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Quel porco del mio capo

Detestavo con tutto il cuore Marco, il migliore amico del mio ragazzo Antonio.
Ero costretta a vederlo spesso, visto che da poco era diventato anche il mio datore di lavoro e lavoravo da lui.
A 32 anni, dopo un mare di lavoretti, spesso in nero, un posto fisso da segretaria è molto appetibile, anche se la paga non era tanto alta (1100 euro al mese).
Il mio ragazzo non immaginava neanche che persona squallida fosse Marco.
Era uno che in comitiva, quando uscivamo tutti insieme, era tutto preciso e pareva anche timido.
Non appena si trovava da solo con me, non faceva altro che parlare delle sue conquiste, del fatto che scopava con tre donne diverse a settimana, e si vantava anche di non usare mai contraccettivi, ma di non aver mai fatto guai…
Perché aveva il controllo perfetto del suo uccello e quando doveva schizzare, lo faceva sempre in bocca della ragazza.
Mah, pensavo io, questo sicuramente racconta un sacco di stronzate.
Inoltre faceva anche pesanti apprezzamenti sul mio corpo.
Io stavo sempre zitta, non volevo essere licenziata, specie perché io e il mio amore stavamo mettendo da parte i soldi per sposarci e mettere su casa.
Un giorno però, dopo l’ennesima battuta (“Che belle labbra carnose che hai, scommetto che sei una pompinara fantastica!”), non ci vidi più e gli diedi un fortissimo ceffone.
“Ahi, ma sei impazzita?” piagnucolò Marco.
“E falla finita stronzo!” dissi io incazzatissima “Devi avere rispetto per me! Il fatto che sono una tua dipendente non vuol dire che puoi permetterti certi toni! Se stare al lavoro con te vuol dire sopportare tutto questo, mi licenzio subito.”
“Ho capito” disse Marco con un sorrisino “Ti eccito troppo e sai che prima o poi mi salterai addosso. Se vuoi andartene per non tradire Antonio, fai pure, ma a me piacerebbe se restassi, tanto prima o poi quello che deve succedere succederà.”
“Cosaa? Ma sei matto? Io con te mai! Forse quelle che rimedi per strada per cento euro ci stanno, io non mi vendo.”
“Le donne che mi scopo lo fanno gratis, non ho bisogno di pagare nessuna” disse lui facendosi serio.
“Non ti credo, sei solo un bugiardo.”
“Ah si? Beh domani mattina, prima di venire al lavoro, fai un salto qui e vedrai…”
Scrisse qualcosa su un bigliettino e me lo porse.
La mattina dopo mi alzai prima e andai all’indirizzo scritto sul pezzo di carta, attraverso una stradina tortuosa: arrivai ad una casetta a pochi km dalla città, immersa nel verde.
Andai verso la porta sbuffando, ma prima ancora di bussare, notai un post-it appiccicato all’altezza del mio naso: – Sono con le mie due amiche porcelline, non disturbare, puoi guardarci dalla finestra piccola nel lato sinistro della casa. Ho messo uno sgabello così ci arrivi senza problemi, visto che sei bassina. Ho messo un pacchetto di fazzoletti sull’erba, così ti asciughi le mutandine e non arrivi in ufficio macchiata. -”
Che razza di stronzo, feci per andarmene, ma poi pensai che avrei fatto la figura della santarellina, di quella che si scandalizza facilmente, di quella che ha paura di perdere, così orgogliosamente andai verso il luogo indicato.
Arrivai alla finestrella, incavata nel muro e quasi caddi dallo sgabello per la sorpresa!
Marco, con solo i boxer addosso, era inginocchiato davanti a quella bellissima bionda semivestita, aveva ancora la maglietta addosso, ma la gonna era tirata tutta su.
Lui le teneva le cosce spalancate e le slinguazzava la fica avidamente.
Intanto un’altra, una rossa, si era abbassata su di lei e si stava facendo succhiare i capezzoli.
“Mmmh, vai tesoro, succhia di più, come sei brava, mi fanno quasi male le tette!” e intanto le carezzava i capelli.
“Adesso siete pronte a spompinarmi il cazzo?” chiese lui staccandosi dalla fica che gocciolava umori.
“Nooo ne voglio ancora, sei bravissimo a leccarmi la fica…” fece la rossa.
