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Lo Voglio

È proprio necessario? – domandai
– Sì!

Luciano strinse ancora di più i lacci del bustino, una guepiere che solo lui poteva trovare chissà dove. Era corta e mi arrivava poco sopra l’ombelico ma comprimeva il petto in un modo quasi doloroso.

– Ed ora? – domandi quando ebbe terminato
– Girati, fatti guardare.

Obbedii improvvisando una piroetta che speravo elegante.

– Sei bellissima! – osservò

Con un sorriso lo ringraziai per il complimento mentre mi avvicinavo a lui. Lo baciai mentre le sue mani si posavano sui fianchi prima di scivolare dietro, sui glutei. Mi eccitavano le sue carezze e l’ispezione cui era sottoposto il mio corpo iniziava a farmi sperare in una serata speciale. Avvertii un delicato tocco sulle labbra glabre del pube, poi la sua mano si aprì sulla vagina. Sospirai e cercai ancora i suoi baci.

– Metti questi. – disse lui porgendomi due fili uniti ad un piccolo triangolo di tessuto.

Fissai per un istante quella cosa quindi compresi che erano degli slip, almeno parevano tali.
Li indossai cercando di centrare in qualche modo il tessuto sulla vulva mentre il filo posteriore s’insinuava profondamente tra i glutei. Praticamente era come non avere nulla indosso.

– Adesso? – domandai
– Sei impaziente! – mi fece osservare lui
– Inizio ad eccitarmi. – confessai
– Metti anche queste.

Mi porse due calze autoreggenti a rete molto fitta, nere come il resto. Le indossai.

– Adesso ti voglio! – sospirai
– Voltati!

Mi voltai lentamente domandandomi cosa aveva in mente il mio uomo quella sera.
Lui si levò la cravatta, sciolse il nodo, e me la posizionò sugli occhi. Quindi la legò dietro la nuca.

– Mmm… hai voglia di giocare…- osservai

Lui non disse nulla, mi spinse avanti sin che non incontrai la parete della stanza.

– Appoggiati! – disse

Non potevo far altro che obbedire.
Restai immobile in quella posizione, in attesa cercando di controllare la forte eccitazione sessuale che stava nascendo nel profondo del mio ventre.

– Apri un po’ le gambe. – ordinò la sua voce lontana da me.

Spinsi in alto il sedere e divaricai leggermente le gambe.

– Solleva le braccia ed appoggiale alla parete.

Obbediente come raramente mi capitava soddisfai ogni sua richiesta.
Mi chiese di voltarmi, appoggiarmi ancora alla parete, di scendere a terra con le gambe divaricate, poi mi fece sdraiare, rotolare sul tappeto e così via.

– Mi stai fotografando? – domandi maledicendo queste fotocamere digitali così silenziose.
– Sì! – ammise
– E… perché la benda sugli occhi?
– Mi piaci così… questa sera.

Divenni ancora più sensuale, le parole di Luciano riuscivano sempre a stimolarmi con la loro naturale sincerità
Dopo una breve serie d’altri scatti mi chiese di mettermi sulle ginocchia, stavo obbedendo a questa ulteriore richiesta quando ebbi sentore che lui fosse vicino a me. Non potevo vederlo ma riuscivo a “sentire” sempre la sua presenza. Inspirai a fondo quindi domandai:

– Adesso cosa vu… –

Non fui in grado di terminare la frase, al profumo di sesso del mio uomo reagii istintivamente dischiudendo le labbra. Percepii subito la rigida consistenza del glande sfiorarmi la bocca, allora la spalancai.
Lui si spinse sino in gola e presi a succhiarlo.
Il suo gioco iniziava a piacermi, solo non comprendevo perché mi avesse costretta ad indossare quella biancheria. Lui che mi preferiva sempre completamente nuda.
Luciano ama la mia pelle, il mio corpo ed il calore che emano solo per lui quando faccio l’amore; perché mi aveva rinchiusa in quel bustino?
Non potevo seguire il filo del mio pensiero, quel cilindro di carne che mi stava letteralmente “scopando” la bocca richiedeva tutte le mie attenzioni. Entrava ed usciva dalle mie labbra senza darmi il tempo di succhiarlo, di leccarlo e stimolarlo come avrei desiderato. Percepivo nel mio uomo una violenza mai colta prima di allora, lui sempre così attento al mio piacere… mi stava semplicemente usando per raggiungere il suo. Paradossalmente questa situazione mi eccitava più di quanto avrei potuto immaginare.

