Raffaele ed io avevamo ventidue anni. Amici fin da quando avevamo sedici anni, eravamo il prodotto dei nostri tempi. Cresciuti durante i tumulti dei tardi anni sessanta, eravamo passati per gli anni di piombo e la crisi politica. Parlavamo con piacere di queste cose, sociali e politiche. Sembravamo così diversi dalla maggior parte degli altri ragazzi della nostra età che sembravano solo pensare per conquiste del fine settimana o di risultati di calcio. Col passare degli anni la nostra amicizia era stata cementata dalle differenze che ci distinguevano, ed aveva vinto.
Alcune volte osavo pensarlo. Lo amavo, come un amico con la testa, come un camerata col cuore, ma anche in una maniera diversa: era desiderio nonostante fosse un uomo. A volte d’estate ci sedevamo, indossando i pantaloncini, a giocare a carte o a dama. Guardavo furtivamente la testa rosa del suo cazzo spingere attraverso il fondo della gamba degli shorts. (Mi sono sempre domandato se lo faceva per distrarre la mia attenzione dal gioco!) Prendevo nota della visione nella mia mente, per usarla come combustibile delle mie fantasie. Non potevo parlargliene. Nonostante avesse una mente molto aperta, tuttavia mi sembrava un rischio troppo grande. La vita senza poterlo toccare era dura, ma la vita senza la sua presenza era impensabile.
Tentavo di reprimerlo, ma la sua vista continuava ad eccitarmi. Sulla spiaggia quando gli ho lanciato un frisbee avevo ammirato il movimento dei suoi muscoli. Dopo un giro in surf, quando ci siamo trascinati sulla spiaggia e ci siamo rosolati al calore del sole. Mi sono allungato sullo stomaco mentre lui si è sdraiato sulla schiena, ad occhi chiusi. Ho usato questo poco tempo prezioso per berlo con gli occhi. Una miriade di piccoli dettagli erano nel quadro davanti me: l’ombelico che sporgeva dalla sua pelle abbronzatissima; il torace che si sollevava ad ogni respiro e tendeva i capezzoli, grandi e rotondi, sotto lo sforzo; il sangue che pulsava attraverso le vene del collo; i bei capelli che fluttuavano dolcemente nella brezza; i pori della sua pelle e le sue labbra piene. Il suo viso sembrava così sereno ed invitante. Mi struggevo dal desiderio di sdraiarmi su di lui, di fondermi con lui come burro al sole.
Non era successo niente fino al nostro annuale campeggio d’agosto, quando ho avuto l’opportunità di bermelo tutto. Un giorno stavamo facendo un’escursione ed abbiamo visto un segnale. Era di ferro pesante e le lettere erano intagliate a fuoco. “Vietato circolare nudi,” diceva. Noi due ribelli ci siamo guardati l’un all’altro ed abbiamo ghignato.
Dio, come era bello il posto. In fondo alla valle un piccolo ruscello, largo pochi centimetri, si allargava in una pozza lunga e larga, affiancata da canne ed arbusti su uno lato ed alte rupi di arenaria sull’altro. Abbiamo scoperto molte di queste pozze mentre camminavamo, una più bella ed appartata dell’altra, ed erano solo nostre.
Abbiamo deciso di attraversare lo stagno per raggiungere le rocce contro il dirupo. Non sapendo quanto fosse profonda l’acqua e non volendo bagnare i vestiti e l’altro bagaglio, ci siamo spogliati nudi ed abbiamo avvolto tutto nei nostri asciugamani. Abbiamo guadato finché l’acqua è divenuta così profonda che abbiamo dovuto tenere tutto sopra la testa e prendere la spinta dal fondo. Come camerieri che portano vassoi abbiamo attraversato fino al lato opposto. Una volta arrivati, siamo usciti dall’acqua fresca e ci siamo sdraiati sulle rocce calde. Nudi, ci siamo stesi su un fianco ed abbiamo discusso della nostra buona fortuna.
Dopo un po’ abbiamo tirato fuori la scacchiera magnetica per una partita di dama cinese. Avrei voluto giocare col suo cazzo, ma se non altro i miei occhi potevano vagare su di lui. Accartocciato dal freddo dell’acqua, ora aveva cominciato a crescere. Se si è accorto che lo stavo fissando non lo ha lasciato vedere e dopo un po’ ha alzato una gamba mettendo il piede sul ginocchio. Le sue palle si sono spostate nel loro sacco per effetto della gravità. Sono rotolate in avanti. Dio, questo poteva essere una specie di invito, ma era così sottile non potevo esserne sicuro.
