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In aeroporto

Finalmente le tanto sospirate ferie per Leo erano arrivate. Leo era un ragazzo di circa 30 che aveva scoperto la propria omosessualità, o ancora meglio, l’aveva accetta un po’ tardi. Come ogni ragazzo aveva avuto qualche storiella con qualche ragazza, ma niente sesso. Di questo Leo ne soffriva ed entrato in quel mondo a lui sconosciuto ma che lo eccitava, cominciò la sua ricerca, cercando nuovi amici con la speranza di conoscere qualcuno, ma invano. Leo era allettante, e sia ragazze che ragazzi lo notavano, ma nessuno arrivava al dunque Leo pur avendo 30 anni ne mostrava di meno, non più di 25: spalle larghe, bei pettorali costruiti in palestra, glabro, biondo e occhi castani ciglia lunghe che evidenziavano il suo sguardo da bravo ragazzo.
La prima volta di Leo si presentò quando aspettando l’aereo per andare in vacanza incontrò un ragazzo di circa 26 anni. Il suo nome era Beppe, alto 1,75, fisico asciutto, pelle olivastra occhi verdi capelli castani lunghi fino alla spalla ed ondulati. Indossava una maglia aderente e semi trasparente nera che lasciava intravedere il luccichio del piercing al capezzolo destro, e pinocchietto a ¾ bianco di lino, che gli misuravano il bel culetto sodo e il pacco che non sembrava niente male anzi.
L’incontro fu casuale, ma fortunato perché mentre Beppe depositava le valige, una cadde aprendosi e svuotandosi del tutto. Leo gentile ed educato accorse in aiuto del ragazzo dicendogli: non preoccuparti può capitare. Il mio nome e Leo e il tuo? Il ragazzo alzandosi e fissando Leo diritto negli occhi quasi ipnotizzandolo gli rispose: Ciao grazie, il mio nome è Beppe. Era un po’ incavolato per via della valigia ma l’aiuto di Leo lo tranquillizzò anche perché il tutto venne risistemano velocemente.
Mancava ancora un ora e mezza alla partenza e visto il caldo afoso, Leo propose a Beppe di andare al bar a bere qualcosa. Beppe accettò, ma insistette dicendo che sarebbe stato lui ad offrire. Leo e Beppe si sedettero ad un tavolo ed ordinarono entrambi una coca cola con limone senza ghiaccio.
Parlarono del più e del meno: Beppe disse che era stato scelto per una vacanza-studio (studiava lingue) in Spagna, mentre Leo aveva deciso di rivisitare Granada e tutta l’Andalusia già visitata durante la gita scolastica liceale.
Bevvero la coca e mangiarono un gelato. Leo fissava Beppe, mentre con la sua lingua rossa leccava il gelato cioccolata e panna portandolo nella sua bocca adorna di due labbra carnose e color fragola. Lo fissò talmente a lungo che il gelato che lui mangiava si sciolse cadendogli addosso, proprio nella patta: anche Leo indossava pantaloni di lino ma neri ed una camicia semitrasparente bianca. Fu Beppe a fargli notare l’accaduto e nell’imbarazzo completo Leo disse che sarebbe andato in bagno a cercare di rimediare. Leo andò e mentre con un fazzolettino si puliva senti la porta principale aprirsi: sperava che fosse Beppe e che magari fosse lui a pulirlo, invece entrarono altre due persone che per nulla lo avrebbero consolato.