“Vuoi godere?” – Pensai – “ Allora vieni… fammi ingoiare il tuo seme… su!”

Mi concentrai sul suo ritmo e riuscii finalmente a centrare il glande con la lingua, soddisfatta del suo grugnito di piacere gli afferrai i glutei bloccando il suo andirivieni e mi lancio un una lunga serie di leccate lungo l’asta con l’espressione più adorante che mi riesce. Un sentimento vero, sentito nel profondo della mia anima. Adoro il mio uomo!
Lui mi lasciò fare, lo sentivo fremere, respirare sempre più velocemente. Mi aspettavo un fiotto di seme sul viso da un momento all’altro ma non mi fermai, volevo sentirlo urlare di piacere questa volta.
Inaspettatamente le mani di Luciano mi afferrarono i capelli e mi allontanarono dal suo sesso, mi sfuggì un gemito di rimprovero, poi mi accucciai sui talloni.

– Ti voglio bere… – confessai
– Non adesso! – rispose lui.

Sorrisi mentre pensavo: “Non mi resisti più… sono troppo… troppo eccitante per te!”.
Non espressi a parole questo pensiero, non sapevo cosa stava passando per la mente del mio uomo, quella volta non riuscivo a comprenderlo e temevo di rovinare il suo gioco con le parole sbagliate.

Sono sua, totalmente ed incondizionatamente sua.

– Alzati! – la sua voce era tornata normale, dolce e sensuale come sempre.

Mi sollevai aiutata dalla sua mano, quindi mi lasciai guidare.
Immaginavo mi volesse stendere sul divano o farmi inginocchiare sulla seduta per prendermi ma notai che il percorso era più lungo.

– Dove mi porti? – domandai

Lui non rispose, pose le mani sulle mie spalle e mi fece voltare. Percepii il suo respiro sulle labbra, poi le sue mi sfiorarono e mi baciò. Risposi con passione offrendomi a lui. Non durò a lungo, si staccò e mi spinse indietro allontanandomi da lui. Poi nulla.
Non sentivo più le sue mani, il suo respiro, la sua presenza.
Il vuoto intorno a me, ero tentata di levarmi la benda dagli occhi ma temevo di rovinare il suo gioco.
Lentamente indietreggiai ancora, sino a sfiorare il tavolo. Non avevo perso l’orientamento.

– Cosa devo fare? – domandai remissiva.

Silenzio.
Appoggiai le mani sul bordo del piano dietro di me in attesa di non so che cosa.

– Mi stai ancora fotografando?

Lui non rispose ma riuscii a sentire i suoi passi verso di me. Improvvisamente le sue mani scivolarono sotto ai glutei sollevandomi per pormi seduta sul grande tavolo. Mi spinse indietro sino a che non reclinai il busto poggiandomi sui gomiti.

– Ferma! – disse lui

Restai immobile per qualche istante sicura che mi stesse riprendendo, poi non resistetti alla tentazione di aprire leggermente le gambe. Non ricevendo altri stimoli continuai sino a spalancarle dinanzi lui… penso.

– Va bene così? – Domandai mentre spingevo in alto il busto per esporre meglio il seno.

In risposta alla mia domanda una mano si posò delicata sulla coscia per scivolare lenta sulla calza sino ad incontrare la pelle. Rimasi immobile a gustarmi quella carezza inaspettata, mi piaceva quel tocco delicato.
La mano si spinse fino agli slip e li scostò di lato, denudandomi le labbra fradice della vagina e spingendo il mio desiderio ogni oltre lecito limite. Un dito strofinato con dolcezza tra le grandi labbra mi fece sospirare, poi una fitta di piacere quando incontro il clitoride mi costrinse ad inarcare la schiena.

