Non posso scopare Tania soltanto col cazzo. Quella nudità è troppo stupefacente. Devo sentirla al tatto delle dita. E, abbracciandola intorno alle reni, insinuo le mani, da dietro, fra le cosce, e le accarezzo la figa, pur mentre la fotto a colpi d’ariete. Le titillo il buchetto del culo, strizzo, pizzico, strapazzo, alla fine, senza estrarne il cazzo, infilo anche le dita nel suo dolce conillon. Tania trova ciò magnifico, si dimena sempre più, sembra un paniere di bisce. Ci rotoliamo, ma lei non scioglie mai il doppio laccio delle braccia e delle gambe. Ho il cazzo in lei, e lei non vuole assolutamente lasciarlo uscire, neanche un attimo.
Tania non vuole che io trascuri quelle sue ancor acerbe tettine. Non ce le ha da molto, ed è orgogliosa di esse come un piccione che fa la ruota. Devo giocarci, ciucciarle, leccarle, mordicchiarle, masticarle… allora capirà che le apprezzo davvero. È disposta persino a rallentare il ritmo della scopata, per farsi ciucciare le tette. Per un po’. Non per molto, naturalmente. Dieci minuti le bastano. Tornerà a prendersi il tuo cazzo nella fica e a portarti a cavalcare. Sospetto che ella ritenga che le tette diventano grosse solo se le si maneggia, se ci si gioca e sono quasi certo che ella adoperi una qualche sorta di preparato per svilupparle. Diavolo, ero più grande di lei quando provai quella roba sul mio cazzo. Mi parve li per lì che funzionasse, ma in seguito mi resi conto che dipendeva solo dal massaggio, cioè dalla pugnetta a esser franco, che accompagnava il trattamento.
Dopo un po’ nuovamente mi prega di desistere per un momento e guardarla. Inarca il busto e allunga le braccia sopra la testa. Allora le piccole tette scompaiono affatto. “Guarda,” mi dice, “sono come quand’ero bambina. Non ti dispiace, non avermi conosciuto quand’ero piccola? Ti avrei lasciato scoparmi, già allora, te lo giuro!
Ero una bella bambina coi boccoli e, ogni giorno, guardavo laggiù per vedere se era spuntato il pelo. Ora che ce l’ho, me lo sono raso. Non è sciocco?”
Si ribalta sul ventre, mostrandomi il culo. “Però allora non avevo un deretano così grosso. Non avevo queste belle fossette…”
Esamino le fossette sul suo culo. Però mi interessa di più il solco fra le chiappe. Mi metto in posizione e appoggio la cappella contro il buco del culo.
“Ficcalo dentro! Ficcamelo su! Infila il cazzo nel mio culo e fottimi!” Nasconde la testa fra le braccia, la sua voce è attutita. “è stretto, il buciolino. Puoi illuderti che sono una bambina piccola, mentre mi inculi!”
Non c’è troppo bisogno d’illusione. Lei è quasi una bimba, ancora. E adesso, rasa, è più giovane che mai. Sembra un delitto, fottere una creatura così, un atto contro natura, ma, di fronte a quel bucio di culo che ammicca, invitante, non so resistere.
Da come le dilata il retto, diresti che Tania dovrebbe accontentarsi di aver soltanto la cappella in corpo. Macchè! lo vuole tutto. Tutto quanto, fino all’elsa! Lo vuole da matti. Allora procedo, inesorabile, lento come il male, fatale come la morte, procedo pian piano, mentre lei ulula di piacere misto a dolore.
Lei vuole che, senza smettere d’incularla, io le vezzeggi la vulva. “Oh, hai molto da imparare, al riguardo,” mi fa. “Io so giocare bene con le fiche. Grandi, piccole e medie, pelose e pelate. Se ne trovi qualcuna che non sai maneggiare, portala a me, te lo farò vedere io.”
Ben presto però smette di parlare, e ulula come una cagna. Mentre il mio sperma le inonda il retto, lei se ne viene. Salta come un grillo, con me in groppa. Vorrei non tirarlo mai fuori, l’uccello, dal suo culo di fanciulla, ma alla fine ci sganciamo, è giocoforza.
Siamo ruzzolati in terra dal divano.
“Se tu facessi questo stesso servizio a Snuggles, si spaventerebbe tanto, che andrebbe a nascondersi e non si farebbe più vedere da te, finchè resta a Parigi,” dice Tania.
“Devi promettermi di non fotterla a questo modo, se te la faccio conoscere.”
Ho ancora il cazzo in berta. E Tania ci gioca per mantenerlo ancora duro. Giace sul dorso e vedo la mia sburra trasudare e colar giù dalla sua fichetta rasa.
Tania vuol sapere tutto sui miei rapporti con la madre, Snuggles. “L’hai chiavata, vero?”
Non rispondo né sì né no.
“E gliel’hai messo anche nel culo, come a me poco fa? Te lo ha preso in bocca? Hai fatto téte-bèche con lei? è ben fatta di corpo mia madre?”
Io zitto. Sono un gentiluomo.
“Oh, ma verrò a saperlo, non mi può sfuggire per molto ancora” dice Tania.
A mia volta domando: “E lo sa che ti sei fatta scopare da suo padre?”
Tania è sbigottita. “Come fai a saperlo? Chi te l’ha detto? Sua moglie? Allora Susan sa di suo marito e me! Ah, questa è buffa.”
Io taccio anche su questo. Non sono un pettegolo. Ci son già troppe malelingue in giro.
Io mi tengo signorilmente abbottonato.