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Una Cartolina

Andrea scese alla fermata dell’autobus, e si incamminò come tutti i giorni a quell’ora verso casa. Dopo una dura giornata di lavoro in ufficio lo attendeva il meritato riposo, poche centinaia di metri, ed era fermo davanti al cancello di casa, svuotò la cassetta delle lettere e ne guardò velocemente il contenuto. “Niente bollette, per fortuna”
Entrò in casa, posò il mucchio di carta sul tavolo, soprattutto depliant pubblicitari, e andò in bagno. Qualche minuto dopo, seduto sul divano davanti alla tv, iniziò a sfogliare la posta.
”Pubblicità del supermercato” “L’autolavaggio” “Scuola d’inglese” “…….” “Lettera dell’assicurazione”
”Una Cartolina! In mezzo a tutta questa cartaccia non l’avevo vista”
Si soffermò un attimo a guardarla, era una classica cartolina spedita da una località balneare, il mare sullo sfondo, il cielo azzurro, e un gruppo di belle ragazze stese a prendere il sole.
”Ed io qua, a lavorare, e al freddo”
Poi voltò la cartolina, e iniziò a leggerla.
– Ciao Andrea, sono Paolo, sono due anni che non ci sentiamo, anche perché io sono praticamente sparito, senza neanche salutare nessuno. Mi ero stancato della solita vita, della routine, del traffico, del lavoro, ed allora decisi di andarmene. Ora sono felicissimo di aver fatto quella scelta, sono come in paradiso, con i soldi che avevo da parte qui vivo di rendita senza problemi, mi diverto, ed il posto è bellissimo. Ti chiederai perché ti dico queste cose, non è perché sono bastardo e voglio farti rodere dall’invidia, il mio è un invito a raggiungermi, se puoi e se ti và. Ora sono a Marillos, una cittadina sul mare, in Venezuela, e ti assicuro che le venezuelane sono donne splendide, e anche molto disponibili. Qui sotto c’è un indirizzo, se ti va fatti sentire. A presto, Paolo. –
“Dovrei essere pazzo come te, per mollare tutto e partire, caro Paolo, ma non ci penso proprio” – Si disse Andrea, alzandosi per prendere una birra dal frigo. –
Qualche giorno dopo Andrea scrisse e spedì una cartolina all’amico, in cui lo ringraziava, ma declinava l’invito. Passarono i giorni ed i mesi, ed arrivò l’estate.
Andrea stava tornando a casa in autobus, ed intanto pensava a come organizzare le proprie ferie.
”Tra non molto avrò un mese libero, e ancora non so dove andare, domani, prima della pausa pranzo debbo ricordarmi di passare a prendere qualche depliant nell’agenzia di viaggi vicino all’ufficio”
”Tra l’altro sono solo, quindi vado dove voglio” “Anche se forse avrei preferito non poter andare dove cazzo mi pare”
Arrivato a casa l’uomo svuotò la cassetta delle lettere, e notò subito in mezzo alla pubblicità una cartolina balneare. Una volta in salotto prese la cartolina, e la lesse.
– Ciao, sono sempre io, Paolo. Anche se non ti va di trasferirti qui in Venezuela per sempre puoi sempre venirmi a trovare durante le tue ferie, non credi? Fammi sapere, questo è il mio indirizzo e-mail, [email protected]
“Venezuela è? Dopotutto non deve essere cosi male, e visto che non so dove andare…”
”Boh, ci penserò su”
Un paio di giorni dopo Andrea scrisse una e-mail all’amico, dicendogli che gli andava di fare il viaggio, e chiedendogli qualche informazione. I due continuarono a scriversi, e un mese dopo l’uomo era a Fiumicino, per prendere l’aereo che, con scali Madrid, Rio, lo avrebbe portato dritto in Venezuela. Dormì durante tutta la trasvolata Atlantica, e all’arrivo all’aeroporto della capitale sudamericana trovò, come concordato, ad attenderlo il suo amico.
Si salutarono, prima con una vigorosa stretta di mano, poi con delle pacche sulle spalle, e, dopo le lungaggini burocratiche, lasciarono l’aeroporto a bordo del fuoristrada cabrio di Paolo.
- Non andremo direttamente a Marillos, prima voglio farti vedere un po’ la capitale.
- Va bene, tu conosci il posto sicuramente meglio di me…
- Già. Ora andremo da Manuela, una mia amica che abita qui in città, così non dovrai stressarti in albergo.
Dopo un’ora di traffico caotico i due arrivarono a casa della donna. Paolo suonò al campanello, e poco dopo era sulla soglia di casa, abbracciato, o meglio avvinghiato, ad una gran bella donna.
Mentre i due si scambiavano le loro effusioni Andrea osservò la donna. “Circa trent’anni, mora, belle tette, bel culo, gran bella figa”
Dopo che smise di sbaciucchiare la donna, Paolo, assumendo di colpo un tono falsamente serio disse:
- Egregio signor Andrea sono lieto di presentarle la principessa Manuela I due amici scoppiarono a ridere, e dopo uno sguardo torvo della donna, Paolo tradusse anche per lei la frase, strappandole un sorriso.
