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Un amore segreto

Mi svegliai di soprassalto sentendo il rumore del treno che passava.
Ancora non avevo realizzato che eravamo in vacanza e che era lontana la mia cameretta piccola ma silenziosa con il letto comodo.
Dovevo anche dividere la stanza con mio fratello, io, una ragazza di 24 anni.
Perché da anni e anni andavo sempre nello stesso posto, con i miei genitori, pur avendo abbastanza denaro per andarmene per conto mio e detestando il treno che non mi faceva dormire?
La risposta era una sola: Francesca.
Lei era una ragazza che lavorava al bar vicino alla nostra casa, conosciuta da tutti.
Adesso aveva 19 anni ed era la ragazza più dolce e sensibile che avessi mai incontrato.
Semplice nell’abbigliamento, non le piaceva mostrarsi e sfilare sul lungomare quando uscivamo in comitiva la sera.
Era un po’ più bassa di me (1,65 circa), con gli occhi azzurri e i capelli biondo scuro, lunghi, che le scendevano dolcemente sulle spalle.
Magra, con i seni piccoli e sodi.
I capezzoli premevano contro la stoffa del costume quando usciva dall’acqua dopo un bel bagno.
Francesca era il mio sogno segreto, la ragazza che mi faceva ribollire il sangue nelle vene e che faceva calare le mie resistenze.
Era il quinto anno di vacanza e avremo passato due settimane insieme, a stretto contatto.
Quando andavo in città di solito la dimenticavo velocemente, presa da tante cose.
Ma di notte mi tormentava e più volte mi svegliavo sudata, eccitata, con un ricordo sbiadito di quello che avevo visto e una sola certezza: i suoi occhi che mi fissavano e mi desideravano.
Quest’anno facevo tanta fatica a contenermi e a non carezzare la sua pelle liscia.
Era ancora più bella e più timida dell’anno scorso.
Uscivamo sempre con la stessa comitiva, fatta anche di ragazzi che non risparmiavano battutacce ed espressioni volgari.
Lei ogni volta che sentiva una parolaccia o che si parlava di sesso, si copriva di un virginale rossore che a me faceva da afrodisiaco, forse perché rendeva ancora il mio sogno più impossibile.
Soffrivo, ero tormentata, non volevo rovinare tutto.
Lei non parlava quasi mai con nessuno, solo con me.
Una volta, il primo anno, durante la notte di San Lorenzo, eravamo da sole sulla spiaggia ad aspettare i nostri amici che andavano a prendere la legna per il falò, quando lei, improvvisamente, mi aveva guardato e mi aveva detto che le sarebbe piaciuto incontrare una persona che si prendeva cura di lei e la trattava come una principessa.
Poi si era alzata e mi aveva sfiorato le spalle, da dietro, con le sue dita lunghe e affusolate.
Forse avrei potuto prendere la mano e trattenerla.
Forse mi avrebbe preso per pazza e non avrebbe parlato più nemmeno con me.
Io non avevo mai baciato una donna e non volevo farlo: i ragazzi mi piacevano e il cazzo per me era l’immagine del sesso.
Non sapevo proprio perché il solo pensiero di una carezza di Francesca mi faceva arrossire, mi faceva perdere ogni memoria del presente.
Stava diventando pericolosa questa attrazione.
Se qualcuno mi avesse scoperto, sarebbe stata una vergogna per me.
I suoi genitori bigotti, mi avrebbero cancellata dalla vita della loro figlia e soprattutto lei mi avrebbe disprezzata.
Mi avrebbe ritenuto l’amica lesbica che non merita la sua amicizia e con cui c’era da temere a sedersi vicino.
Decisi perciò di disertare la notte San Lorenzo di quell’anno, con una scusa.
Dissi che stavo male e che sarei rimasta in casa a guardare la televisione.
Tutti andarono via, i miei genitori di solito ci lasciavano liberi e uscivano a mangiare una pizza e poi in un altro punto della spiaggia.
