Sì, e vero: non è importante quanto è grosso ma come lo usi.
Questa è una saggia legge inventata dagli uomini…diciamo meno dotati di altri, ma ha un assoluto fondo di verità. Immagino che un uomo superdotato sia tanto fiero del suo “arnese” da dimenticare quanto siano importanti le mani, i movimenti sensuali, la voce e la situazione che riesce a creare per il piacere di una donna, mentre l’uomo che ritiene inidonee le sue dimensioni si sforza di adottare tutte quelle tecniche in grado di sopperire la mancanza.
Forse è così!
Ma si può andare a letto con un uomo solo per le dimensioni del suo pene?
Sì, l’ho fatto ed ho tratto le conclusioni di cui sopra.
Devo ammette che, in casa, non mi posso lamentare; il mio uomo è dotato di cervello, di mani, di voce e di un fallo di “giuste” dimensioni. Tanto da non far nascere in me il desiderio di cercare qualcosa di più grande. Quando mi concedo una “distrazione” esterna alla nostra coppia lo faccio solo se si crea una situazione eccitante, sensuale, perversa. Devo essere sedotta anche senza premeditazione dall’altro uomo.
Però, quando mi è capitato di notare un imponente rigonfiamento sotto i calzoni del mio nuovo collega non ho potuto evitare di domandarmi cosa ci fosse lì sotto. Da allora è diventato un chiodo fisso per me, ogni volta che lo incontravo cercavo di analizzare la forma del membro che spingeva contro il tessuto. Forse è proprio questa la sua tattica di seduzione: lasciar intuire che ha qualcosa di molto importante la sotto e stimolare quindi la curiosità femminile.
Se era come immaginavo non potevo perdermi l’occasione di provare quella cosa dentro di me. Così ho messo in pratica tutti i trucchi più subdoli che conosco, come strusciarmi contro di lui cercando di incrociarlo sempre in passaggi stretti. Sin che, un giorno, gli ho semplicemente domandato:
– Ma è davvero così grosso quello che tieni in mezzo alle gambe o hai infilato di tutto sotto le mutande per farlo sembrare enorme?
Sfacciata ma sincera. Come sincera è stata la sua risposta o meglio la sua mossa. Mi ha preso dolcemente la mano e l’ha portata sulla patta. Quello che ho sentito non lasciava dubbi.
– Lo vuoi provare?
Mi ha chiesto lui sorridendo. La mia risposta è stata in linea con la franchezza di tutto questo discorso:
– Sì, ma mi faccio scopare da te solo se è veramente quello che immagino.
Così mi son ritrovata a casa sua nell’intervallo pranzo a brandire un arnese che non riuscivo a cingere con la mano e che avrei dovuto sovrapporre tre mani e mezza delle mie per ricoprirlo tutto. Era davvero molto ben dotato, come avevo immaginato.
Ora la situazione era questa: non mi ispirava particolarmente come uomo, mi era rimasto indifferente sino al giorno in cui ho notato quel rigonfiamento. Sono una che non si accontenta di qualcosa di solido nel ventre per godere, mi basta il mio fido dildo se proprio voglio qualcosa di “importante”. Ma tutta questa situazione aveva quel non so che di grottesco ed animale che riusciva in qualche modo ad eccitarmi. Certo doveva essere piacevole sentirselo dentro, a patto di riuscire ad infilarselo, ma ero ottimista in questo senso.
Decisi quindi di iniziare a giocarci un po’, d’ingoiarlo tutto non se ne parlava neppure, però un sano lavoretto orale era sempre di ottimo stimolo per lui. Ammetto d’aver pensato intensamente a cosa poteva farmi provare una volta dentro di me appena ho appoggiato le labbra sul glande. Ho spalancato la bocca e sono scesa. Il diametro non era certo eccessivo, sicuramente grande ma non da record, ottima era la lunghezza. Ci misi tutta me stessa nel farlo godere con la lingua, volevo eccitarlo tanto da costringerlo a riversare su di me tanta euforia indotta.
Un investimento in previsione del successivo, inevitabile, amplesso.
Lui reagiva bene: sospirava, gemeva, sollevava il bacino per spingermelo tra le labbra. Quindi pensai che era giunto il momento di farmi prendere da lui. Mi adagiai sul divano, con le gambe aperte, disponibile e invitante.
– Adesso fammelo provare! – lo incito
– Te la senti? – mi domanda lui mentre mi appoggia la “meraviglia” sulle grandi labbra
– Entra! – ordino
– Non vuoi che te la lecchi un po’ per prepararti meglio?
– Sono già pronta.
Ammetto con la voce più sensuale che mi riesce. Conosco l’effetto che fa sugli uomini quella frase detta da una donna nuda, stesa e con le gambe aperte. Infatti lui mi guarda negli occhi mentre strofina il membro sulla mia vulva e appena sente di puntarne l’ingresso con un secco colpo di reni mi è dentro.
