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Un grosso rammarico

Avevo 23 anni. Avevo una gran fame di fica. Avevo accarezzato un cagnolino e una signora, con la quale ci eravamo scambiati qualche parola lì al bar, loaccarezzò anche lei, solo che accarezzò anche la mia mano, “Diceva che le piacciono i gialli, venga acasa mia glieli presto se vuole” Questo mi disse questa donna, che ad occhio e croce era sui 35-38 anni, una bella mora, un pò sul grassoccio non valido per i miei gusti ma la fame di passera mi ha fatto soprassedere a tale mancanza. Il mattino dopo vado a trovarla. ovviamente non s’è parlato di gialli, sapevamo tutte e due cosa volevamo. Baci famelici sono i primi che ci scambiamo; poco dopo sono le grosse tette che esploro mentre la sua mano mi trova l’uccello. Cinque minuti dopo, seminuda e rovesciata nel letto riceve tutto il mio ardore. Le godo dentroed è lei che mi autorizza a farlo, aveva finito da un giorno il ciclo mestruale. Le godo dentro per ben due volte, la seconda dopo che la sua abile bocca aveva dato vigore al mio dardo. Indimenticabili per me quei momenti. Avevamo difficoltà di trovare tempo e luogo per gli altri incontri. Lei lavorava in un palazzo e, su suo suggerimento ci si incontrava come ladri, nello scantinato. Malauguratamente si era nel vano motore dell’ascensore che quando partiva ti faceva raggelare il sangue nelle vene tanto era violento, repentino e stridente .Solo la voglia di fica mi e ci fece sopportare tale tortura. Si è andati avanti per alcuni mesi, poi col freddo dell’inverno ottenuta la complicità di un mio amico singol, ci si chiavava a casa di lui. Solitamente le chiavate erano alla pecorina, più pratiche, veloci e facili nel riassettarci. Ad un certo punto, un pò per la stanchezza di questo menage, un pò perché mi faceva pena il mio amico perennemente digiuno di fica. Tentai di cnvincere la mia amante, di concedersi anche a lui, macchè non ne volle sapere, non le piaceva, mi disse.Allora per far chiavare anche il mio amico, ho escogitato un trucco.
L’ho accompagnato nello scantinato e gli avevo indicato un anfratto dove si doveva nascondere, ho svitato le due lampadine creando un’oscurità totale.Fra le risate che ci siamo scambiate, l’avevo ben istruito, “Tu stai qui, io me la posiziono alla pecorina, le sfrego le orecchie perché no possa sentire eventuali rumori e quando sentirai la mia mano che ti cerca ti fai avanti col cazzo pronto e te la chiavi”. Tutto bene
fino ad un certo punto, io le sfrego la cappella sulla passera, allungo il braccio verso ilmio amico, lo tocco, ma sento che si allontana, ritento un paio di volte, poi visto che non ne voleva sapere e io essendo eccitato anche per la situazione straordinaria, decido di pecorinizzarmela io. Chiavo li al buio,  ci sistemiamo il vestiario e usciamo uno alla volta e alla chetichella. Rientro mezzo incazzato nello scantinato, riavvito una lampada, lo aggredisco con parole; Lui si giustifica dicendo, e c’è da crederci, che tra la situazione particolare e, penso io, la sua inesperienza, non le tirava il cazzo, addirittura m’ha detto che quando sentiva i nostri ansiti, eccitato, si era masturbato sborrandoci quasi addosso.Questa storia verissima, purtroppo non è andata a buon fine, ma pensate amici se tutto fosse andato bene, il poter dire  “Vedi quella l’ho chiavata e lei non lo sa” Col mio amico si è solo continuato a farci grande risate. Con la lei, ho continuato ancora per un pò di mesi, poi trovatami una ragazza, l’ho lasciata. L’ultima frase che mi disse fu “xxxx Non dimenticherò mai il tuo cazzo”

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