I tempi della scuola superiore sono quelli che ricordo più volentieri, cinque anni stupendi, ma il V fu fenomenale, se potessi, ripeterei quell’anno all’infinito. Eravamo sedici, di cui solo quattro maschi, ma erano più che sufficienti, molto ricercati soprattutto dalle ragazzine del primo, uno in particolare, Luigi, era il più bello dell’istituto. Superstiti di cinque anni, in cui avevamo visto passare diversi alunni e professori, eravamo una classe unita, nel bene e nel male, andavamo tutti d’accordo e ci coprivamo le spalle a vicenda. Ne combinavamo di tutti i colori, tanto che per me era un piacere andare a scuola la mattina.
Ci ritrovavamo tutte le mattine al bar di fronte alla scuola, alle otto e si entrava, puntualmente, alle 8:30 con un quarto d’ora di ritardo, passavamo il tempo a scherzare, a ridere e a ripassare le lezioni per interrogazioni e compiti in classe. Nonostante io studiassi poco avevo voti eccellenti, la media dell’otto, quasi tutti si affidavano a me.
Quel giorno ci sarebbe stato il compito di chimica, facce serie, tutti intenti a studiare, io ero abbastanza tranquilla, ero sicura che sarebbe andata bene, mentre Luigi era il più teso di tutti, aveva saltato la prima prova scritta e si giocava il voto di fine trimestre con un unico compito, mi chiese aiuto. Avevamo tempo fino alle dieci, le prime due ore le avremmo passate in palestra, avevamo educazione fisica. Mi portai il libro e convinsi il professore ad esonerare noi due dalla lezione, ma in meno di due ore riuscii ad insegnargli ben poco. La situazione era disperata, mi offrii di passargli il compito a condizione che, se fossi stata colta sul fatto lui si sarebbe assunto tutta la colpa, non volevo rischiare di rovinarmi la media, era un tutto o nulla ma, in mancanza di alternative, accettò. Mi disse
“Se riesco a prendere almeno 6 alla fine del trimestre, ti pago”
“Ti prendo in parola”
Tornammo in classe, lui era seduto dietro di me, avevamo un’ora e mezza per finire il compito ed io sapevo che il suo era diverso dal mio. Svolsi il mio senza scrivere il nome e, come d’accordo, approfittai della distrazione del professore per fare a cambio con il suo…
Lo scambio ebbe successo, ora avevo un nuovo compito da svolgere. Finii anche quello, allo scadere del tempo mi alzai per consegnare, mi voltai di spalle e rifeci il cambio, lui avrebbe avuto tutto il tempo per scrivere i suoi dati io, fingendo di averlo dimenticato, li aggiunsi all’ultimo minuto sulla cattedra. Era fatta. I compiti andarono benone sia per me che per lui, tanto che ebbe il suo fatidico sei di fine trimestre. A quel punto mi toccava riscuotere la mia “paga”
“Missione compiuta direi”
“Alla grande, sarei stato perso senza di te”
“Lo so, ora sei in debito, mi spetta la mia paga, ricordi?”
“Come no! E come ti devo pagare?”
Eravamo abbastanza in confidenza e naturalmente io stavo scherzando ed anche lui, almeno così credevo…
“Come vuoi”
“…Va bene in natura?”