Rapidamente il pomeriggio è scivolato via ed è venuto il momento di accamparsi. Tutti e due ci eravamo abbronzati notevolmente durante l’estate, ma essere a culo nudo al sole era un’esperienza nuova e, inavvertitamente, ci siamo scottati le natiche! I pantaloncini sfregavano contro la pelle delicata, ma era un piccolo prezzo pagare per tutti i bei luoghi che avevamo conosciuto quel pomeriggio.
Abbiamo trovato un posto fuori mano dove bivaccare e non sono rimasto sorpreso quando, arrivati al luogo dove fare il campo, Raffaele ha dichiarato che gli faceva troppo male indossare qualsiasi cosa. Gli ho detto che ero della stessa opinione e siamo di nuovo sgusciati fuori dai nostri vestiti. Quando il cielo è diventato di arancione fiammeggiante per il tramonto, abbiamo acceso un piccolo fuoco, abbiamo cenato e tirato fuori i sacchi a pelo. L’aria della notte dava una sensazione calda e rinfrescante allo stesso tempo e mi rendeva acutamente consapevole della nostra nudità. Non eravamo ancora pronti a dormire, siamo usciti dai nostri sacchi per un po’ di conversazione ed alcune mani a carte. Tutto era come nel pomeriggio, solo che ora il fuoco tremolante accentuava il suo inguine rosa chiaro mentre il resto del corpo abbronzato si mescolava con l’oscurità.
Abbiamo distribuito le carte ed abbiamo fatto alcuni giri. Era il turno di Raffaele. Ha cominciato a mordersi il labbro in una maniera che mi ha fatto capire tutto, il suo turno sarebbe durato parecchio. Lui studiava le carte. Io studiavo il suo cazzo. La danza delle fiamme sembrava che gli desse movimento. Era ipnotico.
“Giochi o no?”
“Huh?” Mi aveva scoperto. “Dio, per favore, aiutami,” ho pensato.
“Giochiamo a carte. Ricordi?”
“Ci hai messo tanto tempo che la mia mente ha cominciato a vagare.” Era un debole tentativo di coprire la verità.
“Sì, sicuro.”
Mi aspettavo quelle parole, ma non erano state dette con disgusto. C’era, infatti, l’ombra di un sorriso sulle sue labbra ed un o sguardo malizioso nei suoi occhi.
Ero più sollevato che speranzoso, ma tuttavia era possibile che l’avessi frainteso in tutti questi anni. Abbiamo finito la partita.
“Cosa vuoi fare ora?” ha domandato. Odiavo quella domanda. Mi veniva sempre in mente una sola cosa…
“Non ha importanza” mi sono sforzato di dire. Potevo sognarlo, desiderarlo, ma non potevo decidermi a cominciare a fare… “Sono piuttosto stanco per tutto il cammino che abbiamo fatto oggi,”
“Anch’io. Posso usare la tua lozione…se hai abbastanza energie per mettermela.”
“Sì, quella riesco ad usarla.” Sarei sempre riuscito. “Lozione” si traduceva sempre in “massaggio del corpo.” Era un’intimità che ci permettevamo; un confine fino a cui arrivavamo senza esitazione, ma che non attraversavamo mai.
“Hai una lozione fra la tua roba. Mi puoi strofinare un po’? Penso di aver esagerato col sole oggi.”
“Sicuro, mettiti comodo. Torno subito.” Mentre ritornavo da lui non potevo fare a meno di pensare che quella sarebbe stata la notte della verità. Eravamo ambedue nudi, mi aveva scoperto a guardare furtivamente il suo cazzo ed ora stavo per fargli un massaggio. Era o una dimostrazione della sua fiducia o una dimostrazione del suo desiderio.
Stavo in piedi sopra di lui. Era la visione che avevo sognato a lungo. Mi sono inginocchiato e l’ho toccato. Non era un sogno. Ho spremuto un po’ di lozione sulle mie mani e l’ho scaldata. Partendo dalle estremità dei suoi piedi, ho cominciato a salire lungo le gambe. Il suo corpo si rilassava sotto la mia cura. Quando ho sentito la durezza dei suoi muscoli, mi sono stupito della visione di forza che potevano dare agli occhi ed essere poi così docili sotto le mani. Gli ho massaggiato le cosce ma mi sono fermato alla piega che segna l’inizio delle natiche.