Appena finito, Leo pensò che prima di salire in aereo era meglio svuotarsi un po’ per cui entrò in un bagno, chiudendo la porta senza lucchetto perché rotto. Sembrava che ne avesse a litri e mentre si svuotava sentì nuovamente la porta principale riaprirsi. Sentì dei passi e qualcuno lavarsi le mani. Poi silenzio. Leo non sentì più nulla fino a quando capì che qualcuno stava aprendo una dietro l’altra le porte del bagno. Leo ebbe un po’ di paura non sapendo chi fosse e non potendo assicurare la porta. Quando l’individuo giunse dinanzi alla porta dove Leo si trovava rimase fermo per un po’ cercando di capire chi vi fosse dentro, poi lentamente apri la porta. Leo era rimasto col proprio cazzo in mano, un cazzo di dimensioni normali, ma con una lunga grossa vena che lo attraversava e con una cappella lucida. La porta si aprì del tutto: era Beppe che senza dire parola si posò un dito fra le labbra suggerendo a Leo di stare zitto. Il cuore di Leo batteva fortissimo, non sapeva cosa fare se andare via o chiedere spiegazioni, ma mentre il suo cervello analizzava l’evento, Beppe entrò nel bagno e chiude la porta appoggiandosi contro di essa. I suoi occhi luccicavano di una strana luce, mentre con la mano sinistra si toccava il capezzolo destro tirando ogni tanto il piercing e con la destra si toccava quel cazzo che di primo acchito superava i 20 centimetri. La conferma non tardò, proprio perché Beppe tirò fuori il suo uccello che davanti agli occhi di Leo misurò circa 23 centimetri, un uccello nodoso diritto (quello di Leo pendeva un po’ a destra) scuro quasi nero. Leo chiese a mezza voce e quasi tremante: Beppe scusami ma che significa questo? Beppe rispose: significa che ti ho osservato, mentre mi guardavi mangiare il gelato, e a dire il vero ti ho notato anche quando mi hai aiutato a riaggiustare la valigia. Leo da quanto ho capito sei un bravo ragazzo e come me ti piacciono i bei ragazzi. Leo rimase di stucco non sapeva che dire; le uniche parole che uscirono dalla sua bocca furono: Beppe fai piano sono ancora vergine. All’udire tali parole gli occhi di Beppe brillarono ancora di più, osservando Leo come un rapace che ha avvistato la sua preda succulenta. Poi con molta dolcezza Beppe tranquillizzò Leo dicendo: Non preoccuparti Leo, sarà bellissimo.
Beppe invitò Leo a toccare il suo cazzo a scrutarlo e studiarlo; Leo un po’ esitante eseguì. Si accorse che il cazzo di Beppe pulsava e che anche il suo aveva una grossa vena laterale che si rigonfiava sempre di più ogni qual volta lo accarezzava. Dopo un po’ mentre ansimava dal piacere, Beppe disse: se vuoi puoi baciarlo. Leo si abbassò e quasi tentennante appoggiò le labbra sul cazzo di Beppe: ne sentì il calore e l’odore. Quasi inebriato senza alcun suggerimento Leo cominciò a giocare col cazzo di Beppe così come i numerosi film gay che aveva visto gli avevano insegnato: lo martellò con la lingua dal basso verso l’alto per un paio di volte. Beppe ansimava mentre la lingua di Leo studiava il suo cazzo e poi senza alcun preavviso fu la volta della cappella: Leo cominciò a frustarla con la lingua e dietro tali dolci frustate la cappella si rigonfiava sempre più e Beppe lanciava grossi respiri. Beppe disse: meno male che è la prima volta, non ci credo proprio, sembri del mestiere. La cosa turbò un po’ Leo, ma continuò nel suo gioco finché Beppe chiese a Leo di girarsi. Leo si girò e dietro invito di Beppe si abbassò leggermente appoggiando le mani al muro. Beppe slacciò i pantaloni di lino e abbassò anche le slip di Leo che mostrarono un culetto niente male: sodo depilato più bianco rispetto alla pelle un po’ più abbronzata delle gambe e della schiena. Beppe si abbassò cominciando a lavorare il buco del culo di Leo con la lingua; lo inumidì e dopo due colpi disse: cazzo hai ragione il tuo buco è proprio stretto!! E subito dopo: Non preoccuparti non ti farò male, dimmi tu se devo continuare o fermarmi. Beppe continuò ad inumidire l’entrata inesplorata di Leo che ansimava e si contorceva dal piacere. Poi un attimo di pausa: Beppe si era fermato e Leo intuì che Beppe si stava preparando ad incularlo. Sentì il cazzo duro di Beppe strofinarsi nel buco del culo con movimenti precisi e lenti, poi Beppe inumidì il medio della mano destra portandolo alla bocca di Leo che lo succhiò avidamente e lo introdusse lentamente nel culo di Leo che fece un piccolo sussulto. Po a poco a poco iniziò a penetrarlo, dapprima la punta un po’ per volta e poi la riusciva. Il giochino durò un po’ e quando Beppe capì che lo sfintere di Leo oramai era rilassato cominciò a penetrarlo: Inspira quando te lo dico io, inspira lentamente, bravo così. Leo impazziva, la testa gli scoppiava, voleva gridare ma il suo era un dolore misto a piacere e il piacere cresceva finché con un unico colpo di reni Beppe entrò il suo cazzo nel culo di Leo che emise un gemito pieno di piacere.
