Dopo un’estate passata in Corsica, con relative chiappe al vento e corpi nudi, il discorso esibizionismo venne affrontato più volte tra me e la mia compagna e le conclusioni a cui giungemmo furono che entrambi eravamo tentati ed eccitati ad immaginare situazioni piccanti, ma lei, cui era chiesto il ruolo non indifferente di esibirsi, era oltremodo ritrosa e spaventata all’idea di passare dalla teoria alla pratica.
Non se ne parlò più fino ad una serata di primo autunno in cui successe la seguente cosa…
Era un venerdì sera e decidemmo di passarlo in un grande centro commerciale della nostra città (aperto fino le 22.00).
Comprende un centinaio e più di negozi ed un enorme ipermercato ed ogni tanto ci facciamo un giro quando non sappiamo cosa fare.
Io, pur non amando la ressa (ed il venerdì sera vi posso assicurare che in quel posto ce n’è sempre) ci vado volentieri perché è una vera manna per il voyeur, la nuova frontiera dell’occhio indiscreto per me è finita lì.
Altro che discoteche e club privé, tra i banconi del supermercato e tra i corridoi su cui si affacciano i negozi se ne vedono di tutti i colori.
Minigonne e tacchi che appena una si abbassa per raccogliere qualcosa da uno scaffale si scoscia fino al limite della decenza, ragazzine scatenate e giovani mamme con spacchi e grandi scollature che sembrano fare a gara a chi osa di più. Io naturalmente sono diventato un esperto osservatore e conoscitore di questi posti e potrei costruirci sopra almeno un paio di resoconti dettagliati, ma non è di questo che voglio parlare, non questa volta…
È la mia ragazza a venirmi a prendere e con la sua auto, ci dirigiamo a questo centro commerciale.
Mi chiede di guidare io da lì in poi e lei si sposta dalla parte del passeggero.
Durante il quarto d’ora di viaggio è insolitamente agitata e fa strane domande del tipo:
“Non noti niente di strano in me?”
La osservo attentamente, per prima cosa i capelli (è successo più di una volta che io non mi accorgessi della spuntatina che si era fatta e ci era anche rimasta male) ma mi sembrano intatti.
Poi controllo che non abbia un nuovo capo di abbigliamento, neanche questo, indossa un paio di pantaloni di tela blu leggeri ed una camicia azzurrina con sopra una giacca di foggia maschile, tutto già visto.
Scarpe basse di cuoio e non porta le calze (questa non è una grossa novità, mal sopporta le collant e cerca di dilatare il più possibile il periodo in cui farne a meno senza dare troppo nell’occhio e senza soffrire troppo il freddo).
“Cosa?”
Rispondo io distratto dalla guida.
Lei sbuffa con fare da bambina capricciosa, ma non è arrabbiata, si direbbe divertita.
Poi dice una frase destinata a funzionare da campanello d’allarme per me:
“La novità c’è, ma non si vede perché potrebbe non essere visibile”
“Hai comprato un nuovo completino intimo?”
Ancora non ci arrivo
“Diciamo di sì, si tratta di un nuovo completo che non ho mai messo in passato, ma non ho dovuto comprarlo perché, come dire, l’ho sempre avuto…”
Bingoo! Ho appena realizzato che la mia ragazza è nuda sotto i vestiti e scopro di essere pervaso da un misto di agitazione e senso di impotenza.
Tali sensazioni, che solo adesso comincio a controllare, ritengo siano dovute allo smarrimento di trovarsi di fronte ad una situazione tanto attesa e sognata ed aver paura di non saperla sfruttare come si deve.
Infatti l’unica cosa che riesco a fare è manifestare timidamente il mio dubbio circa la verità delle sue affermazioni.
Lei allora prende la borsetta posata sul sedile posteriore e ne estrae un paio di mutandine ed un reggiseno bianchi e me li sventola sotto il naso a mo’ di prova.
Hanno su di me la funzione di potente afrodisiaco, la mia regione pubica, fino a questo momento estranea a tutto quanto, ha un violento sussulto che dimostra la sua presenza.
Ora finalmente comincio ad eccitarmi, la molla è scattata, sento erigersi dentro le mutande il membro e ritorno padrone della situazione.
“Già e chi mi assicura che quello nella borsetta non sia un completo di scorta e che tu ne abbia addosso un altro?”
La provocazione sortisce l’effetto desiderato in quanto lei si allunga sul sedile, abbassa la zip dei pantaloni ed in tono di sfida dice:
“Controlla tu stesso…”
Non me lo faccio ripetere ed il resto del breve viaggio lo passerò con la mano destra intenta ad accarezzare la folta peluria, umida che trovo sotto la patta aperta. Il palpeggiamento non è agevole, a malapena riesco ad insinuarmi tra le grandi labbra, quando ci riesco le apro con le dita e cerco la fessura da percorrere con la mano.
Lei è visibilmente eccitata, ma si guarda in giro preoccupatissima. In realtà i rischi che dall’esterno si capisca qualcosa sono nulli.
Arrivati, parcheggiamo, ci diamo una riassettata ed entriamo nella bagarre del centro commerciale.