Sono passato alle mani, prendendo conoscenza della consistenza dei suoi palmi, della trama delle impronte digitali e della rigidità delle ossa che davano alle mani quella loro forma potente e la struttura. Ma la potenza che sapevo essere dentro di loro non era evidente quella notte. Cosa c’era nelle sue mani che le rendeva così sensuali? Attraverso le mani interagiamo col mondo toccando. In quei momenti eravamo, infatti, in comunicazione fra di noi. Con la sua acquiescenza mi comunicava la fiducia profonda che aveva in me. Attraverso il delicato toccare, gli ho detto del mio amore indiscusso per lui. I messaggi erano tanto chiari che ognuno poteva sentire con le orecchie o vedere con gli occhi.
Le mie dita hanno traversato il paesaggio delle sue braccia e della sua schiena. La lozione dava alla sua pelle una lucentezza satinata che rifletteva le fiamme.
Alla fine le mie mani sono arrivate sul suo culo. Sulle due colline gemelle di muscoli è esplosa la pelle d’oca quando vi ho versato sopra la lozione. Questo era il solo punto che era veramente scottato e gli ho riservato un’attenzione speciale. Ho iniziato alla base della spina dorsale, mi sono mosso verso il basso, massaggiavo le natiche, osservavo come si aprivano sotto questa azione. Quando mi sono avvicinato alle sue gambe, ha cambiato posizione. Stava diventando più vulnerabile! Avrei voluto immergermi, vivere la mia fantasia, ma lui era qualcosa di più che un semplice pezzo di culo per me. Era l’amore della mia vita, e volevo vedere il suo viso.
“Girati Raf,” ho detto dolcemente. Senza esitazione l’ha fatto. L’ho guardato mentre gli massaggiavo i piedi e le gambe. La sua sottomissione era chiara ed innegabile. Ben presto ero a gambe divaricate sul suo stomaco, chinato in avanti sulle ginocchia esploravo le cime e le valli dei suoi muscoli addominali. Ad ogni respiro le sue costole si alzavano e scendevano sotto di me. Alla fine ho modellato con le mani il suo torace meravigliosamente scolpito. Così largo, così muscoloso che non riuscivo a sentirne le costole. Come ho toccato i suoi capezzoli, questi si sono contratti portando in evidenza le protuberanze. Ho sentito il suo batticuore accelerare.
Improvvisamente, sono divenuto consapevole del calore che c’era tra di noi. Già perduta la battaglia contro la mia erezione, ora sentivo un calore in basso dietro di me. Mi sono girato a guardare. Ciò che avevo desiderato tanto a lungo stava accadendo. Era il suo cazzo, gonfio di sangue, pulsante, inarcato verso di me. Ho guardato il suo bel viso e mi sono chinato a toccarlo per finire il massaggio. Mentre lo facevo il suo pene ha spinto con forza contro di me. Il sangue si è lanciato a capofitto verso il mio inguine e ho cominciato a indebolirmi. Cercando di rinsaldarmi ho preso il suo viso tra le mie mani. Ho strofinato dolcemente i suoi forti zigomi con i pollici tremanti. Ha alzato una mano, l’ha messo sulla mia spalla, e lentamente ha aperto gli occhi. Attraverso i nostri occhi, le finestre delle nostre anime, si è rivelato tutto, la completa verità.
“Vieni qui,” mi ha offerto.
Mi sono abbassato su di lui. Il mio culo ha spinto contro il suo cazzo, sembra quasi cullarlo. Il mio attrezzo, tumultuosamente duro, era stretto in mezzo ai nostri stomachi caldi, umidi, lubrificati. La mia lingua ha incontrato la sua e le nostre labbra le hanno sigillate. Dopo essere stata nella mia bocca, la mia lingua si è fiondata nella sua. Ho tenuto la sua testa nelle mie mani come se fosse un oggetto sacro. Ho sentito la ruvidità dalla barba di un giorno. “Mio Dio,” ho pensato. “Questo è ciò che succede a baciare un uomo.”
Ho avvolto le braccia e le gambe intorno a lui, felice come non avevo mai sperato di essere. Ci stringevamo, solo le nostre lingue si muovevano, ma poi ha preso la bottiglia di lozione e ne ha vuotata un po’ sulla mano.
“Mettiti in ginocchio, Ale.” Mi è sempre piaciuto quel vezzeggiativo e sapevo che mi sarebbe piaciuto ciò che stava accadendo. Ha sparso la lozione sul mio culo e poi vi ha infilato dentro un dito. Mi sono mosso per schiacciare di nuovo la sua bocca con la mia. Il suo dito si è mosso più profondamente finché ha incontrato la mia prostata. Ho sentito un fluido attraversare l’intera lunghezza del mio pene e spargersi sul suo stomaco. Un lamento è sfuggito dalla mia bocca e l’ho sentito vibrare nel suo torace. Ho sentito il fruscio della lozione mentre la sua enorme erezione spingeva contro di me.