Una lacrima solcò il viso di Leo, una lacrima che testimoniava la perdita della verginità. Beppe chiese se potesse continuare e Leo rispose con fermezza: devi continuare e non fermarti neanche se impazzissi o te lo chiedessi. Beppe cominciò allora con un gioco di bacino lento e calibrato a tirare fuori il suo cazzo dal culo di Leo fino alla cappella e poi di nuovo lentamente lo respingeva fino in fondo. Avanti e indietro il respiro di Leo seguiva il ritmo di Beppe poi questi cominciò più velocemente. Leo non capì più nulla: inondato di piacere sperava che quello non fosse uno dei suoi tanti sogni erotici. Staccando la mano destra dal muro si diete una toccata al cazzo e lo strizzò un po’: era vero tutto era vero e lui non era più vergine. Sentiva il cazzo enorme di Beppe entrare ed uscire dal suo corpo misurandone la lunghezza e lo spessore: lo sentiva fino allo stomaco e la cosa gli arrecava un enorme piacere.
Beppe continuava alternando dolci parole sussurrate a piccoli morsetti all’orecchio. Poi il ritmo divenne più veloce e Leo capì che Beppe stava per venire, mentre si masturbava con più vigore.
Beppe allora rallentò e chiese a Leo: lo vuoi? Leo era talmente inebriato da quello che oramai da sogno era diventato realtà che pensò velocemente “Che il sogno si completi”, e disse: lo voglio tutto. Beppe allora tirò fuori il suo cazzo dal culo di Leo che ora lo sentiva di più era un po’ dolorante ma pieno di goduria. Leo si girò, si abbassò e cominciò ad ingoiare quel cazzo enorme fino alla gola: una due tre pompate ed ecco un fiume di sborra calda e dolcissima inondò la bocca di Leo che quasi soffocava. Leo ingoiò una e due volte dietro gli abbondanti zampilli di Beppe, che aveva goduto in maniera smisurata. Leo pulì accuratamente il cazzo di Beppe senza tralasciare alcuna goccia di seme caldo e candido: infilò la punta della lingua dentro la fessura del cazzo di Beppe e poi aspirò cercando di cogliere anche la sborra rimasta nei coglioni di Beppe. Era accaduta la sua prima volta e che prima volta: con un ragazzo bellissimo, al di là dei suoi sogni.
Ma il gioco non era terminato: Leo aveva iniziato nuovamente a masturbarsi, ma Beppe lo bloccò: vista l’ora non c’era tempo per una scopata, ma Beppe rimediò ingoiando il cazzo di Leo. Leo perse quasi i sensi per quella sensazione che gli prosciugava ogni energia e anche l’anima. Beppe era bravo, succhiava leccava e risucchiava finché anche Leo sborrò come non mai: sborra calda densa e dolce riempì la bocca di Beppe che si trattenne dall’ingoiarla. Leo pensò: forse non ha un buon sapore e la vuole buttare, invece Beppe avvicinò la sua bocca a quella di Leo ancora sporca della sua sborra e cominciò a baciarlo scambiando e mescolando le due ondate di sborra. Beppe e Leo si baciarono a lungo finché non sentirono l’annuncio del volo. Si sistemarono velocemente, e si imbarcarono. Sedettero l’uno accanto all’altro e scoprirono che avrebbero alloggiato nello stesso hotel. La felicità li ricolmo e iniziarono a progettare quella che per entrambi sarebbe stata una vacanza indimenticabile, ma questa è un’altra storia.

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