Ciao, mi chiamo Alessandro (nome di fantasia) e vorrei raccontarvi la mia storia.
Fino all’età di diciannove anni io, mia madre, mio padre e mia sorella più grande di me di quattro anni abbiamo vissuto in un paese di campagna.
Quando successe il fatto che vado a raccontare d’anni ne avevo dodici.
La vita per uno della mia età in quel posto non era delle migliori, difatti non vi erano veri e propri divertimenti e i ragazzi della mia stessa età che frequentavo a scuola erano tutti di altri paesi.
Il dramma era poi quando veniva l’estate l’isolamento era quasi completo ed io ero costretto ad aiutare mio padre nei lavori nel campo oppure gironzolare nel paese.
Vi era però un gruppetto di ragazzi intorno ai diciassette anni (Luca, Marcello e Roberto) e io più volte avevo cercato di farmi accettare da loro ma senza riuscirci.
Mi incuriosiva poi il fatto che molto spesso si appartavano tra loro su di una collina in cui vi era una vecchia cava di pietra oramai abbandonata da anni e morivo dalla voglia di andare con loro.
A volte provavo a chiedergli di portarmici, ma il più delle volte o tacevano o mi trattavano in malo modo.
Un giorno preso da un’improvvisa curiosità decisi di seguirli di nascosto.
Arrivati alla cava si appartarono dietro a dei blocchi posti a casaccio, io ero rimasto a distanza di sicurezza, dove non mi potevano vedere ma in questo modo neppure io vedevo cosa stavano facendo, quindi dopo circa mezzora presi coraggio e decisi di farmi sotto.
Arrivai in una posizione più favorevole dove potevo osservare Marcello e Roberto erano seduti a terra sfogliando qualcosa. Ad un certo punto alle mie spalle spuntò Luca: “Ma bravo! Hei, ragazzi guardate un po’ chi c’è venuto a trovare!” Gli altri si alzarono mentre Luca mi spingeva verso di loro.
”Che cosa sei venuto a fare?” “Bhe – risposi io imbarazzato – ero curioso di sapere cosa facevate, tutto qui, non pensavo di fare qualcosa di male.”
”Ma tu non hai fatto niente di male è solo che non volevamo averti tra i piedi, in ogni caso visto che ci sei oramai tanto dirtelo, l’importante è che giuri di non farne parola con nessun altro”.
”Va bene lo giuro” – risposi eccitato, ma non ancora del tutto tranquillo.
”Questo è il nostro Club privato, ci veniamo a ritirare qui in meditazione a masturbarci aspettando che quella troietta di tua sorella ce la dia!”
Rimasi qualche secondo in silenzio e poi dissi imbarazzato:”Mastur…cosa?”
”Oddio – esclamò Marcello – questo non sa mica ancora un cazzo! Seghe!!
Veniamo qui a farci delle seghe! Prendiamo quella cosa che abbiamo tra le gambe e ce lo meniamo.”
Cercai di fare la faccia di quello che aveva capito, ma non mi venne molto bene perché subito Luca mi disse: “Non mi dirai che non te le sei mai fatte insieme i tuoi compagnucci a scuola?”
Io in tutta risposta scossi la testa chinando lo sguardo come vergognato di non sapere una cosa che a loro sembrava tanto familiare.
”Se vuoi te lo facciamo vedere”- disse Roberto. “Ma no, lascialo stare non vedi che è ancora piccolo” – sbottò un altro.
”Io dico che non gli tira neppure!” – aggiunse il terzo.
”Io invece dico che impara in fretta! Dai vieni qui.” – mi disse facendo segno di seguirlo.
Prese in mano il giornale che aveva buttato in terra quando mi avevano scoperto, si mise a sedere con la schiena contro una roccia e cominciò a sfogliarlo, mi accomodai di fianco a lui aspettando che mi desse delle spiegazioni.
”Vedi questo è un giornale porno che ci serve per eccitarci, ossia per far diventare duro come il marmo il nostro cazzo.” Cominciò poi ad indicarmi delle figure che io personalmente non riuscivo a comprendere: vi erano degli uomini e delle donne nelle posizioni più assurde, ma il tutto si sintetizzava nel fatto che vi era sempre una penetrazione da parte del cazzo dell’uomo dentro la fessura o nel culo della donna.