– Sì… mi piace, ora spingi a fondo, ti voglio tutto! – gemo con una voce esageratamente goduta.
Lui obbedisce ma si ferma prima che io possa sentire le sue palle premute contro di me, lo voglio tutto dentro e sollevo il pube invitante. In effetti è lungo, molto lungo, ho come l’impressione che prema in punti che nessuno ha mai raggiunto. Mi piace quella presenza ed anche se lui si limita a spingere con dolcezza inizio a godere più di quanto potevo immaginare. Certo le sue mani sono fredde, anonime quando mi toccano, ma ho deciso di accontentarmi del suo pene.
– Ti voglio venire sopra!
– Sopra?
– Si, stenditi!
Lui si siede sul divano e brandisce orgoglioso il fallo, gli sorrido e mi volto, calo su di lui volgendogli la schiena. In questa posizione ho, forse, lo stimolo maggiore come quando sto carponi e mi prendono da dietro.
– Sei sicura di volerlo fare così? – domanda lui stupito
– Certo! – ansimo mentre mi sistemo
– Ma….?
– Ci passa un bambino da lì! – gli rispondo secca intuendo i suoi dubbi
Calo lentamente facendomi penetrare come voglio, effettivamente non è facile. Lo sento premere in fondo, la dimensione è accettabile ma la lunghezza mi crea qualche problema. Però lo voglio tutto; ancheggio, mi sposto in avanti e poi indietro, sposto il pube e allargo ancora di più le gambe mentre mi spingo verso il basso. Alla fine sospiro vittoriosa: l’ho tutto dentro.
Mi lascio cadere su di lui e inizio la mia danza sessuale.
– Ti sento! – rantolo
Lui non mi risponde, si limita a sostenermi cingendomi la vita. Posso immaginare la sua espressione stupita alla mia affermazione “ti sento”. Non penso che abbia mai dubitato di “farsi sentire” da una donna. Sono eccitata e completamente dilatata, sento i miei umori lubrificare copiosamente quella carne che mi sta aprendo. Se penso all’effetto che faccio a lui mi eccito ancora di più.
Ho voglia di godere ora. Quella presenza mi sazia completamente, lo sento riempirmi completamente come mai mi è successo prima. Se solo sapesse muoversi, in pratica me lo sto scopando, non mi sta scopando lui. Non importa, so cercare il mio piacere.
– Sta fermo lì! – gli ordino mentre mi sollevo
Velocemente mi alzo, mi volto e torno sopra di lui. Con la schiena perfettamente verticale torno ad impalarmi sul suo membro. Ora che vedo il suo viso scopro che avevo ragione: è stupito!
Sfrutto tutta la lunghezza del pene, questo mi costringe a spingermi davvero tanto in su prima di scendere ma lo stimolo che ne ricavo e lungo, lunghissimo, come ciò che me lo regala. Quando salgo mi sento vuota, lo voglio tenere dentro, allora scendo lenta gustandomi ogni singolo centimetro. Sposto il bacino, mi stringo contro il membro e godo. Lui mi accarezza il seno, i fianchi, sussurra frasi del tipo: “sei bellissima, scopi in un modo incredibile” ed altre ovvietà. Cerco i suoi occhi e li vedo puntati sul mio bacino che si muove sensuale.
– Sì, lo sento fino lì!
So che è quello che vuole sentirsi dire ma penso: “…e toccami, inetto!”
Niente da fare, le sue mani scivolano sul mio corpo, stringono i glutei, accarezzano le gambe ma non si avvicinano mai al mio pube. È tanto sicuro delle sue dimensioni che non riesce a pensare che alcune donne, se non tutte, amano essere stuzzicate anche manualmente durante un amplesso. Vorrei gridargli che il suo “coso” non mi basta, ma so che è inutile.
– Ora vengo!
Lo dico con la voce resa fredda dalla rabbia che sento nascere dentro a causa della sua scarsa sensibilità. Non so cos’abbia pensato di me ma non me ne curo.
Lo fisso negli occhi mentre inizio a muovermi in cerca dell’orgasmo, contraggo con forza gli addominali e mi muovo su di lui concentrandomi solamente sulle sensazioni che sento nascere in basso. Dimentico di stare sopra un uomo, penso solo a me ed il piacere inizia a montare. Le sue dimensioni sono di grande aiuto, lo stimolo puramente meccanico è davvero intenso e non fatico a lungo prima di lasciarmi prendere dall’orgasmo. Gli vengo addosso, mi lascio cadere su di lui e gemo nelle sue orecchie.
– Sei una macchina da sesso! – constata lui
– Non dicevi di esserlo anche tu? – gli domando ancora in preda al piacere.
– Come faccio a dimostrartelo se sei già venuta?
– Non ti preoccupare.