– Oh sì, lo voglio! – gemetti

La mano di allontanò ma subito percepii qualcosa di più grande e caldo puntare sulla mia femminilità. Mi strofinava il glande sulle labbra divaricandole poco alla volta, sfiorava l’ingresso senza però entrare in me. Non resistevo più, lo volevo dentro ora che ne percepivo la presenza così vicina.
Finalmente mi penetrò.
Spingeva ed io mi aprivo a lui, lo sentivo entrare lentamente, riempirmi sino a colmare il vuoto lasciato dal desiderio. Si muoveva sfruttando tutta l’estensione del suo sesso, usciva quasi completamente per poi rientrare in me. A volte rimaneva fermo per qualche istante con il pene quasi completamente fuori, spingeva piano e mi penetrava con una lentezza esasperante. Immaginai che stesse scattando qualche immagine particolare in quel momento e questo pensiero mi eccitava ulteriormente.
Non potevo vederlo e neppure toccarlo, in quella posizione dovevo per forza sostenermi sui gomiti, se tentavo di raddrizzare la schiena lui spingeva più forte e mi costringeva a desistere. La situazione mi eccitava, questa costrizione cui mi sottoponeva il mio uomo era uno stimolo per cercare di dargli qualcosa in più nonostante non potessi muovermi come volevo. Non potevo fare altro che dimenare il bacino, sollevando ed abbassando il pube, contraendo e rilasciando i bassi addominali. Questo era molto stimolante per me che sentivo sempre meglio la presenza del mio uomo in grembo.
L’orgasmo mi colse quasi di sorpresa, non me lo aspettavo così presto e violento. Una lunga fitta di piacere sconvolse prima il ventre e poi il resto del corpo, mi esplose nel cervello e tornò giù. Lasciai all’istinto il completo controllo del mio corpo per godermi sino in fondo quel piacere così intenso.
Non capivo cosa stesse facendo lui, mi dimenavo in modo da spingermi contro il suo sesso per poi ritirarmi, ripetutamente sino al termine. Mi rilassai rimanendo nelle stessa posizione. Sentivo il mio uomo muoversi lento dentro di me, era piacevole la sua presenza. Piccole sensazioni piacevoli seguivano ogni penetrazione, ero in uno stato di profondo languore per godere ancora ma ora volevo lui.
Lo volevo dentro.
L’orgasmo aveva sedato la mia voglia ed ora la mente rispondeva a pieno, riuscivo a cogliere ogni dettaglio, conoscevo bene il mio uomo… tanto da capire che era al limite.
M’immaginavo già il suo seme che invadeva il mio ventre, ero pronta ad accoglierlo e tenerlo tutto dentro di me, ma lui improvvisamente uscì.
Lasciò che il pene si poggiasse sulle labbra della vagina e continuò a muoversi. Sollevai il pube per invitarlo dentro, lo volevo dentro!
Ma lui spinse in avanti il bacino e continuò a strofinarlo sull’esterno della vulva.
Cosa aveva in mente?
La risposta non tardò. Un fremito lungo l’asta seguito da un suo gemito precedette la sensazione di qualcosa di caldo e umido sulla pelle. Il suo seme si sparse sul bustino e sulla pancia, percepivo i testicoli premuti sulla vulva ed immaginavo perfettamente il suo sesso che spruzzava ovunque sul mio corpo.
Rimasi immobile sin che lui non me lo rimise dentro, mi penetrò al termine del suo orgasmo e rimase ancora dentro di me per qualche istante. Non mi accarezzava come il solito, non sentivo le sue mani su di me: mi stava fotografando.
Soddisfatto uscì da me, si allontanò e mi fece alzare. Mi condusse verso il divano e mi spinse a sedere. Sentivo il suo seme diventare sempre più liquido e colare sulla pelle mentre mi sistemava le mani tra le gambe.

– Ecco, così, ferma! – disse
– Cosa vuoi ora? – domandai
– Ancora qualche foto. – ammise lui.
– Perché? – domandai finalmente.
– Lo scoprirai. – rispose enigmatico.

Feci per alzarmi convinta che fosse soddisfatto del nostro gioco, ma lui mi fermò.

– Rimani così, giochiamo ancora un po’

Mi levò la benda e finalmente il suo viso illuminò i miei occhi.

– Tengo il bustino? – domandai maliziosa
– Sì, anche le calze.

Abbassai lo sguardo verso il basso, lungo il mio corpo. Il suo seme stava colando lento in parte sulla stoffa del bustino ed in parte sulla pelle.

– Mi ripulisco un po’ – affermai tentando di alzarmi
– No, mi piaci così!