“Va bene tutto. Quando vuoi”
“Quando vuoi tu”
Da come mi guardò subito dopo mi venne il dubbio che forse stava facendo sul serio, fui tentata di chiedergli che cosa intendesse esattamente con “Natura”, ma mi sentivo troppo ridicola a fare una domanda del genere, sembrava abbastanza palese, lasciai cadere il discorso. Quel pomeriggio più volte mi venne in mente quella assurda conversazione… e se stava facendo sul serio? Presi il telefono ero tentata di inviargli un messaggio, ma ci ripensai, posai il telefono, continuavo a fissarlo tamburellando le dita sulla scrivania…
Mi decisi
-Ciao! Sei impegnato? Ti ricordo che hai un debito da pagare-
Lo inviai ed attesi, i minuti sembravano ore, forse avevo fatto una cazzata, mi rispose
-Sono in giro con amici, ma se sei libera-
Lo lessi una decina di volte prima di convincermi che avevo capito bene, ero nervosa, mi tremavano le mani, ma alla fine riuscii a rispondere
-Tra un’ora, davanti la scuola-
Sapevo che di pomeriggio quella zona non era particolarmente trafficata, avremo deciso cosa fare sul posto. Inizio a prepararmi, ma non posso uscire di casa da sola e senza una buona scusa, in quel momento non me ne vengono. Decido di chiamare mia cugina, le spiego la situazione e lei accetta di venire con me. Naturalmente mi accompagna per deviare eventuali sospetti da parte dei miei, l’idea è che una volta giunti sul posto lei faccia altro che stare con me, ma non posso lasciarla da sola e non c’è nessuno che possa farle compagnia, in accordo con lei mando un altro messaggio a Luigi
-Porta un amico-
Sono pronta, mia cugina mi passa a prendere e raggiungiamo la scuola, poco dopo arriva lui, è in macchina ed è con un amico. Fatte le dovute presentazioni aspetto che sia lui a fare qualcosa, ma lo vedo strano, cerco di rompere il ghiaccio
“Allora? Che si fa?”
“Non so, decidi tu le regole”
Le regole? Da come lo dice non sembra tanto convinto, il suo amico continua a guardare nel vuoto, sembra del tutto ignaro della situazione, mentre Luigi sembra intimorito da quello che potrebbe succedere…
Sembrava quasi che lo stessi obbligando, mi rendo conto di essere stata una stupida, forse avevo visto cose che non c’erano, ma sono una ragazza orgogliosa, per cui mantengo il sangue freddo
“Bene allora, direi che siamo pari, considera il tuo debito saldato”
“Sei sicura?”
“Certo”
“Come vuoi”
Se ne va ed io torno a casa. Per un paio di giorni la situazione fu un po’ tesa, si vedeva che c’era qualcosa che non andava, ma con il tempo le cose si appianarono e noi non tornammo più sull’argomento.
Ormai erano passati mesi da quell’episodio; una mattina, mentre saliamo tutti insieme per andare in classe mi ferma e mi trattiene all’ingresso per parlarmi
“Questa notte ti ho sognato”
“Ma dai? Racconta”
Lo vedo un po’ impacciato
“Non prendertela con me però è solo un sogno”
“Così mi incuriosisci, dai spara, che hai sognato?”
“Praticamente tu, mi violentavi sotto la doccia”
“Esagerato”
“Ok, va bene, non è esattamente così, però lo facevamo sotto la doccia”
Il fatto che abbia deciso di raccontarmi il suo sogno mi lusinga, ma non riesco a capire perché me lo stia dicendo, cerco di mantenermi più distaccata possibile
“Fai sempre sogni così… interessanti?”
“No! cioè, ho fatto altre volte sogni del genere, ma è la prima volta che sogno, una persona che conosco”
“E come mai me lo stai dicendo?”
“Pensavo che, forse, potevi aiutarmi ad interpretarlo”
Non riesco a capire dove vuole andare a parare, ma per evitare di travisare ancora decido che è meglio lasciare perdere quella conversazione
“Non sono brava ad interpretare i sogni, comunque non credo ci sia da preoccuparsi, finché rimangono sogni”
Il discorso termina lì, arriviamo in classe il professore sta già facendo l’appello, per il resto della giornata non torniamo più sull’argomento e nemmeno nei giorni a venire. Però non posso fare a meno di notare che c’è qualcosa di diverso in me, mi distraggo molto più facilmente e spesso resto interi minuti a guardarlo. Quando lo incontro per i corridoi in compagnia di qualche ragazza sono gelosa e penso che quelle oche starnazzanti non siano affatto adatte a lui. Rifiuto categoricamente il pensiero di un coinvolgimento personale.