Mi stesi sul divano, senza accendere la luce, il cielo era sereno e chiaro, anche se erano passate le otto.
Ci volle poco a perdermi nei miei pensieri… perché mi ero invaghita di Francesca? Cosa potevo fare per dimenticarla, per vederla come un’amica, come vedevo tutte le ragazze che conoscevo?
Fui svegliata da qualcuno che bussava alla porta.
Dovevano essere passate le undici perché era buio e nella stanza non vedevo nulla.
“Papà! Mamma!” urlai ancora distesa “Aprite con la chiave non mi va di alzarmi.”
La porta continuò a bussare, diverse volte e sempre più rumorosamente.
Mi alzai arrabbiata e andai ad aprire.
“Cazzo! Ho detto aprite voi! Sono stan…” ma non riuscii a finire la frase.
Davanti a me c’era Francesca, con le infradito e un’enorme asciugamano che la copriva tutta.
“Ah, Ciao, Scusa pensavo che erano i miei” dissi un po’ imbarazzata.
“Perché non sei venuta in spiaggia?” disse lei con il tono un po’ dispiaciuto.
“Te l’ho detto, ho le mie cose.”
“Non è vero. Se ce l’avevi all’inizio del mese…”
“Mi sono rivenute, lo sai che può capitare” risposi con un tono un po’ infastidito.
“Senti, Io voglio fare il bagno di mezzanotte e arrivare agli scogli al largo, vuoi venire con me?”
“Se cerchi qualcuno che ti accompagni, puoi chiedere a mio fratello che ne sarà felice, non c’era bisogno che venivi fin qui” dissi io fingendo ancora più diffidenza.
“Io non mi fido di nessuno, soltanto di te…” Mi prese la mano “Dai vieni…”
“Ma non ho il costume…” dissi molto intimidita
Lei non mi rispose e mi fece uscire, dopodiché chiuse la porta e mi lasciò la mano.
La seguivo, lei si girava per controllarmi quasi.
Non aveva capito nulla ed era davvero crudele a farmi questo.
Decisi che avrei trovato un pretesto per litigare e rompere la nostra amicizia.
Appena arrivate in spiaggia, ci buttammo in acqua.
Lei con il costume, io con reggiseno e mutandine bianche.
C’erano tutti gli altri che si schizzavano acqua e giocavano.
“Ciaooo!” urlai io.
Loro mi risposero allegramente.
“Vieni dai che ti affoghiamo!”
“Ahahahahah! Ti si vedono le tette! Dov’è il tuo costume?”
Ma Francesca non voleva aspettare nemmeno un minuto.
“Ciao ci vediamo dopo! Io e Ilaria andiamo sugli scogli lì! Se viene mamma non diteglielo sennò si preoccupa.”
Cominciò a nuotare davanti a me, io la seguivo e non appena arrivammo a un punto dove non si toccava presi una boccata d’aria e mi immersi.
Andai sotto, con gli occhi aperti, senza vedere nulla, con le braccia aperte ad accogliere il mare e i pesciolini che mi sfioravano.
Le bollicine frizzavano attorno a me e non sentivo nulla.
Quando uscii, ero davanti a Francesca di un bel pezzo e ormai a pochi metri dagli scogli.
Mi girai e mi misi a guardarla.
Appena arrivò, uscì subito dall’acqua e tirò anche me.
Ci mettemmo a sedere sugli scogli, senza dire nulla… era il momento buono per discutere.
“Sai che a volte sei proprio noiosa? Mi hai costretto a venire qui e sto morendo di freddo, cazzo! Lo sai che sono più grande. Che ci faccio con voi ragazzini? Parliamo di scuola, di liceo, di matricole, di quanto sono difficili i primi esami? Io l’ho passato da un pezzo quel periodo! Ho 24 anni tesoro, non so che farmene della vostra compagnia.”
“Non ti piace stare qui con me?” disse lei, quasi con le lacrime agli occhi.