Entrarono in casa, e Manuela, aiutandosi con i gesti, mostrò all’italiano quella che stava per diventare la sua camera, poi passò un braccio intorno alla vita di Paolo, e lo tirò verso la sua camera. Quest’ultimo si voltò per un attimo per guardare Andrea, che rispose al suo sguardo con un sorriso, poi i due scomparirono oltre una porta che si richiuse veloce dietro di loro.
”Eccomi qui, in un paese sconosciuto, in casa di una sconosciuta, che sta scopando con quello che dovrebbe essere il mio punto di riferimento” Si disse l’uomo, iniziando a mettere a posto la sua roba. Circa un’ora dopo Paolo bussò alla sua porta, e si sistemò su una delle due sedie, mentre lui era allungato sul letto.
- Vedo che la tua amica è una che non va per il sottile…
- Manuela è fatta così, ma non pensare che tra noi ci sia qualcosa, quando noi due saremo a Marillos lei si troverà qualcun’altro per divertirsi.
- Contento tu…
- Già. Ma ora basta parlare di cose serie. Non credo che ti se sobbarcato un viaggio transoceanico per discutere dei miei problemi sentimentali. Per stasera, se non sei troppo stanco, abbiamo organizzato un’uscita a quattro, noi tre ed una sua amica.
- Ok, non sono stanco, in aereo ho dormito come un ghiro. Chi è quest’amica?
- Si chiama Veronica, io non la conosco, ma secondo lei ti piacerà.
- Vedremo.
Quella sera, dopo cena, i tre andarono al “Los Locos”, un locale dove avevano appuntamento con Veronica. Appena entrati, Manuela gli indicò la sua amica, salutandola a gran voce.
Lei era ferma, appoggiata con la schiena e i gomiti al bancone. Andrea rimase per un attimo immobile, a guardarla. Alta più della media, scura sia di capelli che di carnagione, occhi neri come la notte, il seno messo in risalto dal top a balconcino, non enorme, ma ben fatto, due gambe lunghe e sode che spuntavano dalla mini semitrasparente che indossava. Dopo l’attimo di sbandamento iniziale raggiunse gli altri al bancone, e l’amica di Paolo le presentò la donna.
I quattro si accomodarono intorno ad un tavolo, e dopo aver bevuto qualcosa Paolo e Manuela si alzarono, e andarono a ballare nella sala di fianco, da dove proveniva un indiavolato ritmo afro-cubano. Rimasto solo con Veronica l’uomo provò ad intavolare una qualche discussione, ma fu ben presto chiaro che lei non capiva nulla d’italiano, e con il suo spagnolo non si andava lontano. L’uomo si alzò, e dopo un goffo inchino allungò una mano verso la donna, per invitarla a ballare. Lei sorrise, si alzò, e lasciò docilmente che lui le passasse un braccio intorno alla vita e la guidasse verso la sala da ballo.
Mentre ballavano i loro corpi iniziarono a strusciarsi, a toccarsi, in modo sempre più prolungato, sino a quando le mani di entrambi si poggiarono soddisfatte sulle natiche dell’altro, e le loro bocche si incontrarono in un lungo bacio. La donna gli sussurrò in un orecchio che voleva essere accompagnata a casa, e dopo un gesto di saluto verso Paolo e Manuela i due uscirono dal locale, e con l’auto di lei raggiunsero casa della donna.
Entrarono in casa in piena agitazione erotica, anche perché in auto avevano continuato a toccarsi e stuzzicarsi, lei si liberò velocemente dei propri vestiti, restando completamente nuda, ed aiutò l’uomo a fare altrettanto.
Iniziarono a scopare li, sul pavimento dell’ingresso, lui steso a terra, lei sopra, con il cazzo di lui in bocca e la lingua che le esplorava e bagnava la figa, in un lungo e appassionato sessantanove. Di colpo Andrea la voltò, spingendola a terra, e si sistemò sopra di lei, le succhiò i seni, con i capezzoli durissimi per via dell’eccitazione, e poi con un colpo solo le infilò il cazzo nella figa. La scopò a lungo, prima così, tenendole le gambe larghe con le mani,sino a quando lei approfittando di un momento di pausa si alzò, per sistemarsi di spalle, a quattrozampe, le gambe aperte a mostrare i suoi due buchini. L’uomo riprese subito a scoparla, continuando con le mani a giocare con il seno, sino a quando, ormai giunto al limite dell’orgasmo, lo tirò fuori. Lei fu rapidissima nel voltarsi, per riuscire con la sua bocca a raccogliere la più alta quantità possibile di sperma.
Dopo un po’ di riposo i due si spostarono nella camera da letto, dove passarono il resto della notte, scopando ogni volta che le condizioni di lui lo permettevano. Dormirono tutta la mattinata seguente, e nel pomeriggio Veronica lo riaccompagnò da Manuela.
Lei non scese neanche dall’auto, dicendo che aveva da fare, lo salutò con un bacio, e ripartì.
Ad attenderlo in casa trovò solo Paolo.
- Come mai solo? – Chiese Andrea -
- Manuela è uscita per andare in giro per negozi. Com’è andata?
- Bene, davvero bene, se è sempre così mi trasferisco anch’io…
- Hehe, lo sapevo che il “posto” ti sarebbe piaciuto
I due scoppiarono a ridere, poi si guardarono, e continuarono a ridere.

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