[…]
Il nostro è un istituto professionale, alla fine dell’anno è previsto uno stage di quindici giorni presso un’azienda. Partiamo, ci accompagnano un paio di professori e naturalmente alloggiamo in albergo. Occupiamo un intero piano, la mia camera è da quattro, la sua è da due. Ci tocca lavorare otto ore al giorno, cinque la mattina e tre il pomeriggio, il resto della giornata è libera e ci diamo alla pazza gioia, il divertimento è assicurato. Girando per la zona abbiamo scoperto in breve tempo tutti i locali più frequentati e, dopo una lunga opera di convincimento dei professori, abbiamo ottenuto il permesso per rientrare entro l’una, orario accettabile visto che dobbiamo alzarci alle sette di mattina, ma nel finesettimana il coprifuoco viene spostato alle tre. Nonostante la nostra meta sia in comune, usciamo a gruppi, le mie compagne di stanza sono già nella hall, stanno aspettando me, noi quattro dovremmo uscire con Luigi ed Enzo, il suo compagno di stanza. Indosso un vestito nero che mi arriva qualche centimetro sopra il ginocchio ed ho i tacchi, per cui scendo le scale abbastanza lentamente nonostante il ritardo. Mi prendono in giro per la mia lentezza, ma non sono l’unica ritardataria, manca Luigi. Mi rivolgo ad Enzo
“E Luigi?”
Attimo di panico nei suoi occhi
“Porca miseria, l’ho chiuso in camera”
Mi rendo conto che non sta scherzando, l’ha veramente chiuso dentro, non voglio sapere quale stramba follia lo abbia portato a fare una cosa del genere, mi da le chiavi della stanza
“Vai tu, se vado io mi ammazza”
Assurdo, come si fa a chiudere qualcuno in camera. Prendo le chiavi e vado. Arrivata davanti la porta busso, per avvisarlo che sto entrando, apro la porta, ma non c’è nessuno, mi viene da pensare che è tutto uno scherzo, poi sento il rumore dell’acqua nel bagno, decido di lasciare le chiavi sul tavolo e di uscire. Poggio la chiave, torno in dietro, ma lui è già uscito dal bagno e ha chiuso la porta esterna, indossa solo un paio di jeans
“Ti ho solo portato la chiave, Enzo ti aveva chiuso dentro”
Ma lui non sembra sorpreso di vedermi lì, vedendo che ancora non è vestito cerco di mettergli fretta
“Sei ancora così? Guarda che stiamo aspettando te per andare, vedi di darti una mossa”
Mi avvicino alla porta per uscire ma c’è lui d’avanti
“Fammi uscire così ti puoi vestire”
“Puoi restare, non è un problema”
“Non essere ridicolo”
“Non ti va proprio di restare?”
“Non ho voglia di prestarmi ai tuoi stupidi giochetti”
“Io non sto affatto giocando”
Si gira e chiude la porta dall’interno, poi mi guarda e si avvicina
“Non ti avevo mai visto con la gonna, ti sta bene”
“Smettila non ho voglia di scherzare”
“Come te lo devo dire, non sto affatto scherzando. Sei tu quella che si tira in dietro”
“Io non mi tiro in dietro, e poi che c’entra, tirarsi in dietro per cosa?”
“La storia del pagamento o te la sei dimenticata”
“Mi stai prendendo in giro? Guarda che non è divertente”
Quella conversazione inizia ad irritarmi non eravamo mai tornati su quell’argomento e non riesco a capire perché lo sta tirando in ballo proprio ora. Provo ad aggirarlo per cercare di uscire dalla stanza, ma lui mi blocca
“Anche adesso ti stai tirando indietro”
“Chiariamo un punto, io non mi sono mai tirata indietro…”
“Hai detto che il mio debito era saldato, questo non è tirarsi in dietro?”
“Se ti ho detto in quel modo è perché sembrava che ti stessi costringendo, eri quasi terrorizzato dall’idea…”
“Beh, scusa se ero un po’ teso visto quello che volevi fare”
I toni iniziano ad essere un po’ alterati…stiamo litigando per qualcosa successa mesi addietro… anzi per qualcosa che non è mai successa
“Quello che volevo fare?!? Ti ricordo che sei stato tu a proporlo o anche di questo vuoi dare la colpa a me”
“Io non pensavo che tu saresti arrivata a tanto, ma ci sarei potuto passare sopra, era comunque un’esperienza, tu, invece, hai rinunciato a tutto, completamente”
A quel punto non riesco più a seguirlo, per un attimo mi rendo conto che stiamo parlando di due cose diverse…quando realizzo…no, non ci posso credere… divento una furia, gli sbatto entrambi i pugni sul petto
“Ma sei scemo? Cos’è che ti passa per la testa? Che cosa pensavi? Che volessi fare un’orgia?”