Mi sollevo da lui e lancio uno sguardo al suo pene perfettamente eretto e ricoperto dai miei umori, quindi mi inginocchio sul divano e gli offro le terga.
– Dai! – lo invito
Lui non comprende subito…ovviamente.
– Fottimi! – divento esplicita in certe occasioni.
– Ora?
– Mettimelo dentro!
Lui si sistema dietro di me e mi penetra ancora. Ora sono leggermente più chiusa, l’orgasmo mi ha soddisfatta e non ho più l’eccitazione iniziale. Però lo accolgo dentro di me e lo incito a muoversi agitando sensualmente il sedere. Mi colma nuovamente, colma il ventre con la sua presenza e torna a stimolare la mia voglia di sesso. Mi muovo in controtempo, gli vado incontro quando spinge e mi sconvolgo al pensiero che sto per chiedergli di mettermelo un pochino più su. Non potrei reggere una sua penetrazione anale ma indugio su questa idea tanto mi eccita l’ipotesi.
Intanto lui spinge regolarmente il suo sesso in me, ora mi prende con più foga di prima, forse cerca il suo piacere o vuole ancora farmi godere. Non capisco le sue intenzioni e nemmeno ne intuisco i desideri, le sue mani non mi dicono nulla. Sento solo un “coso” enorme che mi entra dentro e spinge sul collo dell’utero. Anche lui è una vera macchina da sesso e sottolineo il concetto di “macchina”, il che non è un complimento. Si muove meccanicamente, regolare sino allo sfinimento d’ogni fantasia, è talmente sicuro del suo controllo che non si risparmia. In un’altra situazione, con un altro uomo, forse potrei raggiungere un nuovo orgasmo, ma non con lui.
Mentre faccio queste considerazioni mi accorgo che la mia eccitazione sta scemando e con essa anche la mia predisposizione alla penetrazione, mi sto asciugando dentro e quella cosa che prima mi ha fatto godere ora inizia ad irritarmi. Direi che mi sta facendo un po’ troppo male ora, dovrei cacciarlo fuori ma non voglio arrendermi, non mi rimane che una soluzione.
Mi spingo contro di lui, appoggio quasi il sedere contro il bacino e inarco un po’ la schiena, aumento la velocità del mio respiro e gemo un po’. Lui mi si china contro e spinge con forza, allora volto il viso verso il suo e gli sorrido prima di serrare gli occhi. Scuoto tutto il corpo e schiudo le labbra inspirando a fondo poi sospiro, gemo e sospiro, mentre contraggo ritmicamente gli addominali. Poi urlo di piacere.
Ho simulato l’orgasmo e lui, felice nell’illusione d’avermi fatto ancora godere, esce finalmente da me, si alza in piedi e mi offre trionfante il membro chiedendomi di farlo venire.
Sono un po’ dolorante ma voglio davvero regalargli un buon orgasmo, dopo tutto lui qualcosa mi ha dato. Ingoio il suo pene, lo succhio, lo lecco e lo meno con la mano; un mix di stimoli irresistibile. Non sento dentro la mia solita passione, quindi non do il massimo di me, mi basta farlo eiaculare per chiudere senza troppi rimpianti questo amplesso.
Finalmente sento il pene fremere tra le mie mani, lui rantola, diventa cianotico, le vene del collo paiono sul punto di scoppiare, temo un infarto ma poi sento qualcosa di tiepido sul viso. Mi bevo un po’ del suo seme, un rituale al quale non ho mai rinunciato in nessuna occasione, quindi torno a leccarlo mentre eiacula ancora. Lui, però, si ritrae e rantola un qualcosa che potrebbe assomigliare ad un: “sei fantastica…basta…basta!”
Con una mano mi ripulisco il liquido sul viso e gli domando dove sta il bagno.
Quando ritorno in salotto lui è steso nudo sul divano, pare in catalessi ma percepisce la mia presenza ed apre un occhio:
– Ti è piaciuto? – domanda
Così grosso (non lui ma il suo arnese) e così insicuro, penso dentro di me, ma rispondo:
– Sì! – voce languida e goduta (sono un artista in questo)
– Ci rivedremo?
– In ufficio…certo! – rispondo
– No, lo sai, intendo qui.
– Sono una donna impegnata, questa è stata una pazzia…
“Sapessi quante pazzie faccio!” penso mentre raccatto i miei vestiti.
Lui non aggiunge altro e si riveste con me per riaccompagnarmi sul lavoro, pare triste ma non posso dirgli che non mi basta il suo bel fallo enorme per godere come piace a me e come mi riesce di solito.
Forse il suo sesso maestoso stimolerà ancora le mie fantasie, ma non il suo modo d’usarlo o le sue mani.
Sì, si può andare a letto con un uomo solo per le dimensioni del suo pene, così come un uomo può venire a letto con te per il tuo seno, o le tue gambe ad esempio, ma non è detto che poi ti senti soddisfatta alla fine.