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Ginny

Scritto da ginny84 e Robert Pocket

Attrice protagonista: Alexis Bledel

Estate 2006 – 30 giugno

Mi chiamo Ginevra, ma per gli amici sono Ginny e ho appena iniziato il mio primo anno all’uni. Sono fidanzata da due anni con Guido che ha 5 anni più di me ed è impiegato in una ditta di import-export. Lo adoro e tutte le amiche me lo invidiano. Lui è alto un metro e ottanta e ha un fisico da paura, è tutto ciò che ho sempre desiderato perché è anche dolce, carino e tenero. Dicono tutti che siamo una bella coppia anche se io sono molto più bassa di lui (una metro e sessanta scarso). Ho lunghi capelli castani e occhi nocciola. Guido spesso mi dice che sono la sua gattina e io mi metto a fare le fusa. E’ stato il mio primo uomo, è stato lui il primo a entrare nella mia passerina. Non litighiamo praticamente mai anche perché non riesco mai ad arrabbiarmi con lui, lo amo troppo. I suoi occhi verdi son sempre pronti a dirmi, senza parole, che mi ama e questo mi rende felice facendomi dimenticare ogni altra cosa.
Ogni giorno prendo il treno per tornare a casa dall’uni e, di solito, Guido mi fa compagnia durante il tragitto. Oggi, però, mi ha telefonato per dirmi che non sarebbe potuto venire con me. “Nuu ma perché? Ma more, come faccio a passare tutto quel tempo senza te? Non ti vedo da stamattina!” gli rispondo quando mi informa che lo avrebbe accompagnato a casa un collega “Chissene se ti da un passaggio! Non è forse meglio passare il tempo con la tua gattina” Non riesco a convincerlo, deve sbrigare delle commissioni e non può proprio accontentarmi “Uffi amore, vabbè però ti voglio in stazione al mio arrivo ok?” Almeno questo riesco a ottenerlo. Mi avvio così al binario e salgo a bordo del treno. Come sempre ci sono tantissimi studenti e pendolari a bordo, ma cerco cmq uno scompartimento vuoto, fa un caldo terribile e le ballerine mi stanno massacrando i miei poveri piedini. Prima di sedermi, però, decido di fare una capatina in bagno. Il caldo mi appiccica le cosce e così mi sfilo le mutandine. Alzo la mia corta gonna a balze bianca e le sfilo lentamente lungo le gambe. Prima tolgo la ballerina destra poi quella sinistra per facilitare l’operazione. Ora và meglio. La mia patatina può finalmente respirare, tanto nessuno si accorgerà della mia nudità. Esco dal bagno e riesco a trovare uno scompartimento libero verso la fine del treno. Finalmente un po’ di pace, penso sedendomi comodamente sul sedile. Poso la borsa sul sedile davanti sperando così di scoraggiare chiunque a sedersi lì. Il treno parte. Guardo fuori dal finestrino abbassato e penso a Guido. Come vorrei che fosse qui con me. Mi farei un po’ coccolare da lui, ho voglia di stare fra le sue braccia stretta stretta e magari…a quei pensieri inizio a diventare irrequieta così preferisco prendermi cura dei miei poveri piedi. Le mie nuove ballerine bianche mi stanno martoriando e credo proprio di avere una vescica sul tallone destro. Sfilo così la scarpa e inizio a massaggiarmi le ditina e la pianta del piede. Ah, così và decisamente meglio. Fletto il collo del piedino e lo stiro, ora sì che iniziamo a ragionare. Non mi accorgo nemmeno che il treno si è fermato finché una voce maschile mi dice “E’ libero?”