“Lo vedo tesoro, il tuo clitoride è gonfio come un piccolo cazzo, adesso però è il mio turno” le disse con una strizzatina d’occhi “Vi prometto che non ve ne pentirete…”
Le fece alzare in piedi e poi la maglietta alla bionda, scoprendo le sue tette grosse, sicuramente rifatte, visto quanto era magra.
Succhiò i capezzoli a lei e alla sua amica e nel frattempo si abbassò lentamente i boxer, un cazzo grosso uscì fuori, un cazzo oscenamente grosso, la lunghezza era normale, ma la circonferenza era quanto quella di una lattina e la cappella era proprio enorme!
Non riuscii a trattenere un gridolino.
Lui si girò di scatto verso la finestrella, facendomi quasi cadere di nuovo e sorrise nella mia direzione.
Rimasi immobile e sperai che non aveva visto il mio sguardo.
“Su troiette, inginocchiatevi, che voglio un pompino a regola d’arte, dovete succhiarmi anche l’anima!”
Loro subito si avventarono su quel cazzone e quasi litigavano per chi doveva succhiarglielo per prima.
La rossa lo prese in mano e spalancò la bocca, facendo entrare appena metà cappella.
Dette due tre succhiate e poi fu il turno della bionda che avendo la bocca più larga riuscì a imboccare tutta la cappella e lo ciucciò.
L’altra allora si accovacciò e prese a leccargli le palle e a leccarlo lungo l’asta, fino ad incontrarsi con la bionda.
Il cazzone era in mezzo alle loro labbra e loro due tirarono fuori le lingue e presero a slinguazzarsi reciprocamente, dando colpi di lingua anche al grosso membro.
“E brave le mie porcelline, lo sapete che vi adoro quando fate porcate tra voi, ora leccatemi la cappella su…”
Loro lo presero in mano e titillarono la cappella violacea con le loro lingue saettanti poi lo succhiarono ancora e ancora, senza sosta.
Non avevo mai visto una scena del genere dal vivo ed ero profondamente turbata e quasi scandalizzata.
La trovavo troppo oscena, ma non riuscivo a staccarmi dalla finestrella.
Il fatto è che quando vedi certe cose dal vivo non è come vederle in televisione: io non avevo problemi a guardare porno, di tutti i generi, anzi spesso li guardavo assieme ad Antonio per eccitarci ancora di più e durante la proiezione scopavamo come ricci.
Adoravo le scene di sesso esibizionista, dove una coppia si faceva guardare e attorno a loro c’erano spettatrici e spettatori che si procuravano piacere.
E inoltre mi attiravano tantissimo le gangbang, dove dieci uomini mettevano i loro cazzi a disposizione di una donna e le schizzavano addosso una doccia di sborra.
Ma tutto questo, non era lontanamente paragonabile a una scena di trasgressione e sesso dal vivo, sentivo il rumore delle loro succhiate, sentivo i gemiti, sentivo lo sfregare dei corpi.
Era meraviglioso.
Mi accorsi che mi stavo cominciando a bagnare, eppure non mi ero sfiorata nemmeno con un dito.
Gli umori della mia fica avevano impregnato le mie mutandine e avevo una voglia matta di toccarmi, ma non potevo…
“Chi vuole essere scopata per prima?”
“Io…” disse la rossa.
“Bene allora mettiti a pecorina, e lecca la fica a lei, mentre te lo ficco dentro.”
“Oh si scopami…” dette un’ultima leccata al cazzone di Marco e poi si mise “a quattro zampe” con il culo bene in fuori.
Marco senza troppi preamboli le strofinò il cazzo addosso e la penetrò.
Lei dette un urlo non appena il cazzo di lui fu tutto dentro.
“Bravo si, mi sento tutta piena, scopami scopami voglio essere scopata sono la tua troiaaa!”
Lui l’afferrò per i fianchi e prese a scoparla velocemente, con il suo bacino che sbatteva forte contro il suo corpo.
Vedevo bene il cazzo che entrava e usciva e mi bagnai ancora di più.
Stavo per portarmi una mano verso la mia fica bagnata, per interrompere il mio tormento, quando sentii una voce:
“Tesoro che ci fai lì?”
Ritrassi subito la mano e scesi dallo sgabello: era Antonio, il mio fidanzato e amico di Marco.
