Avrebbe voluto dire a Vania che era fiero di non aver mai avuto un solo amico di cui non avesse posseduto la moglie. Neanche uno! Si ripeté con voluttà.
Neanche uno! Ma pensò che la loro intimità non era ancora tanto profonda da giustificare questo genere di confidenze. Per il momento era meglio che approfittasse delle fascinose natiche di questa giovane donna, per trarne il maggior piacere possibile. E, chissà?, far conoscere anche a lei un nuovo piacere. E, a proposito, non era forse ella sposata? Quando Renato l’aveva conosciuta, non lo era, questo è vero, ma poteva essersi sposata nel frattempo. Certamente! In caso contrario il membro di Guido non si sarebbe sentito così a suo agio, così bene dentro di lei…
“Ah!” fantasticò tra sé e sé. “Come vorrei che suo marito potesse vederci! Se sapesse che conosco sua moglie soltanto da poche ore e vedesse come l’inculo, come sto per gioire in questa sua proprietà!”
Questa fantasia lo eccitò a tal punto da impedirgli quasi di trattenere l’eiaculazione. Ma non voleva che quella esperienza finisse così presto. Si immobilizzò, finché non ebbe rinviato l’imminenza dello spasmo. Soltanto allora, con una così perfetta intuizione del momento giusto che Guido se ne meravigliò nel suo intimo delirio, Vania, che fino a quel momento era rimasta ferma, cominciò a contrarre delicatamente i muscoli e a far girare il bacino da destra a sinistra, da sinistra a destra, dall’alto in basso.
“È bellissimo!” sibilò Guido. “Continua!”
Anch’egli fece roteare il pene, senza imprimergli ancora un movimento di andata e ritorno.
“E a te,” chiese, “a te piace?”
Vania non rispose. La mano di Guido andò allora alla ricerca del clitoride, lo fece vibrare. La donna emise un gemito. L’uomo le afferrò quindi i fianchi con le due mani, uscì quasi completamente da lei, poi affondò di nuovo in lei, senza più riguardi. Le grida di Vania erano adesso segni di piacere o di dolore? Non se ne curò. Andava e veniva in lei, con affondi lenti e forti. Gli sembrava di non essere mai penetrato così profondamente in una donna.
Cominciava ad amarla…
“Ah! com’è bello! La più bella vagina del mondo!” esclamò.
E lasciò che il proprio petto riposasse sulla schiena della compagna e intanto le leccava la nuca e le mordeva le spalle. Vania reagì comprimendo più forte le sue natiche contro il pube di Guido.
“Godo” gli confessava.
E lo confermò con un grido. Subito dopo Vania sentì, come una colata rovente, lo sperma che si riversava in lei. L’uomo ci mise molto a svuotarsi del suo desiderio, con scosse così numerose che la donna se ne meravigliò. All’ultima Vania gioì di nuovo e svenne. Ritornò in sé quando sentì che Guido usciva da lei. Forse avevano dormito l’uno nell’altra, senza rendersene conto? La donna si girò, baciò dapprima la guancia del compagno, poi, senza ripulirlo della mistura lucente che lo rivestiva dal glande fino alla base, si prese in bocca il pene che l’aveva appena trafitta. Le sue labbra si arrotondarono, come attorno a un bastoncino di zucchero d’orzo, andando e venendo con golosità sull’asta ancora rigonfia. La lingua avviluppò il pene, la gola l’aspirò, impedendogli di diventare molle e di riposarsi, con una così irresistibile forza di persuasione e con tanta dolcezza che alla fine, dopo un tempo che egli non fu in grado di misurare, nella testa di Guido tutto divenne nero e il suo sperma zampillò per la seconda volta.
Vania, nell’inghiottirlo, gli trovò un sapore di mandorle e di sale, che si sposava meravigliosamente con il sapore dei suoi succhi anali, che il fallo dell’amante le aveva portato alla gola. Si addormentarono di nuovo, stretti l’uno all’altra, nudi e sfiniti. Ma ancora due volte, durante quella notte,
Vania riprese il pene di Guido in bocca e ve lo fece gioire. L’indomani mattina, sul tardi, Guido avrebbe voluto penetrarla nella vagina. Sarebbe stata
la prima volta. Ma Vania si schernì:
“No!” disse. “No. Vieni tra le mie natiche.”
Egli fece come la giovane donna ordinava.