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Spiaggia

Era una giornata di fine maggio, un giorno come tanti, niente di speciale, l’università, lo studio, le litigate con mio fratello che ormai fanno parte della routine della mia vita. Decido di uscire, sento il bisogno di cambiare aria, le mie amiche sono tutte irraggiungibili, ma chi se ne importa, una passeggiata solitaria potrebbe aiutarmi a sbollire la rabbia nei confronti di quella sottospecie di primato che mi ritrovo per fratello. Porto con me solo il mio fidato mazzo di chiavi ed esco sbattendo la porta. La cosa che vedo appena uscita dalla porta, invece di calmarmi mi agita ancora di più, purtroppo abito in un paesino dove tutti si fanno gli affari di tutti e mi ritrovo dieci occhi puntati contro che mi fissano chiedendosi cosa fosse successo. Sbuffo e vado per la mia strada a testa bassa… cambio di programma, mi infilo in macchina e parto verso una meta sconosciuta. Guidare mi rilassa, mi sento padrona della strada, infilo il cd nel lettore e viaggio con il finestrino aperto ed il vento che mi scompiglia i capelli. In breve tempo mi ritrovo fuori paese, inizio già a rilassarmi, canticchio la canzone che mi accompagna in quel viaggio folle e mi sento libera di esprimere me stessa. Uno strano rumore attira la mia attenzione, sembra provenire dalla mia macchina, ma la musica troppo alta mi confonde… eppure c’è qualcosa che non va. Abbasso completamente il volume, quel rumore si sente più chiaramente, proviene proprio dalla mia macchina, ma non riesco a capire cosa sia… do uno sguardo allo specchietto laterale
“Ma porca miseria!”
La ruota posteriore sinistra è completamente a terra, sembra essersi liquefatta, fortunatamente sulla destra c’è uno spiazzo e senza mettere la freccia mi fermo sgommando. Spengo il motore e scendo dalla macchina, la gomma è completamente bucata, mi tocca cambiarla, è impossibile tornare indietro in quelle condizioni. Apro il cofano, ho tutto il necessario, ma non ho la più pallida idea di come si cambia una gomma. Richiudo il cofano con un sonoro tonfo, sono anche senza cellulare
“Perfetto! Non poteva andare peggio”
Mi toccherà aspettare che passi qualche anima pia disposta a darmi una mano. Mi appoggio alla macchina incrociando le braccia al petto e mi guardo in torno, inizialmente non ci avevo fatto caso, ma poco più avanti alla mia auto c’è una moto parcheggiata…ergo, ci deve essere anche il proprietario, o la proprietaria, da qualche parte. Mi giro e mi volto, ma non vedo nessuno, faccio il giro dell’auto ed il mio sguardo viene catturato da un sentiero che conduce verso la spiaggia, di sicuro è lì che si trova, tento, forse mi darà una mano. Inizio a scendere lungo il sentiero, è particolarmente ripido e più volte sono stata sul punto di cadere, ma raggiungo la spiaggia del tutto illesa. Per prima cosa guardo alla mia sinistra, in cerca…
“Oh cazzo!”
Esclamazione spontanea, del tutto incontrollata, il proprietario della moto, perché di sicuro di un lui si trattava, era davanti a me… completamente nudo, i miei occhi colsero più particolari di quelli che avrei voluto, compresi i vestiti ordinatamente raccolti e disposti sulla sabbia. In un gesto spontaneo mi porto le mani sul viso e mi giro dall’altra parte
“Scusa, mi dispiace, non pensavo che… di… insomma…”
Non sapevo cosa dire, era indubbiamente una situazione imbarazzante. Lo sentii ridere ed istintivamente feci per voltarmi, ma lui mi intimò un
“Hei!”
Come a volermi dire che non dovevo farlo. Cercai di prendere il controllo della situazione, dopotutto mi serviva una mano con la ruota di scorta, convinta del fatto che lui si stesse rivestendo feci la mia richiesta
“Scusami, sono veramente dispiaciuta… il fatto è che ho bucato e mi servirebbe aiuto per cambiare la ruota, ho visto la moto e così… mi daresti una mano?”