Rivedo il panico nei suoi occhi, ma questa volta è perché non sa come prendermi
“…Cosa dovevo pensare, mi avevi detto porta un amico, ti sei presentata con tua cugina”
“Tu sei completamente fuori di testa… mi serviva una scusa per uscire di casa ed ho chiesto a mia cugina di accompagnarmi e dal momento che non potevo lasciarla da sola ti avevo chiesto di portare qualcuno. Io e te saremmo andati per i fatti nostri e loro quello che volevano fare facevano. Credevo ci arrivassi”
Lui non risponde ed aspetta che io mi sia calmata
“Ok, scusa. È stata un‘incomprensione”
Mi guarda e sorride mentre si avvicina poggiandomi una mano sulla guancia, io sono ancora irritata da quella situazione
“Sei un’idiota”
Lui non risponde e mi bacia, quel bacio lo aspettavo da una vita, avverto una stretta allo stomaco ed il cuore mi battere all’impazzata, da come mi tocca capisco che non ha intenzione di fermarsi al bacio, ma ci stanno aspettando per cui lo allontano
“Ci aspettano di sotto”
“Non ci sta aspettando nessuno”
In quel momento realizzo che non era un caso che lui si trovasse chiuso in camera, mi viene da ridere e riprendo a baciarlo, lui mi spinge contro la parete ed insinua una mano sotto la mia gonna, ha le mani calde, ma avverto comunque un brivido
“Sei sicuro che non ci aspettano?”
“Sicurissimo”
“Bene”
Gli affondo le mani tra i capelli e sposto le mie labbra sul suo collo, scendendo fino alle spalle, mi piace il profumo della sua pelle e mi piace il suo sapore
“Ti ho sognata ancora…”
“…sempre sotto la doccia?”
“…anche in altri posti”
“…ora non serve sognare”
Mentre io continuo a baciare ogni parte del suo corpo che riesco a raggiungere lui mi sfila il vestito, in quel frangente sono costretta a staccarmi da lui che fa un passo in dietro per guardarmi meglio, allunga una mano verso di me ed io gliela prendo, mi porta fino al letto, aveva pensato proprio a tutto, i due letti che erano presenti nella stanza erano uniti a formarne uno solo. Lui si siede sul bordo del letto, io mi avvicino, mi tolgo il reggiseno e mi siedo a cavalcioni sulle sue gambe. Le mie mani scorrono lente sul suo petto, mentre la mia lingua è impegnata a giocare con la sua raggiungo il bordo dei pantaloni e inizio a sbottonarli, posso già avvertire la sua eccitazione, lui fa scorrere le mani fino al mio sedere e mi lascia orfana delle sue labbra per lambire i miei seni…
Mi sto eccitando ed inizio a bagnarmi, gli sbottono completamente i pantaloni ed infilo la mano nei suoi boxer, lui mi afferra per i fianchi e mi fa sdraiare sul letto, si sfila prima i pantaloni poi i boxer e mi raggiunge. Ci baciamo, lui fa scendere una mano lungo il mio fianco, mi stringe la coscia… sollevo la gamba e gliela passo dietro la schiena… lui la prende, mi lecca tutto l’interno coscia, mi vengono i brividi non solo per quello che fa, ma perché è lui a farlo, non resisto, mi contorco inarcando la schiena, sono bagnatissima…
Mi toglie le mutande accompagnandosi con le labbra, non ce la faccio più e, considerando che stavo aspettando quel momento da mesi, gli salto letteralmente addosso facendolo rotolare sul letto fino a trovarmi sopra di lui che, sorpreso da quel mio comportamento, rimane impassibile mentre lo bacio e lo lecco con foga sfregando la mia vagina fradicia sul suo pene eretto.