”Ecco questa è la posa in cui vorrei mettere quella gran troia di tua sorella uno di questi giorni” – disse ridendo Roberto cominciando a
togliersi i pantaloni e tirarsi giù le mutande.
A quel punto vidi che il suo uccello era diritto come un fuso e che era enorme paragonato al pistolino che mi ritrovavo io, non capivo come ci era riuscito.
Intanto gli altri che erano rimasti in piedi lo imitarono mettendo in mostra le loro nudità, mi girai verso Roberto che nel frattempo aveva impugnato il suo cazzo con la mano destra facendo su e giù.
”A questo punto la sega consiste nel fare avanti e indietro con la mano fino a che non ti esce dall’uccello una sostanza chiamata sborra simile ad uno yogurt e il gioco è fatto”.
”Questo in mancanza di una figa che si faccia sbattere” – aggiunse un altro ridendo.
”Bene, ora se vuoi far parte del gruppo tocca a te farci vedere cosa sai fare”.
A quel punto si accorsero del mio imbarazzo e per farmi coraggio cominciarono a dirmi che non dovevo vergognarmi. Mi alzai di scatto e
incominciai a slacciarmi i pantaloni lentamente, uno di loro mi si avvicinò ancora con il cazzo in banda e mi aiutò a spogliarmi; rimasi in pratica solamente in canottiera con le mani che tentavano di coprire le mie nudità.
”Dai non avere vergogna , non vedi che siamo nelle tue stesse condizioni? E poi volevi far parte del gruppo o sbaglio? Dai che ti diamo una mano”.
A quel punto mi fece sedere e cominciò a prendere in mano il mio uccello che piano piano diventava un poco più gonfio: “Hai visto che non è difficile ? Ti diverti, sta sentendo qualcosa?”
“Hei, dico non starai mica divertendoti a fargli una sega?” – disse Marcello a Roberto.
“Veramente per cambiare un poco avevo pensato ad un’altra cosa, già che ci siamo” “Ma non vorrai mica…” Roberto non gli fece finire la frase che mi disse: “Se vuoi ti faccio provare un’altra cosetta, sei disposto a farla per me ? non è brutta sai! Vieni qua”.
Mi fece alzare e mi portò vicino ad un masso isolato e abbastanza piccolo.
”Vieni, sdraiati a pancia in giù sul sasso, bravo così” – cominciò poi a sputarsi sul suo bel cazzo e a passarmi la sua saliva sul mio buchino.
”Oddio, Roberto non te lo vorrai mica fare” – si agitò Marcello.
”Lasciate fare – rispose – ora stai tranquillo che ti faccio sentire il paradiso.
Non potevo vederlo molto bene, ma capii che aveva appoggiato il suo cazzo contro il mio buco del culo e che lentamente cercava di entrarci.
Ero terrorizzato, mi stava assalendo un dolore insopportabile.
Cominciai a urlare e piangere “Ahi, ahi Roberto mi fai male! Non voglio noo!!.
”Cazzo non vuole entrare” disse ritirandosi dal mio culo.
”Porca puttana Roby, gli potevi fare davvero male; finchè si tratta di segate mi va bene in queste menate non ci voglio entrare io” – sbraitò
Marcello sostenuto di pari tono da Luca.
Io ero rimasto a piangere sempre nella posizione in cui mi aveva messo Roberto, che ad un tratto mi si avvicinò dicendomi : “Scusa Alessandro non volevo farti male, non lo so neppure io cosa mi è preso, dai tirati su ora”.
Appena mi rialzai asciugandomi le lacrime dagli occhi mi voltai verso di lui che scoppiò a dire “O porca troia, e venitevi a vedere un pò questa?” Era successo che il mio cazzo sembrava una verga da tanto che era diritto (seppure di modeste dimensioni) “E’ successo che questa specie di frocio si è eccitato come un maiale ad essere inculato!!!”.
Io non capivo cosa dicevano, continuavo ad avere un pianto a singhiozzo.
Passarono alcuni minuti nei quali ci eravamo tutti rivestiti, quando ad un certo punto uno di loro mi dice “Ma a te piaceva prima quando Roberto cercava di mettertelo dentro”.
”Bhe,- dissi con lo sguardo in basso quasi vergognandomi – non lo so neppure io, si, mi piaceva in un certo senso, ma il dolore era troppo da sopportare.”