“Ti aiuterei volentieri, ma dovrai aspettare”
“Aspettare? E cosa dovrei aspettare?”
Non mi piaceva fare conversazione senza guardare il mio interlocutore, e convinta che ormai si fosse vestito provai di nuovo a girarmi
“Non ti voltare. Vedi, il fatto è che stavo per fare il bagno”
“Puoi sempre farlo dopo il bagno…”
Non feci in tempo a finire la frase, sentii chiaramente uno splash a quel punto mi girai di scatto… si era tuffato in acqua. Mi avvicinai alla riva quanto più possibile, non volevo bagnarmi le scarpe
“Hei ed io che faccio qui? Aspetto i tuoi comodi? Avresti potuto farlo dopo il bagno”
“ Se vuoi poi sempre venire a farmi compagnia. L’acqua è fantastica”
“Bèh! Si da il caso che io non abbia il costume da bagno”
Ero indignata da quel comportamento, non tanto da quello che diceva, ma per come lo diceva… era calmo, gentile, sembrava scherzasse, ma allo stesso tempo era serio. Il mio sarcasmo fu pungente, non lo conoscevo nemmeno e già lo odiavo. Lui rise
“Neanche io. O te lo sei dimenticata”
“Non pretenderai che faccia il bagno nuda?!?”
La sua sfacciataggine era irritante, se non fosse che era l’unico che poteva darmi una mano me ne sarei già andata
“Per me puoi farlo anche vestita… Mi pare di aver capito che ti serve aiuto, va bene, ti aiuto, ma dovrai aspettare che io faccia il mio bagno. Decidi tu cosa fare nel frattempo, puoi restare lì o venire anche tu”
Era astuto, senza saperlo stava giocando con il mio unico punto debole, se così si può dire, l’orgoglio, mi piace mantenere il controllo della situazione, sono io che detto le regole, ma in quel momento sentivo che la cosa mi stava sfuggendo di mano e non mi piaceva affatto.
“Non posso fare il bagno vestita”
“Ti faccio così tanta paura? Non ti preoccupare, non ti faccio niente”
Quello era un colpo basso, che avesse capito e stava facendo il suo gioco?… Impossibile, eppure la mia reazione fu istintiva
“Va bene! Però ti giri”
Fece un mezzo sorriso e alzò le mani in segno di resa prima di girarsi di spalle. Ormai non potevo tirarmi in dietro, iniziai a togliere le scarpe e poi i pantaloni senza preoccuparmi di piegarli, li lasciai semplicemente cadere sulla sabbia, non gli toglievo gli occhi di dosso, sapevo che prima o poi si sarebbe girato, ma lui sembrava immobile. Mentre sfilavo la maglietta percepii un suo movimento, ma si era soltanto abbassato nell’acqua che ora gli copriva le spalle. Da quella posizione poteva girarsi all’improvviso cogliendomi alla sprovvista. Per un attimo pensai di fare il bagno con l’intimo, anche per non dargliela vinta e raggiungere una sorta di compromesso, ma tanto valeva buttarmi in acqua vestita. Levai anche l’intimo e mi avvicinai all’acqua, lui era immobile. Avanzai lentamente continuando a tenerlo d’occhio
“Accidenti, ma è gelata”
Sentendo la mia voce lui si girò, l’acqua mi arrivava appena alle ginocchia, il suo movimento improvviso mi mandò in panico e mi buttai senza pensarci, mi sentivo le ossa gelare, ma almeno ero coperta dall’acqua. Riemersi, stavo tremando
“Non è poi così fredda tra poco di abitui”
Mi disse mentre lentamente si avvicinava, in quel momento capii il motivo per cui era stato così bravo a non sbirciare, aveva semplicemente atteso il momento giusto, l’acqua era completamente limpida e trasparente si poteva vedere tutto compreso il fondale, se si sarebbe avvicinato ancora non avrei potuto nascondere nulla della mia nudità e così mi allontanai.