Sposto il bacino in modo da far combaciare la punta del pene con l’ingresso della mia vagina… spingo ed entra, lo faccio entrare tutto e resto ferma a godermi la sensazione di avere il suo pene dentro di me… già quello è sufficiente a farmi perdere la testa. Inizio a muovere lentamente il bacino, lui mi poggia le mani sui fianchi accompagnando i miei movimenti, mi abbasso per baciarlo, in quella posizione è libero di toccare tutto il mio corpo, si concentra sui seni contribuendo ad aumentare il piacere che provo in quel momento. Il mio corpo si muove da solo, completamente in balia di quella passione che ci lega, veniamo insieme ed io mi sdraio accanto a lui sfinita. Restiamo abbracciati e lui mi passa la mano tra i capelli baciandomi la fronte.
Dopo qualche minuto di silenzio è lui a parlare
“A cosa pensi?”
“Che avremmo potuto farlo molto tempo fa”
Lui ride e mi bacia
“Meglio tardi che mai”
Ad un certo punto mi frulla un’idea per la testa, ma sono restia a dirgliela, lui insite, vuole sapere, mi fa il solletico per convincermi a parlare, ma in quel momento mi sento un po’ ridicola, lui continua a farmi il solletico, nonostante mi dia fastidio mi piace sentire le sue mani su di me. Alla fine cedo e glielo dico
“Lo voglio fare nella doccia, come nel tuo sogno”
Mi sorride e senza dirmi niente mi carica di peso sulle spalle e mi porta in bagno. In un primo momento mi ribello, ma lui mi lascia solo all’interno della doccia… entra con me chiudendo il box alle sue spalle, apro l’acqua, è tiepida e in quel momento mi rendo conto che non so cosa succedeva esattamente nel suo sogno per cui aspetto che sia lui a fare qualcosa. Lui si avvicina e mi poggia le mani sulle spalle, nonostante tutto quello che è successo lo vedo teso, mi alzo sulle punte e gli avvolgo le braccia intorno al collo sussurrandogli all’orecchio
“Deve essere esattamente come nel sogno, altrimenti non vale”
Mi faccio guidare da lui, gli lascio piccoli baci sul collo poggio le mani sul suo petto ed inseguo con la lingua le gocciolone d’acqua che gli scendono lungo la pelle, lui mi guida verso il basso, ho capito cosa vuole, scendo lentamente fino a trovarmi il suo pene d’avanti
“Non devi farlo se non vuoi”
Io non rispondo e prendo il pene con le mani, non l’ho mai fatto prima e non so se ne sono capace, ma mi tenta… lo bacio sulla punta, è caldo, devo prenderci confidenza e così inizio a disseminarlo di piccoli baci, mi viene istintivo leccarlo, accompagno i baci con il movimento della lingua, lui si piega con il busto in avanti poggiando le mani alla parete della doccia. Continuo a leccarlo, ci ho preso gusto, con la punta della lingua percorro tutta l’asta, dal basso verso l’alto, infine mi concentro sul glande, i suoi versi mi fanno capire che sto facendo un buon lavoro… Continuo a giocare col glande, leccandolo ripetutamente e facendolo entrare in bocca, in quel momento lui mi poggia la mano sulla testa, ma non forza nessun mio movimento. Quella presenza sul capo mi fa uno strano effetto, mi rassicura ed io continuo, facendo entrare il pene un po’ di più… inizio a muovere la testa in modo regolare, lui mi fa continuare per un po’ ma poi mi ferma e mi aiuta ad alzarmi. È sempre lui a guidarmi, in fondo, il sogno è il suo… con gesti lenti mi fa voltare di spalle e accompagna le mie mani sulla parete, scende lungo i miei fianchi e mi sposta il bacino all’indietro, io non oppongo resistenze e seguo i suoi movimenti… mi penetra, facendomi sospirare, inizia a muoversi con decisione tenendomi le mani sui fianchi, il mio corpo ondeggia sotto le sue spinte, lui porta una mano sul mio seno, piegandosi su di me, è al limite, lo sento, ed un attimo dopo mi inonda con il suo orgasmo. L’acqua lava via ogni traccia dai nostri corpi, laviamo l’uno il corpo dell’altro…
Ho realizzato un suo sogno e ne sono felice