“Ehm io, scusa, dovevo, i documenti, portarli…ehm… Marco ha scordato delle cose in ufficio e mi ha chiesto di, di, portarglieli.”
“Ma che ci fai su quello sgabello??”
“Io volevo vedere se era in, in, casa!” mentii spudoratamente.
“Certo che è in casa, ma adesso sta girando, non lo sai?”
“Sta girando???”
“Non te l’ha detto che stanno girando un nuovo film? Lui è un attore di film porno!”
Rimasi stupita e con una scusa dissi che dovevo tornare a casa.
Marco era un attore di film porno, non ci potevo credere, aveva trasformato la sua perversione in un vero e proprio lavoro.
Il giorno dopo in ufficio cercai di restare impassibile, ma lui ammiccava continuamente.
Quando restammo soli, lui mi fece: “Allora ti è piaciuto? Ho visto che ti stavi per sditalinare la fica mentre ci guardavi…”
“Sditalinare la fica? Ma che dici! Io me ne sono andata subito!”
“Strano, la telecamera di sicurezza mi dice il contrario…”
Quello stronzo mi aveva pure ripreso.
“Cosa vuoi da me, si può sapere??!!” cominciai a urlare come una pazza.
“Io voglio solo che ti lasci andare. Solo una volta. Non lo saprà mai nessuno. Hai visto quanto sono stato discreto finora, non ho detto ad Antonio che mi stavi spiando mentre mi chiavavo le mie colleghe.”
Si abbassò la zip e si tirò fuori quel suo cazzone largo.
Non riuscivo ad andarmene e l’unica cosa che seppi fare fu andare da lui e inginocchiarmi.
“Brava così, ora prendilo in bocca e succhialo dai…”
Senza prenderlo in mano lo imboccai e cominciai a fargli un pompino, con molte difficoltà visto che era molto largo.
Ma era bellissimo, sentivo il suo odore, la sua voglia, la sua durezza.
Mentre lo spompinavo fu spontaneo per me masturbarmi, misi la mano nelle mutandine, le scostai leggermente e iniziai a titillarmi il clitoride con il dito medio.
“Ecco così, sei meravigliosa porcellina, toccati mentre mi spompini, e allarga di più le cosce così ti vedo, o che bella fichetta che hai, quanto vorrei penetrarti…”
Senza pudore mi staccai dal suo cazzo e mi appoggiai alla scrivania a pecorina.
“Fallo adesso, scopami come una cagna, fai finta che non sono io, scopami!!”
Ed era vero, non ero più io…
Lui mi penetrò con grande difficoltà, mi sembrò come se mi aprisse in due la fica, ma ero talmente lubrificata che quel cazzone non mi fece male.
Mi scopò per un tempo indefinito: a ogni spinta ne volevo sempre di più e lo afferravo per il culo con le mani per indurlo a sbatterlo dentro, a sfondarmi la fica.
Gemevo gemevo senza preoccuparmi di nulla volevo solo essere scopata da quel cazzone.
“Ora ti sborro addosso, la vuoi la mia sborra?”
“Si sborrami sulla fica, tutta la mia fica piena di sperma, sporcami di sborra!”
Lui iniziò a pompare senza tregua e il mio piacere cresceva, cresceva, mi faceva tremare, finché non venni.
Marco tirò fuori il cazzone appena in tempo e sborrò sulla mia fica.
“Siii porca, godo, eccoti la mia sborra, ti sborro addosso!”
Tre getti caldi che mi sporcarono tutta.
Una sveltina meravigliosa, la più bella scopata della mia vita.
Dopo lui mi baciò sulle labbra e mi disse che quando volevo potevo divertirmi con lui senza pensieri, sarebbe stato sempre discreto.
Io tornai in me dopo i fremiti dell’orgasmo e mi rivestii in fretta, dopo essermi pulita dalla sua sborra con un fazzolettino di carta.
“Io scopo con diverse donne quasi tutti i giorni, ma credimi tesoro, non c’è niente di meglio che stare con una donna davvero porca come te, che ama il cazzo e che mi fa godere così.”
Io lo guardai e poi uscii da quell’ufficio, tornando al mio lavoro.
Dopo quella sera non è successo più nulla, ma io spero sempre che prima o poi mi sbatta contro la sua scrivania e mi scopi di nuovo…

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