“Ho come l’impressione che tu voglia evitarmi”
Mi stava provocando, era ovvio ed il mio comportamento lo incitava a continuare quel gioco, ora lui si trovava nello stesso posto dove prima ero io
“Io non sto evitando proprio nessuno. Ho freddo devo muovermi per riscaldarmi”
“Io dico che mi stai evitando”
“Ti sbagli”
“Dimostramelo allora. Resta ferma dove sei”
Ero in trappola, aveva capito qual’era il mio punto debole, non aveva niente da perdere e non temeva le conseguenze delle sue azioni. Ero troppo orgogliosa per dargli ragione e lui lo sapeva. Nessuno era riuscito a capirmi così velocemente e la cosa mi infastidiva. Scomparve sotto il livello dell’acqua e riemerse poco dopo a pochi centimetri da me. Mi guardava dritto negli occhi, aveva già visto tutto quello che c’èra da vedere eppure non aveva cambiato espressione, non aveva fatto una piega. Lo guardai negli occhi e mi sentii nuda e non perché ero svestita, ma perché quegli occhi verdi erano capaci di guardarmi nel profondo.
“Visto!”
C’era un doppio senso in quella frase, lui lo colse e sorrise, le gocce d’acqua gli scendevano dai capelli sul viso, aveva un bel viso, capelli scuri, barba incolta… gli stava d’incanto. Io stavo ancora tremando per il freddo e stare ferma di certo non mi aiutava. Lui se ne accorse. Si avvicinò in maniera impercettibile
“Conosco un ottimo modo per riscaldarsi”
Mi si era gelato il sangue nelle vene, sapevo che sarebbe andata a finire in quel modo, ma speravo di riuscire a tenergli testa, sembrava molto più difficile, molto più difficile che con gli altri.
“Ah si?”
Non dovevo dargliela vinta, non volevo dargliela vinta, dovevo fargli credere che ero io a gestire la situazione, se ci credevo io, ci avrebbe creduto anche lui.
“Si, ma tu non devi muoverti”
Si avvicinò lentamente e poggiò la sua mano bagnata sul mio viso, era a pochi millimetri da me, mi sfiorò il naso con il suo avvicinando le labbra alle mie, in quel momento chiusi gli occhi, sentivo il suo respiro… aspettavo impaziente quel bacio… schiusi leggermente le labbra ed avvenne il contatto. Le sue labbra erano morbide e calde, la sua mano copriva tutta la mia guancia sinistra, la sua lingua cercò la mia ed il bacio prese corpo, mi lascai trasportare completamente da quella situazione e quando gli avvolsi le braccia intorno al collo lui approfittò per portare entrambe le mani sul mio sedere. In quel momento presi coscienza di quello che stavo facendo. Mi staccai dalle sue labbra ed afferrai le sue mani allontanandole da me
“Avevi detto che non avresti fatto niente”
Incalzai con un tono provocatorio. I giochi non erano ancora chiusi, dovevo riprendere il controllo della situazione
“Se ti riferisci al bacio, dire che Io ti ho baciato non mi sembra corretto”
La mia espressione si fece incredula, aveva la faccia tosta di dire una cosa del genere, questa volta aveva esagerato, ma nello stesso tempo mi stava rendendo le cose più facili. Non mi diede tempo di controbattere ed aggiunse
“È molto più corretto dire che Ci siamo baciati”
Ok, ci sapeva fare ed anche bene, ma non servì a distrarmi
“Mi riferivo alle tue mani sul mio culo”
“Touchè. Scusa, mi sono lasciato trasportare. Cercherò di stare più attento. ”
