Mio marito ed io decidemmo di avvalerci della collaborazione di un nuovo domestico in sostituzione di quello che ci aveva appena lasciati per ritornare al proprio paese d’origine. L’agenzia presso cui ci eravamo già precedentemente rivolti, dopo alcuni giorni di attesa, con soddisfazione ci inviò subito un altro extracomunitario rispondente ai requisiti richiesti.
Questi si rivelò subito un ottimo collaboratore domestico, attento e preciso, ma sopratutto colto, cosa rara per quelle persone che avevo sempre distaccatamente giudicato solo in funzione dei servigi che potevano svolgere.
Quasi senza rendermene conto iniziai a considerarlo anche come individuo, scoprendo con mia grande sorpresa di trovarlo gradevole anche come persona. Non mi ero mai sentita particolarmente attratta dagli uomini di colore, sicuramente per reconditi pregiudizi razziali; certo che quell’uomo era indubbiamente un ottimo esemplare della sua razza, come mi era stato fatto notare da qualche mia amica, decisamente attratta più di me da quel genere di passioni. Lentamente scoprii in lui altri aspetti sino a quel momento a me ignoti, sia nella capacità di porgersi con estrema discrezione che con modi che non gli avrei mai attribuito.
Giorno dopo giorno lo apprezzavo sempre di più, e non potevo nascondere a me stessa di avvertire quelle sensazioni di inspiegabile curiosità, pur rifiutando la sola ipotesi di di potermene sentire attratta.
Mi ritrovai ad osservarlo sempre con maggior assiduità mentre era intento nelle sue mansioni, sino a giungere, non senza vergognarmene, a spiarlo quando ero certa che non potesse vedermi.
Anche l’uomo doveva comunque essersi accorto che in me c’era qualcosa di diverso, infatti quando eravamo soli, mi si rivolgeva con toni sin troppo confidenziali, che pur infastidendomi, mi generavano strane sensazioni che non mi sentivo di reprimere.
Io che da sempre ero stata viziata da tutti e giudicata come una donna esageratamente sofisticata e difficile, mi sentivo quasi soggiogata da quella presenza che si stava facendo di giorno in giorno sempre più incombente nei miei pensieri.
Un giorno, intenta in quel mio futile passatempo di osservatrice, trasalii nel vederlo utilizzare la doccia esterna presente in giardino per rinfrescarsi dopo aver concluso le ordinarie manutenzioni della nostra piscina. Era coperto solamente dagli slip ed esponeva un corpo straordinariamente statuario con la muscolatura che pareva intagliata nell’ebano. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da tale visione che divenne ancor più sconcertante quando, sentendomi svenire, lo vidi abbassarsi anche gli slip incurante di poter essere sorpreso nelle proprie azioni.
Si insaponò il membro, scoprendosi più volte il glande.
La visione della sua enorme proboscide penzolante mi fece avvampare non avendo mai neppure immaginato che potesse esistere un “oggetto” di tali proporzioni, nonostante avessi avuto diverse esperienze prima del mio matrimonio. Non potevo nascondermi il desiderio di poter valutare la sua
consistenza che, anche così rilassato, esprimeva promesse difficili da saper reprimere!
Percorsa da fremiti incontrollabili, rimasi così ancorata alla mia postazione da non essere sufficientemente lesta nello scomparire quando l’uomo si volse nella mia direzione.
Per un attimo fui certa di incrociare il suo sguardo, speravo però che il riflesso esterno della luce sul vetro della finestra mi avesse mantenuta nascosta alla sua vista.
Cercando di esprimere un contegno naturale, rimasi comunque in palese difficoltà quando dopo qualche minuto me lo ritrovai di fronte. Era tornato alle sue mansioni .
Dal suo tono ancor più ironicamente confidenziale compresi che non gli doveva essere sfuggita la mia goffa precedente esperienza e ciò evidentemente lo lusingava non poco. I giorni seguenti, il mio mal celato imbarazzo per quell’episodio aumentò alla verifica dei suoi atteggiamenti più bruschi e sottilmente determinati; senza mai sfociare nell’arroganza ostentava comunque una spavalda sicurezza che mi innervosiva. Sapevo di dover assolutamente porre rimedio e ristabilire le giuste distanze, ma dovevo farlo da sola e senza l’ausilio di mio marito.
Al ritorno da alcune commissioni pomeridiane, mentre attendevo che fosse pronta la vasca dell’idromassaggio adiacente alla mia camera, feci scivolare il vestito sul pavimento per andare a sdraiarmi, concedendomi ancora qualche attimo di relax con il volto coperto da una mascherina in cuoio per proteggermi dalla luce che filtrava dall’esterno.
Stavo così rilassata quando percepii la sgradevole sensazione di non essere più sola nella stanza.
Non senza apprensione tentai di scostare la mascherina che mi occultava la vista, ma una stretta decisa mi impedì tale reazione.
Un grido mi si strozzò in gola nel sentire la voce del mio inserviente che mi bloccò ulteriormente:
“Stai ferma così e non urlare, e non ti verrà fatto nulla di spiacevole” mi apostrofò l’uomo con decisione.
Paralizzata ed immediatamente consapevole di quanto stava accadendo, realizzai anche di trovarmi esposta ai suoi sguardi con addosso solo il mio intimo abbigliamento.
“Ti ho vista l’altro giorno come ti gustavi lo spettacolo!” aggiunse, “anch’io so gradire la visione di una donna bianca come te!” Non riuscendo prontamente a ribattere gli offrii ingenuamente l’occasione per insistere in quell’ignobile atteggiamento. “Vedrai che adesso sarai meno altezzosa”-proseguì rincarando la dose ed iniziando subito ad accarezzarmi senza alcuna reticenza.
