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Scopata nel buio

Il periodo in cui si è svolta questa storia risale all’incirca ad un annetto fa, quando io e Cristina stavamo per sposarci.
Per essere più precisi il tutto si è svolto sabato 14 luglio 2007 una settimana prima del nostro matrimonio.
Per quella sera avevamo organizzato un’uscita in un locale della riviera salentina, distante circa un quarantina di chilometri dal nostro paese. Il posto era molto chic e perciò tutti ci eravamo messi in gran tiro, le donne indossavano vestitini corti attillati e noi uomini pantaloni e camicie di lino bianco, ovviamente tutta roba firmatissima!

Eravamo tre coppie, io e la mia Cris, Franco e Domenica e infine Nino ed Annarita.
Decidemmo di comune accordo di andare tutti e sei con una sola macchina così non avremmo avuto problemi con il parcheggio, ma soprattutto avremmo potuto festeggiare l’approssimarsi del matrimonio senza preoccuparci del ritorno, tanto Franco era totalmente astemio e ci avrebbe ricondotti a casa sani e salvi.

Questa decisione comportava dei sacrifici, qualcuno di noi doveva stare un po’ scomodo, e a chi capito l’ingrato compito? Ma ovviamente ai futuri sposi!
Così davanti si posizionarono comodamente Franco e Nino e sui sedili posteriori Cristina si mise al centro e io e Annarita ai lati ed ancora Domenica si offerse per sedersi addosso a me e Cris. Nell’accomodarsi, la sua mini si alzo e mise in bella mostra una parte del suo lato b incorniciato da un fantastico perizoma.

“Ale , è la mia coscia nuda che ti fà questo effetto?” disse Domenica quando si adagiò sulla mia gamba.
“Ma che dici, è solo che ti sei seduta sul cellulare che ho in tasca” risposi
“Però, mica male il tuo…cellulare” disse ancora, e tutti iniziarono a ridere e scherzare.
“Non pensare cose stratosferiche cara Domenica, perché la realtà è ben diversa!” disse Cris.
“Grazie amore mio, tu sei sempre pronta a prendere la mie difese” risposi io, e così le battute continuarono per un po’ di tempo.
Usciti dal paese, quando ormai tutto intorno a noi era buio, Domenica molto discretamente mise una mano sulla mia gamba libera e lentamente inizio a salire verso il mio amichetto.
A Domenica piacevano questi giochetti, era sempre pronta a “stuzzicare” il prossimo, ma io ero ad un passo dal matrimonio, mia moglie era in macchina con noi e lei non accennava a fermare quella mano.
Raggiunto il “punto caldo”, lo strinse nella mano, come se volesse riscuotere il premio per la faticosa scalata, cominciò un lento massaggio a mano aperta da sopra i pantaloni. Ma la stronza non era ancora contenta, silenziosamente e con languida lentezza mi abbassò la lampo liberandomi l’uccello dai sottili strati di stoffa.
Domenica era impazzita, un’innocente pompino fatto lontano da occhi indiscreti poteva anche passare, ma ora si esagerava.

La situazione si faceva sempre più pericolosa, qualcuno poteva sgamarci, sarebbe bastato solo che Franco si fosse girato e avrebbe visto che troia si ritrovava come fidanzata. Cercavo di tenermi calmo e di pensare ad altro, ma fu tutto inutile, quella situazione paradossale annullò gli sforzi per tenere buono il mio migliore amico che, invece, sembrava quasi avesse una sua anima e che non perse tempo a rispondere. In men che non si dica il mio uccello liberato da ogni barriera, svettolò in tutta la sua imponenza.

Domenica vista la risposta positiva, non perse tempo e cominciò una lenta sega, io rimasi zitto mentre gli altri continuavano a parlare del più e del meno. La mia attenzione era tutta per quella graziosa mano che avvolgeva il mio membro, scendeva fino a scoprirmi tutto il glande e poi risaliva, ora lentamente ora più velocemente comunque sempre in modo discreto e sensuale.