Vedo tutto sotto un altra luce, penso in continuazione al fatto che lei non ha indosso biancheria e mi sforzo di pensare se la cosa può essere notata.
Mi rendo conto che non è così, la giacca copre il sedere e, sul davanti, anche se portata aperta, nasconde il petto.
Come prima uscita ‘naked’ la mia ragazza ha scelto un abbigliamento da ‘massima protezione’.
Pazienza.
Mi limito a pizzicargli le chiappe per provare l’ebbrezza di sentire la pelle sotto il tessuto ed ogni volta la vedo sussultare arrossendo.
Proprio una di queste mie palpeggiate un po’ più audace delle altre la convince a chiedermi di ritornare a casa. In macchina, sulla strada del rientro, ha luogo il secondo atto.
La invito a guidare lei stavolta e le sfilo la giacca che poso sul sedile posteriore.
Accetta di buon grado. Meno quando le chiedo di slacciare di nuovo zip e bottone in vita dei pantaloni.
Però esegue ed io ricomincio a toccarla con maggiore libertà di movimento.
Sono tutto proteso verso di lei ed ogni tanto le tocco anche i seni da sopra la camicetta.
I capezzoli si sono induriti e fanno bella mostra di se attraverso il tessuto.
Allora slaccio un paio di bottoni della camicia e praticamente ho libero accesso a tutto il suo contenuto che adesso maneggio a piene mani, la frase è proprio azzeccata perché di misura ha una terza che riempie alla perfezione il mio palmo.
Le sue rimostranze sono blande ed oramai la sua unica preoccupazione è di non farsi vedere troppo da fuori.
La tranquillizzo, innanzitutto siamo su strade poco frequentate e poi è buio e dagli abitacoli delle altre auto è difficile scorgere i particolari di ciò che avviene dentro la nostra auto, tutt’al più si noterà la mia sagoma che ondeggia da un sedile all’altro.
Fermi ad un semaforo rosso butto lì la mia richiesta bomba:
“Con i pantaloni così non riesco a toccarti come vorrei, perché non te li abbassi fino a metà coscia? se però temi di non riuscire a guidare con tranquillità lasciamo subito perdere”
La mia preoccupazione è reale, ma non sarà giustificata.
Con mia grande sorpresa, senza obiezione alcuna, come se fosse la domanda che ardentemente si aspettava che le facessi, esegue il compito.
Con gli occhi puntati sullo specchietto retrovisore per controllare l’auto ferma in coda dietro di noi, porta entrambe le mani sul bordo dei pantaloni, si punta coi piedi sul tappetino del pianale e si solleva col sedere dal sedile quel tanto che basta per abbassare i pantaloni.
Ripartiamo e per un po’ mi limito a guardarla, il bianco delle cosce risalta con lo scuro dei sedili e della tappezzeria, la camicia slacciata lascia intravedere un seno anch’esso bianco.
La guida è regolare, priva di scossoni, se appoggio una mano sulle cosce sento i muscoli tendersi alternativamente quando i piedi delle rispettive gambe agiscono sui pedali di freno ed acceleratore o della frizione.
Mi diverto a farlo. Decido di allungare la strada che ci porterà al solito parcheggio dove concludiamo in bellezza la serata.
Ne scelgo una che contempla altri due semafori.
Prima di raggiungerli mi accorgo che i lembi della camicia le coprono il pube nascondendo alla vista il pelo.
Provvedo scostandoli e questa volta lei reagisce energicamente per dimostrare il proprio disappunto, ma sono irremovibile, ora anche tutta la figa è visibile e ricomincio ad accarezzarla con dolcezza.
Lei apprezza tanto che al secondo semaforo, il primo lo troviamo verde, allarga sensibilmente le gambe per favorire il mio tocco.
Arriviamo così al parcheggio che lei è praticamente mezza nuda e facciamo l’amore con grande foga e grande passione.
Due giorni dopo lei mi mostrerà i pantaloni di tela blu come inconfutabile prova dell’eccitamento provato quella sera, constato che essi hanno una vistosa macchia intorno all’inguine, più che una macchia una sorta di alone chiaro che, annusato, ha l’inconfondibile odore della mia femmina.
Non l’ho mai ringraziata abbastanza per quella sera.
Dopo quella sera parlammo spesso dell’accaduto inserendolo nel discorso più ampio dell’esibizionismo e lei si lasciò sfuggire che, cosi come era riuscita a fare una cosa da entrambi ritenuta impensabile solo pochi mesi prima, allo stesso modo, più avanti e senza fretta, sarebbe riuscita ad osare di più, come ad esempio farmi vivere una serata simile con indosso un vestito invece dei pantaloni.
Per la cronaca quando la conobbi il suo guardaroba non conteneva nemmeno l’ombra di un vestito ed invece ora ne possiede una mezza dozzina, i primi due dei quali acquistati l’estate scorsa e sfoggiati per la prima volta proprio durante una vacanza in Grecia.
Io non diedi molto peso a queste promesse che invece si rivelarono veritiere.
Ma queste sono altre storie…