Non ebbi il coraggio di continuare, e mi girai, distogliendo lo sguardo da lei, restando in silenzio, ascoltando il rumore delle piccole onde che si infrangevano sullo scoglio.
Dopo pochi minuti, sentii il tocco delle sue mani delicate che mi massaggiavano la schiena.
Scattai in piedi come se mi avesse punto una vespa, quasi cascavo in acqua.
“Che, cosa stai facendo?”
“Io, volevo riscaldarti, hai detto che stai morendo di freddo. Siediti, così continuo.”
La guardai per un secondo, cercando di non farle notare la mia eccitazione non appena avevo sentito la frase “volevo riscaldarti”, poi decisi che non avevo motivo per sottrarmi al suo massaggio…
Sarebbe stata la mia ultima consolazione, decisi, un ricordo che avrebbe infiammato le mie notti solitarie, anche se per lei probabilmente era un gesto comune, un favore all’amica più grande che batteva i denti dal freddo.
Iniziò ad accarezzarmi partendo dal collo, frizionandolo con il pollice e l’indice.
Le carezze delle sue mani, dei suoi polpastrelli continuarono sulle spalle, poi scesero giù, sulla mia schiena bagnata.
Io tenevo gli occhi chiusi e volevo fermare il tempo…
All’improvviso ebbi un fremito: due labbra mi stavano baciando la schiena, le sue labbra, di Francesca.
Forse mi ero sbagliata, forse erano i miei sogni che mi ingannavano.
Ma dopo un secondo ecco un altro bacio, e ancora un altro…stavolta vicino al mio collo.
Cominciai a tremare, non per il freddo ma per il desiderio… non riuscivo a pensare a nulla, volevo solo avere quelle labbra…
Mi voltai verso di lei e le presi il viso con le mani, con forza.
La guardavo e non dicevo nulla, mentre il mio cuore batteva forte, fortissimo, sembrava volermi uscire dal petto.
“Scusa non volevo, non lo faccio più…” disse lei mortificata “Non so cosa mi è preso. Tu sei così bella, Io…”
La baciai con impeto, quasi ci scontrammo con i nasi, ma le sue labbra finalmente erano mie.
Le assaggiai, le morsi quasi, e ci abbandonammo finalmente a un bacio appassionato, che sembrava non finire mai.
“Ilaria, oh Ilaria, sei bellissima…” disse lei dopo essersi staccata.
“Non parlare, stenditi…” le sussurrai sospirando.
La ragazza dei miei sogni era sotto di me, in tutto il suo splendore e il rumore dei nostri baci si confondeva con i nostri sospiri affannosi, prese da una passione incontenibile.
Lei era avvinghiata alla mia schiena mentre io avevo iniziato a baciarle il collo e a toccarle i seni… stringerli tra le mani, saggiarne la consistenza.
I capezzoli si indurirono all’istante.
Non resistetti più, le alzai il costume, scoprendo le sue splendide tette e glieli succhiai, uno dopo l’altro, solleticai le areole increspate con la punta della lingua.
Francesca mi afferrò i capelli bagnati… “Si amore, leccami tutta, succhiami ancora i capezzoli…”
Non mi feci pregare e li imboccai ancora, e ancora, succhiando e succhiando, e facendo scendere la mia mano verso la sua fica, che lei strusciava contro il mio corpo.
Sentirla muoversi sotto il mio corpo, sentirla ansimare e gemere il mio nome mi riempiva di felicità.
Iniziai a masturbarla, a sditalinarla, ma non era abbastanza, volevo assaggiare la sua fica, volevo farla godere.
Staccai le labbra dai suoi capezzoli ormai in fiamme… tanti piccoli baci sul suo corpo pieno di salsedine… salato e dolce allo stesso tempo e arrivai lì. Le aprii le cosce con forza.
“Cosa vuoi fare..?” disse lei ansimando.
