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Cazzi da maneggio

Quando non ho impegni vado a cavalcare, trascorrendo la mattinata al Centro Ippico che è situato in periferia. Una domenica mattina, di buon’ora mi recai al centro ippico. L’interno era in penombra, con una temperatura confortevole, e nonostante l’aria fosse comunque caratterizzata da un tono pungente, dovuto alla presenza degli animali, la cura e la pulizia con cui gli stessi venivano tenuti non la rendeva irrespirabile: non era un aroma fastidioso, pur essendo consapevoli della sua presenza: più che un odore, era un profumo di selvatico, di animale, non del tutto sgradevole.
Il mio solito appuntamento si avvicinava.

Mi diressi verso il fondo e in breve mi ritrovai nuda, a 4 zampe sulla paglia, con due uomini, nudi anche loro, che mi stavano di fronte, con i loro cazzi in potente erezione, avvicinati alla mia bocca. A turno, lentamente, mi infilavano il cazzo in bocca, facendoselo leccare, lasciandolo scorrere sino alla radice nella mia bocca , per poi toglierlo e far posto all’altro, che eseguiva lo stesso percorso, con la stessa lentezza. Ad occhi chiusi, lasciavo che i due cazzi, alternativamente, penetrassero fra le mie labbra, arrivassero alla mia gola e tornassero indietro, per ripartire da capo. Le mie mani erano in mezzo alle mie gambe aperte e mi stavo furiosamente sditalinando, gemendo fortemente, eccitanta dai commenti…
– Succhia, troia – diceva uno, e l’altro
– Ti piace prenderlo in bocca, eh? Puttana –
– Pompinara – proseguiva il primo, e così via, in una serie di termini osceni ed offensivi. Ad un certo punto, smettendo per un attimo il lento
pompino che stavo facendo, ma continuando con entrambe le mani una altrettanto lenta ed esperta sega ai due, dissi – Sì sono una troia pompinara, mi piace il cazzo, mi piace prenderlo in bocca e farmi sborrare addosso, lo faccio anche all’università, ai miei compagni di facoltà, una volta l’ho fatto anche a lezione, ero in fondo all’aula, il ragazzo vicino a me si è sbottonato i jeans, me l’ha fatto vedere, ed io mi sono messa tra le sue gambe sotto il banco e gliel’ho preso in bocca finchè non mi ha sborrato in gola – mi stavo inventando l’episodio per eccitare i due maschi, i quali infatti ripresero ad infilarmi i cazzi nella bocca, aumentando il ritmo, quasi a volermi scopare la bocca, spingendo forte quando arrivavano in gola con le loro cappelle. Ad un certo punto uno dei due mi disse – Vado a prenderti il tuo amante preferito – e si allontanò uscendo dallo stallo, mentre l’altro, a quelle parole, si era sfilato dalla mia bocca, e si era inginocchiato sulla paglia accanto a me, continuando ad accarezzarmi le tette e la fica con le mani. Avevo chiuso gli occhi ed ero in preda ad un quasi orgasmo, ogni volta che le mani dell’uomo mi passavano sulle tette avevo un brivido, mi passavo la lingua sulle labbra sentendomi una gran troia.

Dopo pochi momenti l’uomo rientrò portando con sé, alla cavezza, un magnifico stallone, uno splendido animale. Avevo aperto gli occhi, e mi ero rimessa in piedi, avvicinandomi al cavallo. L’animale abbassò la testa, e la portò all’altezza dei miei grossi seni, quasi a volerli fiutare, poi aprì la bocca e diede una leccata, con la sua lingua lunga e spessa. -Ti ha riconosciuto, troia- rise l’uomo che era rimasto in ginocchio sulla paglia. Quasi a confermare quelle parole, il cavallo abbassò la testa e diede una fiutata alla mia fica liscia, sbuffando quasi di approvazione. Mi portai di lato al cavallo, ed iniziai ad accarezzare il petto dell’animale, facendo scorrere la mano sul pelo lucido, mentre l’animale, come se già
sapesse quello che doveva succedere, sembrava tremare di piacere. La mia mano scese verso il ventre del cavallo e sotto l’effetto di quella stimolazione dal ventre dell’animale uscì il suo organo sessuale: un cazzo enorme, di una quarantina di centimetri, chiazzato di bianco e nero, che quasi sfiorava il pavimento. Con mano sicura, iniziai ad accarezzarlo, movendo la mano lungo quell’asta di carne che si agitava, mentre i due uomini mi guardavano affascinati.
Nuda, con le tette al vento, i capezzoli eretti, il culo a mandolino, le gambe semiaperte, tra le quali era finita l’altra mia mano, i capelli scuri tagliati all’altezza del collo, gli occhi verdi lucidi per il godimento, con in mano il cazzo del cavallo a cui continuavo a fare una gran sega, ero uno spettacolo da mozzare il fiato, tanto che entrambi si stavano furiosamente segando. Lentamente, mentre continuavo a segare quel cazzo maestoso, mi inginocchiai, proprio al di sotto del glande del cavallo, ed avvicinai la sua bocca al cazzo, aprendola al massimo. Le mie labbra avvolsero, per quanto possibile, la punta di quel cazzo, e le mie mani lo spinsero all’interno delle mie labbra, per poi iniziare un lento andirivieni della bocca sui primi dieci centimetri di quel cazzo: di più non ci entrava. Alternavo queste potenti pompate, che facevo con un risucchio proprio da troia, con
leccate su tutto quel palo, da cima a fondo, ed arrivai a leccare le palle del cavallo, per poi tornare a ripiazzarmelo in bocca, riprendendo a spompinarlo.

I due uomini si avvicinarono a me, staccandomi dall’animale. Uno si sdraiò a terra, sotto il ventre del cavallo, e mi ordinò di mettermi su di lui, infilandomi, mentre mi sistemavo, il cazzo nella figa ormai sgocciolante di eccitazione, infatti il cazzo scivolò nella fighetta con facilità, L’altro si piazzò dietro di me, e dopo avermi sfregato una mano sulle grandi labbra ancora umide, mi umettò il buco del culo, introducendo un dito, per poi sostituirlo con il suo cazzo, che riuscì ad introdursi abbastanza agevolmente nel mio culetto voglioso. Scopata ed inculata a tempo, mi sentivo terribilmente troia. I due cazzi mi martellavano all’unisono, sbattendomi da quella vera troia che ero. Alzai la mano quel tanto che bastava per portarmi il cazzo del cavallo alla bocca e riprendere il mio pompino, accelerato dai godimenti che la mia fica ed il mio culo, invasi dai due stantuffi di carne, mi provocavano.
La mia bocca era una vera e propria ventosa, una idrovora che succhiava quel cazzo animale forsennatamente, mentre la mia mano lo guidava fra le labbra.

I due maschi acceleravano, erano quasi pronti a godere, e si staccarono, uscendo dalla fica e dal culo, mentre continuavo a spompinare il cavallo, prossimo a godere anche lui. Accelerai il ritmo, mentre i due si stavano segando davanti alla mia faccia, aprendo la bocca, ed improvvisamente un fiume di sperma animale mi inondò il viso, le tette, le gambe, le labbra, in parte lo ingoiavo ed in parte lo lasciavo scorrere sul mio corpo. Voltai il viso verso i due cazzi umani che stavano per esplodere, e bastò che passassi la lingua sulle due cappelle per essere nuovamente investita da una
serie di schizzi in faccia ed in bocca, che in parte bevvi avidamente. Poi ripulii per bene i due cazzi, leccandoli e prendendoli in bocca, finché anche l’ultima gocciolina di sborra fu ripulita alla perfezione.

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