La massima esperienza sessuale per Paola, fino ai diciotto anni era stato stringere il cuscino tra le gambe, serrarle forte e contemporaneamente strattonare il cuscino, con forza e violenza, a ritmo, e di tanto in tanto premerselo verso il basso con una mano. Non aveva mai raggiunto l’orgasmo in questo modo, ma era una pratica comunque molto piacevole. Spesso in quel mentre, fantasticava una passionale intimità col principe azzurro, che aveva sempre sognato e desiderato, ma mai incontrato. L’educazione che Paola aveva ricevuto, in materia sessuale era austera e severa; ipotizzava infatti di aver rapporti sessuali solo da sposata. Non la chiamava mai per nome la vagina, ma spesso “natura” o “cosina”.
Guai a nominare il pene o pensare di giocarci; lo considerava l’organo col quale i maschi fanno pipì, quindi potenzialmente sporco, e danni…. come le gravidanze indesiderate! Il suo corpo, con un tanta perseveranza, un ragazzo lo avrebbe potuto esplorare solo dalla vita in su…. Quindi parlando da maschio, c’era il bel viso e due tette della quinta taglia sulle quali concentrarsi! Sapeva che la “natura” serviva a fare dei figli e anche per il piacere, ma sapeva che a diciotto anni fare “certe cose” era immorale, e peccato, e… avrebbe dato dispiacere ai genitori. Così, per l’educazione, per fare quello che volevano i genitori, per i commenti della gente del paese, lei era obbligata a inibire sani impulsi sessuali, a reprimerli autoconvincendosi, talvolta, che non stava bene concedersi ai ragazzi.
Per Paola era diventato un chiodo fisso: le amiche iniziavano ad evitarla mentre si raccontavano come era andata con quello o con l’altro…
Si consolava fantasticando su quello che avrebbe provato quando avesse colto l’attimo e ancora, quando diceva male di quelle amiche che pomiciavano col primo che capitava!
Un giorno di Luglio, andando al mare col ragazzo col quale aveva iniziato una relazione seria, capitava , complice la temperatura estiva e gli ormoni, che i due, appartati in mezzo alla vegetazione, dopo le prime effusioni, per la prima volta e senza resistenza Luca gliela baciasse. Lei aveva acconsentito, malgrado la preoccupazione di non essere perfettamente pulita….. questo bacio era stato l’inizio della esplorazione di tutto il resto del corpo, assolutamente molto gradita da Paola. Quindi le prime carezze con le mani, fasi di petting pesante, in particolare quando senza penetrazione Luca si muoveva sulla sua donna, giungendo ad orgasmi, anche multipli. Ah!! che bel capitolo quello delle godute intense, dove Paola provava senso di colpa per le “cose sporche” che faceva, ma si sentiva il corpo che le vibrava intensamente, l’eccitazione che aumentava assieme al respiro, al battito cardiaco, e al sudore, al piacere, tanto che si dimenticava della colpa! Quando era in intimità col suo Luca, Paola lo afferrava con tutta la forza, arrivando ad artigliarlo con le unghie sulle sue natiche, o sulla schiena, per garantirsi la giusta pressione e che il ritmo non cessasse.
Ormai il senso di colpa svaniva come la neve al sole, e inversamente aumentava il desiderio di sperimentare e semplicemente di godere: arrivava a dire tante falsità ai genitori, per crearsi alibi per incontrarsi con Luca, per provare quello che le amiche dicevano di aver fatto col proprio ragazzo. Un pomeriggio, complice l’eccitazione alle stelle Paola, dopo i preliminari, attendeva Luca che era in bagno; uscito con i pantaloni sbottonati, ma con l’attrezzo pronto all’uso, vedeva Paola non come l’aveva lasciata, ma in posa inequivocabilmente provocatrice…. a pecorina, come sempre sognata, e mai provata! Era un segnale, probabilmente era pronta…. e lo stava provocando! Così nell’uscire dal bagno la sorpresa era tanta che i pantaloni gli cadevano a terra e nel goffo tentativo di raggiungerla inciampava in quello che era un groviglio di indumenti, tappeto e asciugamano, sbattendo il mento sul pavimento.
La conseguente copiosa emorragia tamponata con successo, permetteva ai due di riprendere da dove erano arrivati, calati totalmente i pantaloni, tolti i calzini e i boxer, la Lacoste, con la sinistra si manteneva un impacco di ghiaccio e con la destra, con l’aiuto di Paola, francamente in certe faccende non molto pratica… tentava di infilarsi un profilattico.
Dopo averne resi inutilizzabili due, per pura incompetenza, avendoli lacerati inavvertitamente, al terzo tentativo il pene di Luca esplodeva in una rigogliosa eiaculazione, dall’apparenza interminabile, causata dai movimenti incerti, ma graditi delle mani di Paola! Il reciproco imbarazzo, la crisi della risata ormai era innescata, le tecniche da affinare per calzare il profilattico, il ghiaccio sul mento, il pensiero che non fosse giornata per iniziare con la penetrazione “se tanto mi da tanto…”temendo il peggio, quel pomeriggio non si sarebbe consumata “la prima volta”…