“Voglio farti godere come nemmeno immagini…”
Non avevo mai leccato la fica di una donna.
Così a freddo avrei pensato di non esserne capace.
Ma con Francesca fu tutto bellissimo, eravamo in perfetta sintonia, come una cosa sola, come appendici di un solo corpo.
Le tolsi le mutandine del costume, aveva la fica leggermente pelosa, non sapevo se bagnata più di mare o di piacere.
Ci affondai il viso, annusando il suo odore inebriante, al contatto con le mie labbra mi accorsi che era bagnatissima, un lago di umori.
La leccai tutt’intorno alla sua fessura, cercai il clitoride con la punta della lingua.
Ebbe un fremito quando lo trovai.
Presi a leccare freneticamente quel piccolo bottoncino di carne, a succhiarlo, mentre lei inarcava la schiena contro di me, stringeva le cosce attorno al mio viso.
“Siii, aaah, leccami la fica Ilaria sto godendo, continua, non ti fermare…”
Mentre le titillavo il clitoride con la punta della lingua, iniziai a penetrarla con il dito medio, andando in fondo, poi con due dita…
Era mia, adesso era solo mia e non avrei mai immaginato di poter vivere quel momento meraviglioso, di poter sfogare la mia passione e il mio amore per lei che avevo dovuto soffocare per tanto tempo.
Mi spogliai anch’io e salii sopra di lei, facendo aderire bene il mio corpo al suo.
Francesca mi prese le tette tra le mani e le leccò avidamente, come io avevo fatto con le sue, i capezzoli quasi mi facevano male tanto erano duri.
Ci baciammo ancora e iniziammo a strusciarci l’una contro l’altra, la mia fica contro la sua fica, sempre più veloce, mischiando i nostri umori.
Io non pensavo più a nulla, mi lasciai andare completamente a quelle sensazioni di piacere indescrivibile, che non avevo mai provato.
Fummo scosse da un orgasmo bellissimo, simultaneo, le misi due dita nella fica per sentirla aprirsi e chiudersi ritmicamente, per sentire fino in fondo il suo piacere, che era anche il mio.
Raccolsi tutti i suoi umori e li leccai, stordita quasi dal suo sapore.
“È stato fantastico. Non avevo mai fatto l’amore così…” le dissi, premendo le mie labbra sulle sue.
“Nemmeno io… e adesso?”
“Tu mi piaci Francesca… anzi, credo di essere innamorata di te.”
Non le dissi che erano anni che ero innamorata di lei, non volevo spaventarla.
“Anche io provo qualcosa per te. Ma se ci scoprono che succede?”
“Non ci scopriranno mai, sarà un amore segreto”
Ci rivestimmo e restammo abbracciate ancora per cinque minuti, in silenzio, sebbene io avessi ancora voglia di lei, di baciarla per ore, di accarezzarla.
A un certo punto sentimmo le voci dei nostri amici che ci chiamavano.
“Dobbiamo andare tesoro, dammi un ultimo bacio, per oggi” le dissi, ancora emozionata e incredula per quanto era accaduto.
Ci baciammo e poi ci tuffammo insieme, con le labbra ancora incollate.
Sott’acqua le nostre lingue si accarezzarono, in una danza vorticosa… finché ci mancò il respiro e dovemmo risalire a galla.
“Domani possiamo uscire insieme e andare alla pineta, lì non ci vedrà nessuno, che ne dici?”
Il pensiero che sarebbe stata una storia che i suoi e i miei genitori non avrebbero mai accettato, che chissà per quanto tempo avremmo dovuto tenere nascosta e il fatto che abitavamo distanti non mi interessava più di tanto.
“Ok piccola! Ci vediamo domattina alle sette sotto casa tua. Magari portiamo le lenze così diciamo ai nostri genitori che siamo andate a pescare.”
Volevo far sbocciare e vivere quell’amore fino in fondo, godermi i giorni di vacanza che ci restavano, con lei, la mia ragazza, il mio amore.

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