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Le vicine

Da quando venni ad abitare nella nuova casa, i miei pensieri più frequenti erano rivolti alle mie vicine. Già, non capita tutti i giorni di cambiare abitazione e trovare delle belle vicine attraenti ed eccitanti.

La prima è Rita, 40 anni, capelli corti con colpi di sole biondi, formosa e soda. Una volta mi disse di aver fatto 5 anni di decathlon; il fisico atletico le era rimasto e lei lo metteva in mostra.

La seconda è Anna, labbra carnose su un viso fine, bruna, magra ma con un sedere rotondo, invitante, spesso coperto da pantaloni attillati. Lei è la tipica giovane madre di famiglia perbenista, che se ne frega di tutti tranne che di sè stessa.

La terza, e secondo me la migliore, Patrizia, rossa, 39 anni, occhiali, fisico slanciato e gambe dritte su tacchi alti, aspetto sempre ultracurato, mai nulla fuori posto. E’ divorziata non so per quali motivi, ma la voce che gira è che sia un po’ troppo libertina.

Quando conobbi queste tre donne notai che avevano qualcosa in comune che mi attirava, una parte del corpo che, seppure presentava differenze, era eccitantissima in ognuna di loro: i piedi. Ho sempre avuto un debole per i piedi, è la prima cosa che guardo in una donna, sia essa giovane o vecchia, bella o brutta. Non gli occhi, non le tette, non le gambe, ma i piedi. Loro sono tre donne bellissime e questo mi spinse ancora di più ad apprezzare la bellezza delle estremità sempre curate, con deliziose scarpe o con ciabatte frivole e decorate.

Cercai di conoscerle sempre meglio, facendo loro favori, commissioni, accattivandomi le loro simpatie. E ci riuscii ben presto, tanto che finii per diventare l’amante di Rita. Suo marito era più anziano di lei, preso da un lavoro di rappresentanza che lo portava sempre lontano per almeno un mesetto. Quindi mi fu facile introdurmi nella sua vita privata, farle capire che mi piaceva e che sarei stato pronto a soddisfarla qualora lei l’avesse voluto.

La prima volta successe in una maniera che potrebbe ricordare qualche filmetto squallido degli anni 70. Le suonai alla porta per portarle dei giornali che mi aveva chiesto e lei mi venne ad aprire in accappatoio. Si era appena fatta una doccia e mi fece entrare rimarcando il fatto che ci aveva messo un po’ ad aprire perchè era completamente nuda.
La cosa mi stuzzicò non poco e intanto continuavo a fissare i suoi piedi umidi, posati su morbide pantofole rosa aperte davanti e leggermente alte.

“Vieni, siediti pure se vuoi” “Grazie, non disturbo?” “No, figurati, solo che dovrei vestirmi, sono nuda e bagnata” lo disse sorridendomi, ma con quanta più malizia poteva metterci. “Allora me nevado, dai” “No, no, resta””Ok..” dissi, visibilmente rosso in volto per l’eccitazione che mi stava sopraffacendo “Devo chiederti una cosa.. molto intima..” “Prego” “Ma è una mia impressione o mi guardi spesso i piedi?” Non sapevo bene cosa rispondere, ma mi venne un si.
“Perchè? Ti piacciono o sono brutti?” Ormai c’era e le rivelai la mia passione per lei, ma soprattutto per i suoi piedi.

Con mia grande sorpresa, scoprii che anche Rita era un’incallita feticista di sè stessa. Mi disse che si leccava continuamente i piedi da sola, quando poteva, si annusava le scarpe dopo una giornata di lavoro e addirittura aveva una collezione di foto fatte con l’autoscatto dei suoi piedi nelle più svariate posizioni, con gli smalti più strani e le scarpe più eccitanti che aveva comprato. Era innamorata dei suoi piedi, li vedeva come una parte perfetta e aveva ragione.

Quel giorno godemmo come 2 matti, mi riempi’ la faccia e la bocca dei suoi piedi, dei suoi tacchi, si contorse a tal punto che entrambi leccammo il suo piede destro, ficcandoci in bocca le sue dita cicciotte e morbide. Suo marito non aveva mai saputo nulla di questa fissa e non sospettava niente.Continuammo per alcuni giorni, finchè un pomeriggio mi disse: “Hai presente Anna?” “La signora del terzo piano? Certo”come non potevo capire? “Bè, secondo me lei ha dei piedi bellissimi e dico di più, è anche una padrona” Ero d’accordo sui piedi, ma sul fatto che Anna fosse una padrona avevo dei dubbi, magari nemmeno sapeva cosa volesse dire, presa continuamente dai suoi discorsi sulla moralità, sui giovani, sulla società che aveva perso i valori della famiglia. Dissi questo a Rita e le dissi anche di Patrizia, dei suoi bellissimi piedi venosi lunghi.