Io ero completamente nella sua mano, lei saliva e scendeva e di tanto intanto andava a toccarmi le palle e le stringeva un pò, provocandomi sensazioni indefinibili. Neanche io ero mai riuscito a farmi una sega così, eppure di esperienza ne avevo molta. Ero quasi sul punto di venire quando Cristina dice “Domenica, sei un po’ ingrassata! Ormai la parte mia destra si è anchilosata”
“Ma dai, a te il matrimonio ti sta togliendo le forze! Ok, vuol dire che faremo sopportare tutto il peso dei miei chiletti al tuo futuro maritino” e detto questo mi lascio l’uccello, si alzo, si aggiustò la gonna e mi si sedete addosso.
Per un momento pensai che in tutti questi passaggi Cristina avesse visto in che condizioni ero, ma per fortuna grazie al buio nessuno mi aveva visto.
L’unico dispiacere era che ero rimasto a metà anche se Domenica ne sedersi sopra di me aveva fatto in modo che il mio amichetto si trovasse imprigionato tra le cosce nude, attaccato alla sua amichetta.
Ero passato dalla padella nella brace.

Il mio gradito fardello a questo punto, strinse le gambe facendomi sentire sul dorso del mio membro tutta la sua eccitazione, l’uccello si era bagnato dei suoi umori.
“Alessio forse devi togliere il telefonino dalla tasca, perché mi stai facendo male” disse alzandosi un po’. A questo punto mi venne un lampo, poichè la gonna le scendeva dai lati e Cristina non poteva vedermi, allora mi sfilai il cellulare di tasca con la mano sinistra, e con la destra le scostai il perizoma. Lei capì le mie intenzioni e nel risedersi fece in modo di impalarsi sulla mia verga. Fu come mettere un dito in una panetta di burro, era così fradicia che sentii i suoi umori schiacciati contro il mio pube.
Per mia fortuna i finestrini aperti disperdevano gli odori del sesso anche se qualcosa si sentiva. Ma ormai non mi importava, la situazione era tale che valeva la pena continuare e rischiare tutto, non avevo mai vissuto una situazione così eccitante.

Era davvero brava si muoveva piano e stringeva la sua figa sapientemente. Noi eravamo diventati muti, ci eravamo completamente estraniati dai discorsi, ormai, presi solo dal nostro piacere.
Il buoi ci era complice perché anche se cercavamo di non emettere un suono, un respiro di troppo, sicuramente il viso era stravolto, io mi senti avvampare. Ad un certo punto Franco chiese qualcosa a Domenica e lei per non tradirsi dovette fermare un attimo il suo saliscendi e gli rispose.
Stavamo avvicinandoci sempre di più al locale, ma anche io e Domenica stavamo giungendo alla nostra meta. La sua fica era davvero irresistibile, e non potendomi più trattenere, le sborrai dentro una quantità di sperma indescrivibile, una prestazione da campione. Però ora, a mente lucida, mi inizia a preoccupare perché in quella posizione il liquido poteva facilmente uscire e il mio uccello stava perdendo già vigore perciò non poteva fungere da tappo per molto tempo.
Fu Domenica a togliermi dalla merda in cui ormai ero sprofondato dicendo “Franco mi sa che devi fermarti subito, altrimenti la faccio addosso ad Alessio”
“Franco per favore fermati, altrimenti rischio di non scendere dalla macchina stasera” dissi rilassandomi.
Così non appena trovò un anfratto sulla strada, l’autista si fermò, domenica scese si allontano un po’ dalla nostra vista e si liberò del rischioso carico.
“Spero che ti sia asciugata, altrimenti non ti faccio sedere su di me” dissi io quando domenica si riavvicinò alla macchina.
“Certo, cosa credi!” disse lei con un tono stizzito, ma strizzandomi l’occhio.
“Accidenti, questa prima o pi si tradirà e poi addio all’idea di una vita felice” pensai.

La serata trascorse tranquilla o quasi. Solo per un attimo pensai al peggio quando Domenica in un angolo poco in vista del locale mi disse “Ho saputo che per l’addio al celibato state preparando un festino selvaggio…”.

Si avvicinò, mise la sua mano sul mio uccello e inizio a stringere in modo non proprio delicato “Ascoltami, te l’ho già detto, non voglio che fai stronzate, ti controllo e se fai le corna a Cris, te lo taglio! Capito?!” continuò in tono perentorio.
Il tono era deciso e forse valeva la pena ascoltare il consiglio, del resto si sa che gli amici o le amiche del cuore farebbero di tutto in nome dell’amicizia.

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