Mi ricordo quando la sua saliva schizzava dappertutto. Quando era nel pieno di quel suo maestoso spompinare nemmeno un calcio nello stomaco l’avrebbe fermata (anzi forse l’avrebbe arrapata ancor di più).
La mia Emiliana mi avvolgeva il cazzo completamente con quella sua boccuccia da adolescentella perversa, e me lo teneva così forte che non di rado non riuscivo a resistere che per pochi minuti. Il ritmo poi…era da ossessa mungitrice di cazzi, mi piazzava la testa tra le gambe e partiva sparatissima per farmi godere; inutile dire che erano rapporti brevi, ma intensissimi, prova ne era il fatto che quando glielo sdradicavo dalla bocca per spararglielo in faccia, il mio cazzo sembrava che pisciasse sborra rovente.
Era il momento più bello per tutti e due, io che raggiungevo l’estasi e lei che un po’ ingoiava, un po’ se lo spalmava addosso, per giocare nel suo ruolo preferito: quella della cagna perennemente in calore, la donna-oggetto dei miei sogni.
Non era facile essere il ragazzo di una puttana simile, specialmente per un macho geloso come me. In effetti ci lasciammo presto, e immaginerete che ciò avvenne per un suo tradimento.
All’epoca me la presi moltissimo, ma adesso a distanza di anni penso invece che quegli avvenimenti vanno la pena di essere narrati, fosse solo perché a ricordarli mi arrapo moltissimo.
Emy aveva da poco compiuto i 18 anni, ed era da quasi un mese la mia ragazza, quando giunse il tempo di partire per le vacanze.
Decidemmo di trascorrerle sulla costa calabrese presso la villa di mio amico di origini romane, Renato.
Suo padre si mormorava fosse stato il capo di una banda di spacciatori, ma personalmente avevo sempre creduto che fossero tutte dicerie originate da un passato sdregolato dal quale il sig. Francesco ereditava due tatuaggi e diverse cicatrici (ma anche diversi miliardi?).
Ebbi quasi un presentimento quando varcammo il cancello di quella splendida magione; il sig. Francesco stava badando personalmente alle aiuole antistanti l’abitazione e si trovava a torso nudo. Il sudore ed i raggi riflessi del sole mettevano in risalto la possente muscolatura dell’uomo (che all’epoca era un vedovo di poco più di 50 anni), ed è inutile dirvi che trovai Emiliana piuttosto interessata alla cosa.
E del resto anche Francesco non poteva restare impassibile di fronte allo spettacolo della mia diciottenne troietta: indossava un costume rosa che metteva in pieno risalto la sua 4° abbondante di seno e lasciva scoperto (essendo un 2 pezzi) l’ombelico; le lunghe gambe, la micro gonna che le avvolgeva il culo piccolo e sodo, i capelli biondi sotto il riflesso del sole, gli occhi impregnati di malizia… anche un santo avrebbe preteso dagli dei di scoparla immediatamente.
Fu dopo alcuni giorni di tranquillità (e di scopate selvagge) che mi cornificò.
Mi ricordo che io e Romeo stavamo in giardino a giocare al ping-pong, quando Emy si allontanò per andare a prendere da bere. Non lo notai io, ma Romeo, che poco dopo anche suo padre seguì la vacca. Quello che accadde me lo riferì un’amica di Emiliana.
Mentre la troia era intenta a preparare degli sciroppi alla menta entrò il sig. Francesco.
“Oh, è lei sig. Alani” -disse lei
“Mi ha quasi spaventata, sa?”
“Davvero mia piccola ospite? Non l’ho fatto apposta, lo giuro. Anzi speravo che la mia compagnia ti fosse gradita”
“Ma certamente, piuttosto mi aiuta con questi drink?”.
Fu così che mentre preparavano le bevande Emy si accorse dello sguardo dell’uomo nella sua scollatura e colse al volo l’opportunità. Non fece altro che avvicinare “sbadatamente” la coscia alla patta dei pantaloni di Francesco, iniziando un leggero ma penetrante strofinio che immediatamente portò l’uomo ad un erezione completa.
Chissà quanto già godeva la puttana nel sentirsi strusciare da un arnese così duro!
“Sa -disse- mi piace la sua presenza accanto a me… mi rassicura…” e sfacciatamente posò una mano sul cazzo dell’uomo.
In men che non si dica si diedero un lungo bacio lingua a lingua, mentre le loro mani frugavano il corpo dell’altro.
Mentre il pezzo di sopra di Emy cadeva, ella aveva già impugnato il bastone “dal glande grosso e pieno di venuzze” per una splendida sega. Immagino il sig. Francesco intento a succhiare quei ciucciotti che la mia ragazza aveva per capezzoli, mentre lei gli esplorava le parti intime con la mano.
In breve furono a terra, e la mia vacca si prese un bel cazzone di oltre 20 cm tutto nell’utero. Francesco stava sopra pompando con tutta la forza di quei muscoli da scaricatore di porto, e devo dire che un po’ mi fa tenerezza immaginare il corpo prosperoso, ma esile (da modella dire)di Emiliana sotto una tale forza bruta.
Si baciavano dappertutto, incrociavano le loro lingue, avevano le narici impregnate dell’odore dei loro corpi eccitati.
Poi cambiarono posizione, con lei a pecorina, e lui che mentre le allargava la fica, le strizzava le tette, la copriva di oscenità.
Lei aveva avuto già tre orgasmi, ma Francesco era insaziabile: alla fine volle anche il culo, ed è per questo che scoprimmo quella tresca schifosa.
Infatti, mentre la teneva a pecorina le sfilò il bastone dalla fica infoiata, e glielo pianto senza ritegno in culo, dilaniandola, rompendola, facendola urlare. Tre o quattro botte e mentre noi accorrevamo dal giardino per vedere cosa fosse accaduto, Francesco si preparò a venire. Ai miei occhi la scena si presentò così: Emiliana (che dal culo ormai aveva cacciato un lago di sangue) in ginocchio a ricevere a bocca aperta il premio delle sue “fatiche”.
Ci arrestammo allibiti sulla soglia ad “ammirare” quel getto copioso ed esultante, quella roba biancastra che scorreva sulla faccia, (in bocca, negli occhi, in parte sulle tette, e perfino un po’ sui capelli), e lo sguardo un po’ sgomento e un po’ lascivo di quella bambola impiastricciata di sborra che era la mia incommensurabile puttana.