Rita mi propose una cosa che all’inizio mi sembrò avventata, ma talmente mi eccitava che le diedi retta. Invitò a cena un sabato le 2 inquiline ignare ed io mi presentai verso le 22 per una improbabile partita di poker. Prima di iniziare, Rita mostrò ad Anna e Patrizia due paia di scarpe nuove di zecca, dicendo loro che non le aveva mai messe e che le stavano larghe. Rita porta il 36, Anna il 38 e Patrizia il 40, chiese se le volevano provare, se erano di loro gusto. “Si, sono molto belle” disse Patrizia “Mi piacciono, va bene” disse Anna.

Ovviamente non stavano bene nemmeno a loro, ma l’occasione si presentò puntuale. Non appena rimasero scalze, Rita si inginocchiò al cospetto di Anna ed io di fronte a Patrizia, come fossimo commessi di un negozio di calzature che aiutavano le loro clienti. Solo che noi non intendevamo mettergli le scarpe, ma togliergliele.

Prendemmo entrambi i piedi delle 2 donne in mano e resistemmo non so come davanti a quelle dita smaltate che sembravano fatte apposta per essere ciucciate. Rita guardò Anna “Hai dei bellissimi piedi, sai?” e cominciò ad accarezzarli, a farle un massaggino “Grazie, Rita, li curo molto” Nel frattempo anch’io massaggiavo il piede di Patrizia, cercando di portarlo il più possibile vicino alla mia bocca. “Anna, ti piace questo massaggio?” “Molto”disse Anna che si spostò sul divano, seguita da Rita che si accovacciò sul tappeto continuando. “Vuoi sederti anche tu?” chiesi a Patrizia “Si, si” e assumemmo la posizione delle altre due.
Rita teneva i piedi di Anna a un millimetro dalle sue labbra, sfiorandoli quasi, mentre lei era seduta e la guardava con un’espressione compiaciuta. Feci lo stesso con Patrizia, la quale chiuse gli occhi rilassandosi. “Così, sei brava..” disse Anna a Rita che ormai aveva praticamente poggiato sulle sue labbra l’alluce. Vidi che Anna lo spinse nella bocca di Rita e guardandola le disse “Succhiami le dita, leccami i piedi, su… l’ho sempre sognato” “Certo” Rita cominciò ad assaporare dito a dito i piedi di Anna che disse “Non credere che voglia fare sesso con te, sarebbe immorale, devi solo farmi sentire superiore a te, come del resto sono” Rita ci aveva preso, Anna possedeva lo spirito della dominatrice e nascondendosi sotto un velo di moralità rifiutava rapporti sessuali con altre persone all’infuori di suo marito, ma godeva ugualmente nel sottometterle psicologicamente.

Patrizia nel frattempo guardava la scena e allungò un piede verso Rita, accavallando la sua gamba su quella di Anna e mise l’altro sul mio viso. Cominciai a leccare, a baciare, eccitato per questa situazione che avrei voluto accadesse da molto tempo. Anna prese a schiaffeggiare Rita con il suo piede “Fai piano, piano, devo sentirmi adorata per ogni centimetro della pianta” Patrizia intanto mi passava il suo piede su e giù sulla faccia e mi ripeteva in tono aggressivo “Lecca, lecca il piede della padrona”.

Andammo avanti fino alle 2 quasi, scambiandoci di posto, facendoci calpestare, fino a che non godemmo tutti quanti, in un’orgia di piedi, di scarpe, di calze. Naturalmente tutto tornò alla normalità, usciti dall’appartamento di Rita, anche se ora ci si vede un po’ più spesso per giocare in quattro. Rita continua ad adorare le sue estremità, col marito che c’è e non c’è; Anna, ha iniziato a fare la catechista in chiesa predicando valori in pubblico e scordandoseli in privato;
Patrizia è sempre molto provocante, con il suo aspetto statuario, le sue gonne corte e le malelingue che non immaginano nemmeno con chi passa le sue allegre serate; io, bè, io ho realizzato il mio sogno che va avanti…

a proposito, ieri è arrivata una nuova inquilina, niente male i suoi piedini…

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