schiena tenendomelo ancora più attaccato. Queste parole ed il gesto lo eccitarono ancora di più ed infatti appena dopo venne, riempiendomi la figa del suo sperma. Questa fu la conclusione della prima volta che gli ho messo le corna, per fortuna non sono rimasta incinta di nessuno dei due ed ho iniziato a prendere la pillola continuando a fargli un sacco di corna, sempre con molta discrezione. Adesso sono stanca e vado a dormire ma la prossima volta vi racconto della prima volta che mi hanno inculato. Vi dico solo un particolare, il montone mi stava trombando alla pecorina ma sentivo che stava lubrificandomi di saliva il buco del culo ‘non ci provare’ gli dissi’ non mi incula neanche mio marito’ ‘amore’ rispose’ io non sono tuo marito’ e così dicendo lo estrasse dalla figa piantandomelo di brutto nel culo facendomi un male pazzesco. In seguito ho iiziato a godere anche col culo, ma all’inizio è stata dura…
Ciao a tutti

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