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Il Treno

Ero seduto in uno scompartimento di un intercity, uno di quelli con due sedili uno di fronte all’altro e porta chiusa con tendina. Lo scompartimento non era vuoto, di fronte a me c’erano due ragazze, entrambe dimostravano meno di trent’anni, una, “piazzata” precisamente di fronte a me, era castana, con un bel viso su cui spiccavano due occhi verdi e un fisico che si intuiva ben fatto. Poi un posto vuoto, e quindi una biondina dalla pelle chiara. Sul “mio” sedile io, il solito posto vuoto e un distinto signore, sulla quarantina, impegnato a leggere un giornale economico.
La ragazza castana indossava un gonna nera, lunga sino al ginocchio, e con le gambe accavallate guardava immobile fuori dal finestrino.
Io la imitai, guardando il panorama che ormai conoscevo a memoria. Il silenzio durò per lunghi minuti, e fu interrotto solo dal controllore, che entrò dicendo:
– Biglietti!
Controllò i quattro tagliandi e se ne andò, ma dalla difficoltà della ragazza castana capii che non era italiana. Iniziai ad osservarla meglio, sopra la gonna nera portava una maglietta beige, non scollata, ma aderente, che metteva in risalto la forma del seno, non molto grande, ma decisamente piacevole alla vista.
Dopo un po’ “scavallò” le gambe, per tornare subito ad accavallarle nella posizione inversa a quella di prima. Io iniziai a spogliarla con lo sguardo, immaginai di prenderla per le mani e tirarla verso di me, baciarla sulla sua bocca carnosa mentre le mie mani scendevano a toccare il suo culetto polposo. Immaginai poi di alzarmi sempre tenendola stretta a me, e di dirle:
– Seguimi!
Mi diressi verso la toilette del nostro vagone, lei dietro di me, entrammo uno dopo l’altro, lei si sistemò contro la parete, si scese la gonna sino a metà coscia e disse:
– Prendeme, sona Tia! (Prima avevo capito che era straniera, da queste parole capii la sua nazionalità, spagnola, come avevo intuito)
Io le afferrai le tettine, le strofinai l’una contro l’altra, la baciai di nuovo, poi le sfiorai gli slip bianchi, lei emise un gemito, le scesi le mutandine bianche lasciandole sopra le ginocchia, le strofinai nuovamente la figa nuda, le allargai le labbra con le dita, sfiorai il clitoride, poi lo strofinai con decisione. La penetrai con due dita, lei era completamente bagnata.
Mi calai i pantaloni con tutta la velocità di cui ero capace, il mio membro era già duro ed eretto, lo appoggiai alla sua figa ed entrò senza trovare nessuna resistenza, la scopai a lungo, lei raggiunse l’orgasmo prima di me, si girò e mi sussurrò:
– Rompeme el culo
Io rimasi per un attimo sorpreso dalla sua proposta, ma mi ripresi subito, e le spinsi il cazzo a fondo nel culo, dopo averlo bagnato con la mia saliva. Le venni dentro, poi lei si inginocchio davanti a me per pulire il mio cazzo dalla sperma con la sua bocca. Ma un rumore mi riportò di colpo alla realtà, alzai gli occhi e vidi la ragazza castana che si alzava, eravamo arrivati ad una stazione, ed evidentemente si apprestava a lasciare il treno.
Lei scese, e con lei scese anche il signore distinto. Restammo soli io e la biondina. La guardai, immaginando come sarebbe stato mettere in pratica con lei le mie fantasie, lei mi sorrise, non era bellissima, ma non era nemmeno brutta, una ragazza carina, come tante altre.
Risposi al suo sorriso, ma decisi che sarebbe stato solo un palliativo dell’altra, mi alzai, e fingendo di dover scendere alla stazione in arrivo, cambiai scompartimento e vagone.

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