Ci conosciamo da tanto, siamo stati insieme, non ha funzionato, non può funzionare, siamo troppo uguali, ognuno vuole dominare l’altro, vuole il controllo assoluto della situazione. Ci si vede per brevi incontri fugaci, rubati hai rispettivi partner.
Quel giorno ero in università, solita giornata storta, cielo grigio e pioggerellina, il buon giorno si vede dal mattino, il prof. mi riprende per un lavoro fatto male. Esco a fumare una sigaretta, l’aria nel dipartimento si era fatta irrespirabile. Squilla il cellulare, caspita, la Manu, che vorrà mi chiedo, è un mese che non ci vediamo.
”Ciao Manu, come stai?”
“Ciao Dan, tutto bene, tu?”
“Al solito”
“Senti, ho due biglietti per venerdì a teatro, che ne dici?”
E chi se la fa scappare un’occasione del genere, penso tra me e me, già ho un accenno di erezione pensando alla mia preferita seduta di fianco a me.
“Va benissimo. Ci mettiamo risentiamo dopo. Ora sono impegnato.” Rientro in dipartimento, non mi interessa più nulla del prof., della giornata storta, del tempo infame.
Corro a casa, accendo il computer, la trovo subito in msg. Mentre parliamo, l’erezione si fa prepotente, gonfia i jeans, iniza a far male, già me la immagino, le sue carezze, i suoi baci, i suoi occhi. Colpo di genio, venerdì ho casa libera, Deciso, venerdì teatro, spuntino veloce, poi a casa da me. Non ce la faccio più ho bisogno di masturbarmi, lo faccio velocemente in bagno. Un orgasmo intenso mi pervade subito, un esplosione copiosa di seme si adagia sul lavandino. Uff quella donna mi fa male dentro.
La settimana vola, non vedo l’ora di averla tra le mie braccia, stringerla. Venerdì è arrivato. Alle 7 inizio a prepararmi, sono eccitato, nervoso come un ragazzino al primo appuntamento, provo un paio di accostamenti, troppo eleganti, decido per il casual. Sistemo i capelli velocemente, devo uscire o farò tardi, lei già mi aspetta, a già preso i biglietti.
Arrivo davanti al teatro, non la vedo, l’ansia mi assale, entro, non la vedo, la chiamo. È fuori, si sta fumando una sigaretta bella come sempre, sta parlando con il direttore artistico del teatro. Mi fumo una sigaretta anch’io, mi presenta come un amico, ormai nessuno dei due ci fa più caso anche se tutti capiscono che c’è qualcosa di profondo che ci lega.
Ci sediamo, neanche ci baciamo, strano, prima di uscire non vedevo l’ora, adesso sono tranquillamente seduto in poltrona difianco al lei e non mi alcun effetto. Lei se ne accorge, mi prende la mano, mi accarezza. Sto bene, è tanto che non mi sento così!
Lo spettacolo finisce, mediocre, nulla di che. Si decide sul da farsi. Un panino veloce dalle Sciure, si, le mitiche di viale argonne, ottimo, come sempre. Ed ora via a casa, ho voglia di sentire il suo calore, le sue labbra, caspita ancora non ci siamo baciati.
Arrivati a casa, ci accoccoliamo sul divano, ci guardiamo un film “Anche tua madre”, la stringo a me. Il film contribuisce a riscaldare l’ambiente se mai ce ne fosse bisogno, ci sono alcune scene di sesso riprese alla messicana che poco lasciano all’immaginazione. Gradisce, si stringe a me, ci coccoliamo, ci accarezziamo. Il film sta finendo, sull’ennesima scena di sesso, ci guardiamo, le nostre labbra si cercano, si toccano dolcemente, si strusciano. Le lingue iniziano a rincorrersi. Il film è finito, scorrono i titoli di coda, ho voglia di lei e lei lo sa. Spengo il pc, mi giro, lei è dietro di me, il suo sguardo mi penetra dentro mi esplora, l’uccello barzotto, tira i calzoni di velluto, si vede, preme prepotentemente, vuole uscire. Lei se ne accorge e si avvicina, mi baca dolcemente, non resisto, le infilo la lingua in bocca, aspiro, ho bisogno di sentira completamente pervasa dalla mia anima. Lei risponde, senza perdere il contegno, mi accarezza un capezzolo, lo tintilla, lo stringe, lo pizzica. Mi gira la testa, tiro i muscoli delle gambe, mi pianto ben saldo sulle gambe, riesco a rimanere in piedi mentre mi sfila la maglietta. La sua lingua mi esplora il petto, il torace, si tiene a dispanza dei miei capezzoli percorrendo ogni centimetro di pelle disponibile. La sua bocca si fa vorace, mi afferra un capezzolo, dio non resisto, l’afferro per i capelli e le premo la testa contro il petto mentre mi mordicchia. Sto perdendo il controllo, non me lo posso permettere non con lei. Gli accarezzo la testa mentre mi slaccia i calzoni, me li leva, si siede sul divano con il mio pene in erezione davanti agli ochhi, mi accarezza dolcemente sopra le mutande e mi guarda, con quegli ocche blu sbarazzini, vuole essere sicura che lo voglio veramente, che voglio lei. Mi sfilo le mutande, non resisto. Lei per contrappunto se la prende comoda, mi accarezza, lo prende in mano, parte a baciarlo dalla punta ancora coperta dalla pelle, percorre tutta l’asta, arriva alle palle, ne succhia una metre mi masturba, risale, bacia la punta, riscende, lecca dolcemente dietro le palle, ne bacia una poi l’altra. Risale, arriva in punta e s’infila la punta in bocca. Sono eccitatissimo e lei fa di tutto per aumentarla. Con una mano mi accarezza le palle, con l’altra mi masturba mentre lo prende in bocca con lentezza metodica, percorre tutta la circonferenza con la sua piccola lingua. Sto per svenire, è l’unica che riesce a portarmi sull’orlo dell’orgasmo e farmici rimanere fino all’infinito. Le gambe mi cedono, tiro i glutei, se ne accorge, se l’infila tutto in bocca e mi dà il ritmo piantandomi le unghie nel sedere. Perdo la congnizione del tempo mentre continua a pompare. Non verrò mai e lei lo sa, ma è ostinata, si ferma, riprende a titillarmi l’asta con la lingua, mi massaggia le palle, il sedere, le gambe. Se l’ho rinfila in bocca e pompa con maggior vigore di prima. Fosse per me non verrei mai, ha la bocca troppo piccola, sto godendo come un caimano e mi piace, mi piace vederla lavorare di bocca per darmi piacere. Basta è ora di finire. Le afferro la testa con entrambe le mani, la blocco, le scopo la bocca, mentre mi massaggia le palle. Dopo un paio di minuti le vengo copiosamente in bocca. La innondo, sapientemente raccoglie tutto e ingoia, dio quanto la amo.
Sono sfinito, mi accascio nel letto vicino, mentre lei va in bagno. Ma la serata non era ancora finita.