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Nora, 8 dicembre 1909

Mia dolce puttanella Nora,
Ho fatto come mi hai suggerito tu, zozza fanciulla, me lo sono menato due volte leggendo la tua lettera. Vado in sollucchero nel vedere che ami essere fottuta in culo. Sì, ora mi ricordo di quella notte in cui ti ho fottuta così a lungo il Pò. Cara, quella è stata la scopata più memorabile che abbia mai fatto. Il cazzo è restato piantato in te per ore, fottendoti e rifottendoti il didietro. Sentivo le tue grosse natiche madide di sudore sotto il mio ventre e vedevo la tua faccia spiritata ed i tuoi occhi folli.
Ad ogni colpo di coda che ti davo la tua lingua impudica guizzava fra le tue labbra e se ti davo un colpo molto più forte e profondo del solito, dei peti molli e grassi fuoriuscivano crepitando dal deretano. Avevi un culo pieno di peti quella notte, amore mio, e te li tiravo fuori a grappoli fottendoti, quei bei peti grassi, alcuni lunghi e ventosi, altri brevi, allegri e sfrigolanti e poi una gragnuola di minuscoli peti che si concludeva con una colata di umori che sgorgava dal tuo buco. È meraviglioso fottere una donna piena di peti e farli uscire ad uno ad uno ad ogni colpo di coda. Credo che riconoscerei ovunque un peto di Nora.
Credo che potrei individuarlo in una sala piena di donne spetazzanti. È un rumore piuttosto leggero non il peto molle che immagino nelle donne grasse.
È improvviso e secco e sporco come quello che una ragazza sfrontata mollerebbe la notte, per ridere, in un dormitorio. Spero che Nora continui a mollarmeli, questi bei peti, in faccia, perché possa respirarne il profumo.
Dici che quando ritornerò me lo succhierai e vuoi che io ti lecchi la figa, piccola sporcacciona. Spero che una volta tu mi sorprenda mentre dormo vestito e che ti avvicini furtiva con la foia di una puttana negli occhi, e mi sbottoni delicatamente bottone dopo bottone la patta dei pantaloni e delicatamente ti impossessi del grosso mickey del tuo amante, e che lo ingoi con la tua bocca umida e che lo succhi ancora e ancora fino a quando diventa più grosso e più duro, e che te lo fai venire in bocca. Anch’io ti sorprenderò addormentata, ti rivolterò le sottane ed aprirò delicatamente le tue mutande ardenti, quindi mi stenderò delicatamente accanto a te ed inizierò a leccarti pigramente tutto attorno all’orlo peloso. Tu inizierai a muoverti e ad agitarti quando leccherò le labbra della figa, mia cara.
Inizierai a gemere e grugnire e sospirare e scoreggiare di gioia nel sonno.
Allora leccherò sempre più veloce e ancora più veloce come un cane vorace fino a che il tuo corpo non si torca selvaggiamente e che la tua figa non diventi una massa di bava.
Buona notte, mia piccola Nora scoreggiona, mio sporco uccellino fottitore.
C’è una parola stuzzicante, amore, che hai sottolineato per farmelo menare meglio. Scrivimela ancora con dolcezza, e altre più sporche, più sporche.

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