. Sussulto, non avevo sentito arrivare nessuno. Alzo la testa, incontrando lo sguardo di una ragazzo alto di colore. “Sì, certo” gli rispondo e sposto la mia borsa. Non era mia intenzione farlo veramente, volevo restare sola, ma essere sorpresa da uno sconosciuto a massaggiarmi un piede mi ha colta alla sprovvista. Sono imbarazzata e mi rinfilo la ballerina nonostante il male al piede. Alzo lo sguardo sul ragazzo che si è seduto di fronte a me, sono un po’ titubante, chissà che starà pensando del mio atteggiamento. Lo sorprendo a fissarmi con un sorrisetto sulle labbra, sta ridendo del mio imbarazzo! Sono mortificata e abbasso gli occhi sul pavimento. Mi guardo i piedi. Ma che male mi fanno! Non posso resistere ancora per molto senza sfilarmi di nuovo le ballerine. Guardo lo sconosciuto, ora il suo sguardo è concentrato sul panorama che scorre fuori dal finestrino. Il suo profilo pare scolpito nell’ebano, è un gran bel ragazzo mi rendo conto. Il suo odore pungente e maschio mi fa provare una stretta alla mia micina che sta iniziando a bagnarsi. Poi il pensiero di Guido mi attraversa la mente e mi vergogno come una ladra, così cerco di distrarmi provando a sfilarmi un po’ le scarpe. Tengo lo sguardo fisso su di lui, nel caso si girasse potrei rimettere subito le ballerine. Lui porta delle infradito, non ha di certo i miei problemi. Ora reclina il capo e pare si stia appisolando, finalmente posso sfilarmi definitivamente le scarpe. I miei talloni sempre più arrossati fanno capolino, le dita sono sudate e le arriccio guardando le goccioline di sudore formarsi sulla liscia superficie della mia pelle. Fisso assorta e concentrata i miei piedini, sono rossi e li sfrego l’uno contro l’altro in cerca di sollievo. E’ quasi una goduria, tanto che mi bagno persino tra le gambe, un piacere quasi sessuale mi avvolge. Socchiudo gli occhi accecata da questo strano godimento; però poi li apro di scatto quando sento qualcosa  di fresco che mi sfiora. E’ il piede dello sconosciuto che sta sfiorando delicatamente il dorso del mio. Arrossisco furiosamente, non mi sarei mai aspettata una mossa simile. Il ragazzo, però, fa finta di nulla. I suoi occhi continuano ad essere chiusi e la sua posa è rilassata. Quel tocco malizioso mi intriga e lo lascio fare. Non credo di stare veramente permettendo una cosa simile, ma mi piace troppo per farlo smettere. Il suo piede accarezza dolcemente il mio, inizia una lenta risalita lungo il mio polpaccio. Il suo piede è ruvido, sento le asperità dei suoi calli raschiare la pelle liscia delle mie gambe. Si sofferma nell’incavo del ginocchio suscitando brividi lungo la mia schiena. Inizio così a stirarmi come una gattina che fa le fusa. Lui pare affascinato dalla curva sinuosa del collo dei miei piedi così, in un principio di follia, li allungo e li struscio a mia volta lungo i suoi stinchi. E’ così che ci scopre il controllore. Cerco subito di rimettere le scarpe ma i miei piedi nudi incontrano solo il fresco pavimento del treno. Le mie ballerine devono essere finite inavvertitamente sotto al sedile. Arrossisco e porgo titubante il mio abbonamento al controllore. Questo, soddisfatto, finalmente se ne và e io mormoro teneramente imbarazzata: “Che figura!”, ma lui sorride come se nulla fosse successo e il suo piede torna a sfiorare il mio. Nonostante l’imbarazzo ormai sono eccitata e non posso più dirgli di no, poi è solo uno sfioramento innocente, no? Non faccio in tempo a pensare questo che il suo piede risale lungo la mia coscia e si avventura sotto la mia corta gonnellina. Subito stringo le gambe e gli sussurro “No, ti prego” non credevo saremmo arrivati a tanto. La mia patatina finora è stata vista e toccata solo dal mio fidanzato e non credevo di volere che qualcun altro la violasse. Lo sconosciuto però mi sorride dolcemente e il suo piede fresco e ruvido preme alla giuntura delle mie cosce. Non riesco a evitare di sorridergli di rimando e aprire le gambe. Ora lui può vedere chiaramente la mia micetta sotto la gonnellina, e io sono bagnatissima questa situazione mi sta eccitando