Poggiò le mani sulla mia schiena e si avvicinò ancora alle mie labbra, quando fu ad un millimetro di distanza spostai la testa all’indietro. Le sue mosse sembravano studiate nei minimi particolari, non era avventato, sapeva quello che faceva e lo faceva abbastanza bene. Non fece una piega e riprovò, quando si accorse che non mi sarei tirata indietro lo fece lui. Io ero pronta a baciarlo di nuovo e non mi aspettavo che lui si tirasse in dietro, le cose si invertirono, ora ero io ad avvicinarmi a lui. Sorrise, stava conducendo lui in gioco e volle farmelo capire. Ci baciammo di nuovo, con più trasporto, quel bacio era nello stesso tempo passionale e dolce. Mi abbandonai completamente a lui, mi strinse e sentii chiaramente la sua erezione comprimersi sul mio ventre, le sue mani si mossero sul mio corpo, ma questa volta fu più prudente, si fermò poco sopra il mio sedere e molto lentamente ne spostò una d’avanti, fermandosi giusto sotto il seno. Io non feci niente per fermarlo e lui proseguì, iniziò a baciarmi sul collo, le sue mani si muovevano sapienti sul mio corpo, soffermandosi sui punti giusti. Le sue labbra raggiunsero il mio seno e in quel momento mi resi conto che ci eravamo avvicinati alla riva, lui aveva i piedi ben saldi a terra. Una vocina nella mia testa mi diceva che quello che stavo facendo era sbagliato, non lo conoscevo, non sapevo niente di lui, ma nello stesso tempo trovavo tutto molto eccitante. Poggiai le mani sul suo petto, effettuando una leggera pressione, lui capì e mi lasciò andare, si toccava perfettamente, feci un passo indietro, la testa bassa, lo sguardo perso
“Non so nemmeno come ti chiami”
“Ha importanza?”
Lo guardai, dai piedi fino alla testa, aveva un fisico spettacolare, la pelle leggermente abbronzata, ogni muscolo era curato nei minimi particolari… e poi quel viso… scossi la testa, non aveva importanza il nome, avrebbe reso le cose solo più difficili, sarebbe rimasto un sogno, una fugace avventura… lui mi guardava aspettando che fossi io a fare la prima mossa e quando capì che non l’avrei mai fatta si avvicinò lui… gli buttai le braccia al collo e fu passione pura, ormai avevo abbandonato ogni sorta di inibizione ed anche le mie mani iniziarono a muoversi prendendo confidenza con il suo corpo. Delineai i suoi pettorali scendendo fino all’addome, il suo ventre sembrava scolpito nel marmo, un bronzo. Mi fermai un attimo, indecisa, ma poi la mia mano si avvolse sul suo pene completamente eretto, sospirai mentre iniziavo a massaggiarlo, provai ad immaginarlo dentro di me ed al solo pensiero mi eccitai. Senza accorgermene mi ritrovai distesa sulla riva, lui era sopra di me e mi regalava brividi di piacere. Le sue labbra lambivano i miei seni, fece scorrere una mano sul mio fianco raggiungendo la mia intimità, era straordinario come si avvicinasse pericolosamente al mio sesso senza mai toccarlo, ero eccitata, non ero mai stata così eccitata in vita mia…Le sue labbra scesero sul mio ventre, potevo immaginare cosa stava per fare ed il solo pensiero mi mandava in estasi, eppure lui attese, mi stava facendo impazzire…La sua lingua toccò il mio clitoride e mi scappò un gemito, sentirmi fu strano, generalmente sono abbastanza silenziosa. Era un maestro e la sua lingua era fenomenale, sentii chiaramente le sue dita farsi strada dentro di me, mi morsi le labbra inarcando la schiena cercando di evitare di proferire altri suoni. Risalì lentamente verso di me, si avvicinò alle mie labbra ed attese mentre le sue dita continuavano a penetrarmi. Fui io a baciarlo, aveva il sapore sei miei umori in bocca, era per quello che aveva aspettato che fossi io a baciarlo, non era sicuro che avrei apprezzato. Lo baciai avidamente, leccandogli le labbra, assaporando i miei stessi umori, sentivo di essere al limite…
“Sei pronta?”
