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Crociera sudamericana dei primi novecento

“Lei mi insegnerà ad avere fantasie?” chiese a Roland.
Questi scoppiò a ridere.
“Le fantasie sono dentro di te; non le hai ancora identificate. Sono sicuro che una grande parte della tua sensualità non è mai stata sollecitata”.
“Lei la risveglierà?” chiese Jade, stringendoglisi teneramente contro.
“Puoi darmi del tu, sai?”.
“Preferisco il ‘lei’. La rende più misterioso, più lontano. Così ogni volta che mi tocca è come se fosse la prima”.
“Bè, questo giochetto, questo di darmi del lei, è una fantasia”.
Dopo che fu servito il pasto, la notte calò molto in fretta. Roland prese una rivista e Jade si alzò per andare alla toletta. Quando ne uscì l’uomo d’affari aspettava in piedi sul corridoio. Benché fosse corpulento e piuttosto calvo, la pelle compatta e liscia e la bocca carnosa gli conferivano un certo fascino. Jade gli sorrise.
“Va in Perù?”, le chiese lui.
“No, mi fermo nel Costa Rica. E lei?”.
“Sono peruviano, abito a Lima. Lei parla spagnolo?”.
“No, solo inglese”.
In quel momento l’hostess passò nel corridoio e Jade si premette più del dovuto contro il peruviano. Le parve di avvertire un’erezione. Ad un tratto le uscirono dalle labbra parole che non avrebbe mai creduto di potere rivolgere a uno sconosciuto.
“Hai voglia di me?”.
L’uomo tese le braccia verso la sua vita e la palpeggiò nervosamente.
“Dillo se hai voglia”, ripeté lei.
“Molta voglia”.
Jade riaprì la porta che aveva appena chiuso e attirò il peruviano nella toeletta. Lui la abbracciò, le infilò la mano sotto il vestito e strappò gli slip di seta che caddero a terra; poi si aprì la patta e la penetrò.
Jade rimase immobile mentre il sesso le si muoveva dentro, e pensò a Ronald. Gli avrebbe detto del respiro ansante dello sconosciuto, delle gocce di sudore che gli colavano sul volto, del movimento sussultante dei suoi fianchi.
Il desiderio dell’uomo che ora la stava possedendo avrebbe attizzato quello di Roland. Lo sconosciuto emise un grugnito da boscaiolo e godette. Si riallacciò i pantaloni senza dire una parola e se ne andò immediatamente.
Jade ritornò al suo posto, quasi più eccitata di quanto non lo fosse prima di darsi all’uomo d’affari. Roland, che stava ancora leggendo, le posò teneramente una mano sulla coscia. Lei la prese e se la fece scivolare fino sopra il clitoride turgido. Roland alzò gli occhi.
“Stiamo diventando molto impudichi”, disse scherzosamente. “E dove mai Jade ha perso le sue mutandine?”.
Jade gli porse il triangolino di seta lacerata, e gli indicò l’uomo d’affari che stava fissando risolutamente il sedile davanti a sé.
“Fai presto a imparare”, commentò Roland.
Mentre lei gli raccontava la sua avventura, Roland le sollevò la gonna e scoprì il pube rasato. Jade sapeva che, nonostante l’aria distaccata, il peruviano vedeva tutto con la coda dell’occhio. Roland infilò l’indice nella fenditura ancora piena dello sperma dello sconosciuto, e gliela accarezzò delicatamente, sfiorandola appena. Jade si arcuò, restando in silenzio.
“Continua a parlare”, le ordinò Roland, “dammi dei particolari. Come era il suo sesso?”.
“Grosso e corto”, balbettò Jade, premendo il bacino contro la mano di Roland. “Si muoveva appena dentro di me. Ha goduto quasi subito”.
“E tu?”.
“Io non ho goduto. Mi accarezzi più forte, per favore”

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