Marcello sembrò pensare a qualche cosa per alcuni secondi poi disse “Se è solo un problema di lubrificazione ci vorrebbe dell’olio o della crema; tu Luca puoi fare un salto a casa tua per vedere se ne trovi”.
”Va bene, ma non sarà pericoloso lo stesso?”
”Ma no se dice che lui ci sta, e poi si può sempre interrompere se gli facciamo troppo male”.
”Va bene, io vado”.
“Ci sarà da aspettare una mezzora buona adesso, e intanto che si fa?” – chiese Roberto.
”Adesso sei tu che mi deludi – rispose Marcello – Alessandro, vieni qua e non avere paura questo giochino non può fare male. Inginocchiati davanti a me – e cominciò a tirarsi fuori il cazzo menandoselo fino a farlo diventare duro – adesso prendimelo in bocca, dai non ci pensare. È buono, vedrai che ti piacerà.”
Gli obbedii: dentro la mia piccola bocca vi era ora per la prima volta un cazzo. Sapeva di un sapore strano che non dimenticai per tutta la vita.
Passato il primo momento di insicurezza cominciai poi lentamente a darmi da fare succhiandolo come fosse un biberon.
”Adesso comincia a muovere la lingua, si dai così dai, che vai bene, Dio Roberto il ragazzo promette bene dai, ancora, ora leccami le palle e tutta l’asta.
Nel frattempo mi ero di nuovo eccitato, mi piaceva fare queste porcate e più il gioco andava avanti e più mi piaceva.
”Ora lo scopo in bocca! Adesso chiudi le labbra intorno al cazzo e stai fermo che penso tutto io – mi prese la testa dal di dietro con entrambe le mani e cominciò ad avvicinarmela e allontanarmela dal suo uccello, facendomi arrivare la sua asta sempre più in profondità ad ogni colpo, me lo sentivo battere contro il palato e la cosa mi faceva diventare matto.
Ora il ritmo cominciava a diventare più forte ” Gli vengo in bocca come ad una troia, gli vengo in bocca” continuava a gridare “Ora, ora, ora…..Sborroooo!!!”
In quell’attimo estrasse l’uccello dalla mia bocca e potei vedere dei fiotti di roba biancastra uscirgli dal cazzo e andarmi ad imbrattare il viso; continuò a menarselo. “Apri la bocca dai che ti do da bere” – mi urlava – ed io come ipnotizzato seguivo tutto quello che diceva.
Mi venne in bocca due o tre volte, sentivo lo sperma che mi si appiccicava sul palato e sulla lingua, poi all’improvviso deglutii il tutto.
”Cazzo, ha buttato giù tutto, è riuscito a non farne uscire neppure una goccia! Ti è piaciuto, vero!”
”Si – risposi mentre inconsciamente andavo a raccogliere con le dita la sborra sulla mia faccia e le leccavo avidamente – ne vorrei bere ancora!”
”Cazzo è proprio insaziabile! Ora ci penso io” esclamò Roberto avvicinandosi alla mia bocca con il cazzo in mano. Presi a succhiarlo avidamente, ma appena poco dopo sentii Marcello dire : “Aspetta Roby che sta arrivando Luca”.
Subito l’altro estrasse il coso dalla mia boccuccia dicendomi – “Non preoccuparti, il bello arriva adesso!”.
Luca aveva portato della crema idratante di sua madre, sperando che potesse andare bene.
”Non ti preoccupare andrà benissimo. Cavolo Luca, mentre eri via Marcello si è fatto spompinare alla grande, gli è pure venuto in bocca e il bambino ha bevuto tutto!”
”Non sono un bambino!” – puntualizzai. “Si – rispose – ma sei sempre un grande frocio. Ora rimettiti nella posizione di prima che ci riproviamo.”
”Mi raccomando Marcello” dissi.
Mi avvicinai al sasso e mi buttai a pancia sotto come prima impaziente della penetrazione che mi aspettava.
Marcello si era avvicinato con il barattolo in mano, lo aveva aperto e aveva cominciato a spargere la crema sul suo cazzo che oramai scoppiava dalla voglia.