come non mai. Il treno si ferma, la gente ci passa vicina, ho paura che possano notare quello che sta succedendo. Se qualcuno si girasse verso di noi vedrebbe il suo piede che sfiora la mia passerina ed io a piedi nudi mezza scosciata. Non ci credo di stare facendo una cosa simile con uno sconosciuto, in un posto così pubblico! Però il suo piede sta sfiorando lentamente, troppo lentamente, il mio clitoride e il piacere che mi sta dando fa passare in secondo piano tutto il resto. Il pensiero di Guido mi attraversa per un attimo la mente facendomi sentire il colpa, ma le sue carezze si fanno più insistenti e mi sfugge un gemito che tento mi mascherare inutilmente. I miei occhi si spalancano all’improvviso quando sento il suo alluce che preme sulla mia fessura. Mi sembra una cosa altamente perversa, Guido non mi aveva mai fatto nulla di simile…di nuovo lui tra i miei pensieri…ma lo sento spingere sempre di più, sempre più a fondo scivolare dentro di me e i miei sughetti si fanno sempre più abbondanti bagnando anche lui e il sedile. Sono stupita da ciò che sta succedendo, non me lo sarei mai aspettata, ma il piacere cresce forte dentro di me, deve essere soddisfatto. Come se mi avesse letto nella mente, lo sconosciuto inizia a stimolarmi ripetutamente il clitoride. Lo fisso negli occhi poi sposto lo sguardo più in basso, anche lui è eccitato, il cazzo eretto gli preme contro la stoffa dei sottili calzoncini di cotone. “Chissà come deve essere grande e bello se solo potessi tirarlo fuori per guardarlo” penso quasi imbarazzata dalla mia stessa fantasia. Poi mi domando perché mi sto facendo tutti questi scrupoli. Tanto chi saprà mai di questo mio “peccatuccio”? Allora torno a fissare lo sguardo nel suo e mi porto l’indice della mano sinistra alle labbra. Inizio a morderlo, leccarlo e poi succhiarlo pensando a come mi sarebbe piaciuto farlo invece con il suo cazzo. Non so che idea gli sto dando di me, non ho mai fatto una cosa simile e spero di essere eccitante, lo guardo con innocenza e timore. Spero che capisca come mi sento. Ormai sono a un passo dalla meta, la mia schiena si inarca, non mi interessa che il treno è quasi in stazione, devo venire. Sì, ecco ci sono, sento la pressione crescere in me, la soddisfazione è a un soffio, sì così…così! Il mio corpo finalmente si rilassa e prendo coscienza di ciò che mi circonda. Sento i miei sughetti colarmi tra le gambe. Lo sconosciuto mi guarda con aria complice e gli sorrido, ma poi penso a Guido che mi aspetta allora mi vergogno di ciò che ho fatto e dico “Scusa mi gira un po’ la testa” così scappo in bagno. Mi guardo allo specchio, la mia pelle è arrossata e gli occhi sono lucidi…ho la faccia di una che ha appena goduto? Spero che Guido non lo noti, ma le mutandine le lascio in borsa. La mia patatina deve continuare a respirare libera soprattutto ora che è bagnata e soddisfatta. Il treno si ferma, devo scendere. Ecco Guido sul binario che mi aspetta con il solito sorriso. Vado incerta verso di lui, il “piedino scandaloso” mi ha scombussolata più di quanto voglio ammettere con me stessa e non so come comportarmi con lui. Ovviamente Guido si accorge che c’è qualcosa che non và. “Ma và more, è tutto ok son solo stanca, il treno era un forno e ho mal di piedi!” abbozzo giustificandomi. “Allora tesoro ci penso io a te quando siamo a casa!” mi dice Guido sorridendomi. Così lo abbraccio forte come per cercare di suggellare il nostro amore aldilà di tutto, ma non posso fare a meno di ricambiare il sorriso di quel ragazzo del treno che mi guarda teneramente stretta al mio Guido.

p + c 2007 A MASCARETTI Production

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