“Fallo. L’ho desiderato per tanto tempo,” ho confessato alla fine.
Con una mano mi ha tirato in avanti; con l’altra si è sistemato per raggiungere il mio buco ansioso. Poi mi ha tirato contro di lui. Ho sentito che mi aprivo e mi tendevo quando la testa del suo cazzo ha spinto. Con un riflesso condizionato le mie braccia si sono serrate ermeticamente intorno a lui. Siamo rimasti immobili abbracciati finché non mi sono rilassato. Gradualmente la sua verga mi ha penetrato sempre più. Le mie palle si sono incastrate nel cuscinetto dei suoi peli pubici ed ho capito che il suo cazzo era arrivato. Il mio cuore pompava sangue nei vasi del mio sfintere, teso allo spasimo, al ritmo del membro palpitante.
Avevo atteso tanti anni. Lentamente mi sono seduto e l’ho guardato. Rimanendo profondamente dentro di me, ha aperto quegli occhi angelici in cui è balenato un ghigno diabolico. Ha cominciato muoversi dolcemente avanti ed indietro. Il suo torace saliva e, con un basso gemito, scendeva. Facevamo l’amore lentamente e, quando i nostri movimenti sono divenuti più pronunciati, ha allungato una mano verso di me, prima ha toccato il mio cazzo e poi l’ha circondato.
Rapidamente ci avvicinavamo al punto dell’esplosione. I nostri corpi brillavano di sudore e il nostro respiro era diventato ansimante. Quando l’azione della sua mano su di me è divenuta più frenetica, ho capito che ero arrivato al limite.
“Potrei farlo tutta la notte, Raf, ma se continui così, vengo!”
“Merda, ragazzo, lo faremo tutta la notte! Nessuno dice che puoi sborrare una sola volta al giorno. Vai!”
Ormai pronto a venire, ho rivolto a lui la mia attenzione, volevo portarlo al vertice con me. Ho portato una mano dietro ed ho sentito sua asta che scivolava dentro e fuori della mia condotta. Ho fatto scivolate la mano in basso e l’ho messa sotto le sue palle. Col mio pollice ho spinto con forza dove la parte inferiore del cazzo incontrava il suo scroto. Il suo corpo si è teso completamente e si è irrigidito. Ero arrivato alla sua prostata per la via più facile. Non ha emesso suono, non un respiro, non ha fatto alcun movimento. Ha afferrato il mio manico come se stesse cadendo in un crepaccio, ma non aveva scelta. Dolcemente ho strizzato le sue uova spingendolo giù per il precipizio e deciso a seguirlo.
Ho sentito il primo spasmo della sua carne e l’esplosione nelle mie budella. Questo mi ha fatto partire. Il mio culo si è contratto intorno a lui mentre continuava pompare dentro di me. Ognuno di noi alimentava l’orgasmo dell’altro. Ho sparato fuori la mia crema che è atterrata sul suo torace abbronzato. Una piccola pozza si è formata nell’incavo alla base del collo. Il corpo che era stato precedentemente così tranquillo mentre lo massaggiavo, ora era scatenato nell’esplodermi dentro. Onda dopo onda un appagamento convulso passava su di noi. Sono crollato contro lui, il mio seme serviva da calcina nel cementare insieme i nostri corpi. Sotto di me l’ho sentito rabbrividire un’ultima volta.
Non ha tentato di toglierlo, ma presto quello cazzo terrificante, che era stato così duro e così lungo, ha cominciato a sgonfiarsi e, ahimè, scivolare fuori.
Mi sono disteso accanto a lui. Dita dei piedi contro dita dei piedi e lingua contro lingua, abbiamo attorcigliato le nostre gambe, ci siamo baciato, e poi ci siamo sollevati sui gomiti. Né l’uno né l’altro ha detto niente per un lunghissimo tempo. Era un momento magico; i nostri bacini erano uniti, ma non era questo l’importante. Erano le nostre menti ad essere unite.
Raffaele ha rotto l’incantesimo. “Pensi di poterti concentrare su di una partita a carte ora?” Come sogghignava!
Ora era completamente notte. Era la mia prima notte di vero sesso. E era la mia prima notte di vero amore. Ma era anche la prima notte di una certezza: avevamo raggiunto un punto nella nostra relazione in cui abbiamo capito che a ottant’anni saremmo stati seduti insieme su una panchina del parco, mai ci saremmo mossi separatamente, sempre una parte di noi sarebbe stata nella vita dell’altro.