Quando incontro qualcuno con cui passare qualche momento di sano sesso, inesorabilmente sale la domanda “ma da quanto lo fai?” e considerando che sono alla soglia dei 50 (anagraficamente parlando) tutti, ma proprio tutti, trasecolano quando candidamente rispondo che lo faccio da quando avevo 14 o 15 anni in compagnia degli amici del paese.
E lì scatta la molla, i particolari, i posti, le situazioni, e vai a raccontare ma senza dire balle, c’è tanto di quel materiale da scriverci un’enciclopedia!
Normalmente parto da quei pomeriggi primaverili quando si raggiungeva l’amico con la villetta alla periferia del paese collegata direttamente al tratturo di campagna che ci portava verso il nostro mondo di curiosità e perdizione, bisogna precisare che ci troviamo in un paese della basilicata, nei primi anni 70, 5/6 ragazzi, e tutti con gli ormoni a 1000.
Il meglio che poteva succedere era che qualcuno (interessato?) portasse un giornaletto di quelli ancora con le figure e magari il solo inserto entrale con una foto a colori di una stupenda parte femminile ancora tutta piena di peli, e che l’oggetto servisse allo scopo di rafforzare polsi e muscoli degli avambracci destri nel classico movimento di segarci alla grande.
Tutto ciò avveniva nella più totale promiscuità tanto che spesso si innescavano le gare di “chi fa lo schizzo più lontano”.
In questo contesto fu facile il passaggio a “scambiarsi favori” nel senso che tu seghi me ed io sego te, questo almeno al principio poi guardando le figure e al meglio le foto sorse la curiosità di “chissà com’è a metterlo in bocca”, e quindi dagli a ….provare.
Non so cosa fu, ma ricordo bene che mentre gli altri mi segavano con due dita in maniera molto sbrigativa, a me piaceva molto stringere a tutta mano il membro dei miei amici e cullarlo dolcemente fino allo schizzo finale, oppure non c’era nessun paragone tra il prenderlo in bocca dei miei amici a labbra tese con il mio modo di accarezzare con tutto l’interno della bocca e con la lingua che guizza sul prepuzio.
Normalmente ci si disponeva a coppie e si faceva singolarmente per ognuna di esse la conta, chi usciva faceva godere l’altro, solo che quasi sempre se non ero io a dover far godere per primo l’altro mi si chiedeva di “anticipare” la mia prestazione “che dopo ti faccio godere io”, ma la cosa normalmente non accadeva perchè mi eccitava così tanto far godere il mio amico che me ne venivo tranquillamente al solo sfiorarlo.
Uno dei miei amici si accorse di questa mia, diciamo, preferenza e cominciò a chiedermi di andare da lui nel pomeriggio per studiare insieme, però… si faceva molto studio di pratiche orali e anche qualche volta anali.
Ricordo ancora che per non essere scoperti dai suoi genitori ci rifugiavamo sull’ultimo pianerottolo della sua casa, proprio accanto alla porta del terrazzo, dove stava manco a farlo apposta una cassapanca coperta da alcuni vecchi stracci, e ricordo che quando mi proponeva di andare a fumare in terrazzo, in maniera da non essere visti dai suoi, era perchè lui doveva stare seduto sulla cassapanca a fumare e io dovevo ciucciargli il cazzo fino a quando se ne veniva, e a volte anche nella mia bocca, senza un gemito o un minimo preavviso.
Io normalmente sbottavo sullo “schifo” che mi faceva la cosa, ma intanto ne bevevo una gran parte e solo qualche goccia la sputavo sugli stracci sulla cassapanca.
Altre situazioni accadevano quando, specie in inverno, si “accampavamo” nel garage agricolo del nostro amico che abitava in periferia, lì accadeva di praticare oltre le solite e ormai ordinarie storie di sesso, anche cose ben più spinte, una volta mentre giravamo in bicicletta per il paese, passando per una via vedemmo dei panni stesi e tra le altre cose c’era, ben occultato, un bel paio di slip femminili neri di pizzo che dovevano appartenere ad una tipa niente male che ricorreva spesso nei nostri pomeriggi segherecci, tra il vedere gli slip e prenderli fu solo questione di un attimo.
Quando fummo all’interno del garage ci furono le solite beghe su chi doveva indossare gli slip e la scelta, manco a dirlo, cadde su di me che , insomma per un pò di faccia da salvare feci quasi tutto il possibile per rifiutare ma, quando mi fu assicurato che dopo di me anche gli altri avrebbero messo gli slip femminili feci finta di accettare mio malgrado.
In cuor mio era una festa, mi stavo vestendo da donna, da troia, per accontentare sessualmente i “miei” maschi e così fu, mi spogliai e indossai quegli slip, c’era il camino acceso, i soliti giornaletti disponibili e fu un gran pomeriggio anche perchè se avessi voluto indietro i miei vestiti, che erano stati provvidenzialmente nascosti dai miei amici quando mi ero spogliato, avrei dovuto farli godere tutti.
Chiesi solo di poterlo fare in disparte con ciascuno e non in gruppo e fu quella la prima volta che oltre a poterli ciucciare tutti, da una buona parte di loro lo presi anche nel buchino ormai ben lubrificato dal loro stesso sperma che dalla bocca mi portavo al buco proprio per agevolare l’introduzione.
Questa è solo una parte magari in seguito…..