Mentre con una mano mi immobilizzava i polsi con l’altra percorse il mio corpo verificandone la passiva arrendevolezza .
Quelle carezze che mi percorrevano l’epidermide mi procuravano,mio malgrado, brividi di innegabile intensa emozione.
“Sento che già ti piace!”, disse mentre avvertivo il calore del suo respiro vicinissimo al mio volto.
Poi la compressione delle sue labbra carnose contro le mie e la lingua vorace a trapassarmele infilandosi avidamente in fondo al palato.
Rispondendo a mia volta, ora si compartecipe all’esplorazione, gli feci capire il mio assenso alle sue prevaricazioni. La mano di lui scese lentamente ed inesorabile giù sul mio ventre, poi sulle cosce ancora inguainate soffermandosi a trastullarsi con i gancetti del mio reggicalze. Senza fretta alcuna risalì sino al bordo del ridottissimo slip incuneando le dita, facendomi trasalire, mentre raggiungeva il mio vello dorato e poi ancora il solco preziosamente indifeso e già indecentemente ebbro di umori eloquenti.
“Allora é verissimo, voi donne bianche siete tutte puttane! Pronte a sbavare alla prima visione del cazzo! Sopratutto se bello scuro!!!”
Lasciandomi umiliare senza reagire, stordita dalle sue abilissime dita che mi titillavano e strapazzavano la clitoride facendomi gemere davvero come una troia, mi abbandonai a lui.
“Sapevo che non ti saresti smentita” proseguì mentre mi inarcavo senza pudore per accoglierlo il più possibile dentro di me. Interrompendosi bruscamente mi ordinò di restare così com’ero, con gli slip calati sulle cosce e con i seni scodellati oltre le coppe della guepierre.
Così esposta attesi ubbidientemente immobile che finisse di denudarsi mentre provocatoriamente mi stuzzicava: “Di me non vedrai null’altro oltre a ciò che hai già spiato, in compenso godrai come non ti é certo mai accaduto” disse con sempre maggiore arroganza.
Improvvisamente mi sentii sferzare il volto da una pesantissima flaccida consistenza, sino a che quelle percosse gli irrigidirono quasi completamente il pene che, senza ulteriori preamboli e troppi riguardi mi infilò in bocca occludendomela sino in fondo alla gola con la sua dirompente dimensione.
“Adesso fammi vedere come sei brava a pompare il mio cazzo!” mi apostrofò con decisione.
Aggrappata alla sua canna con entrambe le mani la percorsi leccandogliela voluttuosamente, gustandomi quel suo sapore esotico, come mai avevo fatto prima di allora.
Quando avvertii che stava per scaricare tutta la sua trattenuta tensione tentai di divincolarmi, ma ,trattenuta saldamente per la nuca, fui obbligata a sorbire tutta la copiosa eruzione ingollandola sino all’ultima goccia.
“Ora che ti sei dissetata come una grandissima porca con la mia sborra, datti da fare a leccarmi le palle sino a che non lo sentirai ritornare duro” proseguì umiliandomi ancora.
Si riprese rapidamente pronto a soddisfare ogni sua libidinosa ossessione.
Il suo cazzo mi trapassò percorrendomi con impetuosa veemenza, mentre il suo pube sbatteva violentemente contro le mie labbra divaricate a ricevere quell’enormità che mi invadeva le viscere sino a riempirmele con il suo effluvio copiosamente caldo e viscoso.
Dovevo essere pazza per lasciarmi inondare in quel modo senza alcuna precauzione, ma era tutta una follia quello che mi stava accadendo.
Mi uscì da dentro con la stessa potenza con la quale vi si era introdotto, giocando ancora con la mia fessura dilatata e grondante di umori. Le sue dita si rimpadronivano della crema con la quale mi aveva appena irrorato e che ora sentivo colare lungo il solco che divideva i miei glutei. Utilizzando la miscela come fosse un unguento iniziò a lubrificarmi analmente aprendomi lo sfintere.
Ero terrorizzata al pensiero di ciò che aveva sicuramente in animo di realizzare, e quando mi ribaltò come fossi una leggerissima foglia, non potei trattenere un grido nel sentire il puntale del suo rigido scettro poggiarsi contro il mio meraviglioso, e mai profanato, orifizio, così inermemente proteso. Lentamente iniziò, implacabile, la sodomia, incurante della mia mano protesa ad inutile baluardo della mia integrità ormai arresa alla profanazione. Così esposta alla monta del nero stallone lo supplicai di non infierire infliggendomi troppa sofferenza.
“Stai tranquilla” mi rassicurò, finalmente con insperata dolcezza “Sii docile e vedrai che al primo dolore si sostituirà subito il più sfrenato piacere. Ti ringrazio per il dono di questa tua straordinaria verginità”
“Siiiii!!! Stuprami cosììììì, maledetto bastardo! Approfitta della tua signora e padrona sin che puoi” lo incitai ormai privata di ogni pregiudizio e ritegno.
A nessun altro uomo avevo mai concesso un simile privilegio, così come mai nessuno era riuscito a farmi godere così.
Non trovai mai più un altro inserviente in grado di sostituirlo e mi ci volle moltissimo tempo per riabituarmi a fare a meno di lui quando qualche mese dopo se ne andò.
E nessuno, soprattutto mio marito, seppe mai nulla.