Se ne mise in abbondanza, poi mi si avvicino e si chinò sopra di me. Mi allargò con le due mani il culo fino a vedere il mio buco “Certo che ce l’hai proprio stretto, se entrava alla prima era proprio un miracolo”
Prese un altro poco di crema con due dita e mi unse ben bene il buco poi, non contento, cominciò ad infilarmi dentro il dito ancora cosparso di crema disse per ungere meglio.
Io cominciavo già a provare piacere in quel modo : “Ora stai molto rilassato e non preoccuparti. Cerca di allargati il culo da solo con le mani.”
Tirai indietro le mani e feci come mi aveva detto, mentre potevo osservare gli altri due davanti a me che mi guardavano completamente eccitati.
Roberto avvicinò piano il cazzo contro il buco e comincio a premere costantemente.
La crema stava facendo il suo lavoro, perché sebbene sentivo una sensazione di dolore non era più cosi forte come prima. Mi lascia scappare un gemito “Se ti faccio male dimmelo” “No, ce la faccio, fa bene, dai sfondami che mi piace!” Sconvolgente! adesso ero io che lo incitavo a sverginarmi il culo; il dolore cominciava a crescere mano a mano che il suo membro entrava dentro di me, ma sempre su livelli accettabili, ed io ero deciso a non mollare.
Ad un certo punto sentii il suo ventre sopra la mia schiena e capii che era tutto dentro. Lentamente cominciò a toglierlo, per poi di scatto invertire la direzione, una, due, tre volte a ritmo sempre più crescente. Il culo mi faceva male e mi bruciava, ma il piacere era più forte del dolore.
Cominciò a gemere di piacere e i miei mugulii si confondevano con i suoi.
Mi sentivo l’interno del culo completamente riempito da una presenza indefinibile.
Chi altri stavano ancora a guardare con gli occhi sbarrati e con il cazzo in mano eccitatissimo.
Tra le grida di Roberto che oramai stava per venire mi rivolsi a loro con uno sguardo come estasiato dal piacere ed esclamai “Voglio anche i vostri uccelli dentro di me dopo! E’ troppo bello!” Luca mi si avvicinò e mi porse il cazzo davanti alla faccia ed io non vidi l’ora di prenderglielo in bocca. Mi diedi da fare con la lingua, me lo infilavo e sfilavo, ma non riuscivo andare a tempo con i colpi sempre più violenti di Roberto che stava pompando dal di dietro.
Ad un certo momento le sue grida cominciarono a crescere di intensità ” Aaaaah ci siamooo gli vengo dentro! ” Non appena dette queste parole cominciò a penetrarmi con colpi più radi, ma violenti. Ora ero io ad urlare il mio piacere e il mio dolore. Mi ero staccato dal cazzo di Luca che continuava a menarselo ed era talmente forte la foga di Marcello che mi
aveva staccato dal masso e buttato sul prato. Poi cominciò il riempimento del mio sfintere: sentii calde sborrate che uscivano dal suo cazzo e mi colavano nel culo mescolandosi con i rimasugli della crema. Ancora pochi colpi ed ebbe finito: staccò lentamente l’uccello che oramai si stava sgonfiando e si allontanò di due passi da me che stavo ancora a carponi sul prato ansimante. Luca era venuto da solo, Marcello mi girò intorno e si mise a guardare il mio culo ” Porca troia Roby glielo hai allargato ben bene! Ora tocca a me”
“Cazzo è stato ancora meglio di scopare! Altro che seghe, da oggi abbiamo un nuovo divertimento”. Quando mi decisi a tirami su da terra
un forte dolore mi attraverso il culo, vidi Marcello che intanto si stava ungendo già il pene. “Marcello, per piacere aspetta un momento, mi fa ancora male e vorrei aspettare”
“Ma si – rispose ridendo Marcello, dagli un pò di tempo per riprendersi, tanto mi sa che stasera fa gli straordinari”.
Ad ogni modo la mia capacità di ripresa fu straordinaria: quella sera, prima di arrivare a casa mi possedettero in culo e in bocca almeno due volte per uno.
Ci incamminammo insieme verso il paese loro sfiancati come non poco e io felicissimo di quella mia prima esperienza”.
”Luca ricordati domani di portare altra crema.” – disse Marcello.
Poi mi guardò fisso e mi disse “Ma tu non hai ancora sborrato o sbaglio?”