Sorrisi mentre osservavo il suo sesso nuovamente in via d’erezione, scivolai giù dal tavolo per inginocchiarmi dinanzi a lui.
Dischiusi le labbra per accoglierlo, sapeva di me, aveva il mio sapore unito a quello del suo sperma. Mi eccitava quel gusto della nostra passione, del nostro piacere. Succhiavo con forza, aspirando quel poco di seme che rimaneva nel membro del mio uomo come se volessi nutrirmi di lui, in realtà non riuscivo ad accettare che fosse venuto su di me e non dentro di me. Il seme che avevo sulla pelle scivolava lento, lo percepivo chiaramente come una scia di bruciante desiderio, inconsapevolmente portai una mano sul bacino e lo raccolsi in parte fermando la sua discesa. Questa mossa non sfuggì al mio uomo che scivolando via dalla mia bocca mi domandò:

– Ti spiace sprecarlo o ti senti sporca?

Non risposi ma lasciai scorrere le dita imbrattate verso il pube e le infilai tra le grandi labbra.
Rabbrividii quando sfiorai il clitoride, una scossa di piacere mi costrinse a flettere il busto in avanti. Sempre inginocchiata dinanzi a lui divaricai le gambe e spinsi le due dita dentro di me, le sentii scivolare lubrificate dal suo seme e non fu possibile trattenere un gemito di soddisfazione che lui intese come di piacere. Non guardai il mio uomo, immaginavo la su espressione, e non mi fermai; raccolsi ancora parte dello sperma che avevo sulla pelle e me lo portai alla vagina penetrandomi con le dita della mano. Mi eccitava quanto stavo facendo, il solo pensiero di raccogliere il frutto della sua passione per riporlo al suo posto naturale mi scaldava.

– Continua! – mormorò lui con un tono di voce che raramente mi era capitato di percepire.

Ero solo in parte consapevole delle mie azioni, mi rendevo conto di quanto stavo facendo ma non ne valutavo a pieno il significato. Ero profondamente eccitata ed avrei fatto di tutto pur di continuare a provare quella sensazione così intensa. Intanto lui mi scattava una foto dietro l’altra, fissavo la lente dell’obbiettivo e mi lasciavo riprendere in quello stato.
Avevo voglia, fissai il suo sesso e notai come fosse tornato nel pieno della sua forma, evidentemente anche a lui questo gioco piaceva, e tanto.

– Mettimi dentro qualcosa… qualsiasi cosa! – gemetti mentre premevo la mano sul ventre

Ero sincera, volevo qualcosa dentro ma non m’importava cosa. Sentivo un doloroso senso di vuoto nel ventre, una pressione che riuscivo a lenire solo in parte premendo con forza la mano sotto l’ombelico.

Finalmente lui ripose la fotocamera, mi parve che la ponesse con troppa cura sul mobile, come se volesse assicurarsi che puntasse in una direzione precisa.
Afferrò dolcemente la mia mano e mi guidò verso il divano, mi fece inginocchiare sulla seduta poi mi spinse il busto contro lo schienale. La sua mano s’infilò tra le cosce e mi fece divaricare le gambe, nello stesso istante percepii il suo sesso premere sulle labbra della vagina. Mi penetrò completamente e rimase fermo dentro di me per qualche istante, poi iniziò a muoversi.
Io serrai gli occhi e restai immobile a godermi quella presenza, a gustarmi le sue spinte. Scivolava dentro di me che istintivamente mi contraevo ogni volta che lo sentivo entrare, volevo godere ma non troppo in fretta. Purtroppo ero troppo eccitata ed eccessivamente sensibile, cercai di concentrarmi sulle pure sensazioni fisiche ma la mente non voleva saperne di cedermi il controllo.
Inizialmente fu una semplice fitta di piacere troppo intensa poi, quando pensavo d’essere riuscita a controllarmi, l’orgasmo esplose in me. Crollai sullo schienale del divano e divaricai ancora di più le gambe sollevando per quando potevo i glutei invitando il mio uomo a muoversi. Lui aumentò il ritmo, mi sferrò delle vere e proprie sferzate nel ventre costringendomi a godere sempre di più, solo quando colse la mia totale resa al piacere si spinse in profondità e si lasciò venire in me.

Mezz’ora più tardi ero ancora seduta su quel divano, semisdraiata con le gambe dischiuse cercavo la forza per levarmi quel bustino ed infilarmi sotto la doccia.

– Non ti è bastato… vero? – domandò improvvisamente lui.
– Non ci riuscirei ma lo farei ancora! – risposi sinceramente.
– Adesso?
– Sì!

In quell’istante compresi, allora espressi il pensiero che lui voleva sentirmi dire:

– Se ci fosse un altro maschio, qui adesso, mi farei ancora scopare da lui…

Avevo fatto centro!

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