“Si”
Il mio fu un sussurro più che una risposta. Poggiò la punta del suo pene sulla mia vagina e fu dentro di me. Ci sono varie fasi del sesso, ad iniziare dal bacio, i preliminari, fino ad arrivare all’apice del piacere che precede l’orgasmo, ma il momento che preferisco di più in assoluto è sentire il pene che entra nella mia vagina… il momento in cui si compie il paradosso: uniti in una sola carne. Iniziò a muoversi lentamente, mi sentivo in paradiso, lui non smetteva un attimo di darmi attenzioni, mantenendo il mio piacere al limite, il tempo era diventato un dettaglio trascurabile, avevo dimenticato tutto, esisteva solo lui, esistevamo solo noi… non compiva mai lo stesso movimento troppo a lungo, mi penetrava lentamente, aumentava la velocità, roteava il bacino stimolando le pareti della mia vagina, poi di nuovo rallentava ed accelerava. Ogni volta sentivo che l’orgasmo era sempre più vicino, ma riusciva a mantenermi al limite senza farmi venire. Ormai non riuscivo più a trattenere i gemiti, era un amante perfetto.
“Posso?”
Non fu necessario che aggiunse altro, sapevo a cosa si riferiva e non vedevo l’ora
“Devi”
Non ero io a parlare, faticavo a riconoscermi, avevo risposto senza pensare e mi stupii di quello che avevo detto, lui non permise che io mi distraessi oltre, mi baciò affondando ancora il suo pene dentro di me, riversandomi dentro il suo seme… fu una sensazione magnifica sentivo ogni resistenza cedere…il mio orgasmo fu intenso e bagnato, ero esausta e completamente appagata. Lui rimase dentro di me, mi scostò una ciocca di capelli dal viso
“Sei bellissima”
In quel momento arrossii come una scolaretta. Lui si sdraiò al mio fianco, le onde del mare ci raggiungevano a sprazzi, lo abbracciai, lui mi accarezzava la pelle dolcemente. Restammo lì, in silenzio, fin quando non iniziai ad avere freddo. Ci alzammo dirigendoci verso la spiaggia, lui era stato previdente, tra le sue cose aveva un asciugamano, me lo avvolse attorno, era abbastanza grande da contenerci entrambi. Iniziò ad asciugarmi delicatamente.
“Allora, non avevamo una ruota da cambiare?”
Già la ruota, la mia auto era rimasta aperta sul ciglio della strada ed io me ne ero completamente dimenticata, lui, invece, sembrava avere la situazione sotto controllo. Mi lasciò l’asciugamano addosso ed iniziò a vestirsi, io feci lo stesso. Quando entrambi fummo pronti mi prese per mano e mi aiutò a risalire lungo il sentiero. La mia auto era ancora lì, non ci mise molto a cambiare la gomma, lo guardai per tutto il tempo prendendo coscienza del fatto che non appena avesse finito sarebbe andato via e non lo avrei più rivisto. Avrei potuto chiedergli il nome, avrei potuto farmi dare il numero di telefono, ma non ne ebbi il coraggio, aveva giocato la sua partita ed aveva vinto, dovevo mantenere quel briciolo di dignità e fingere di essere forte. Fece un servizio completo, dopo aver cambiato la gomma rimise tutto a posto, non mi restava altro da fare che infilarmi in macchina e partire. Si avvicinò a me
“È stato bello conoscerti, chissà, magari ci rincontreremo”
Mi lasciò un fugace bacio sulle labbra, montò sulla sua moto, infilò il casco e partì. Lo osservai fino a vederlo scomparire dalla mia vista. Salii in macchina, chiusi la portiera ed aspettai, rimasi lì non so per quanto tempo, forse aspettavo che tornasse in dietro, ma così non fu. Finalmente mi decisi e tornai a casa.

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