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Viaggio senza ritorno nella perversione

Ho conosciuto mia moglie quando aveva 17 anni, io libero professionista, lei figlia di un cliente. Appartenente ad una famiglia di vecchio stampo, Alessia era cresciuta con una educazione estremamente morigerata, al limite del bigotto. Fin dal primo istante, ne fui conquistato. Io avevo già 36 anni, e non ci misi molto a capire che la sua famiglia sarebbe stata molto felice di accasare la figlia con un noto avvocato. Capii inoltre che per averla, l’unica strada era quella del matrimonio, dato che fino a quel momento non avrei avuto occasione di sfiorarla neanche  con un dito.
Detto fatto, ci sposammo subito dopo il suo diciottesimo compleanno; ora, lei ha 26 anni, io ne ho 45 ed abbiamo un figlio di 7 anni. Se possibile, Alessia ora è ancora più bella, la maturazione l’ha trasformata in una splendida  donna con un corpo dannatamente molto sexy; purtroppo, la sua bellezza e sensualità vanno di pari passo con il suo rifiuto a lasciarsi andare nella nostra vita di coppia, espressamente riguardo alla sfera sessuale. Per l’educazione che ha ricevuto, Alessia ha sempre vissuto il sesso come naturale conseguenza del rapporto matrimoniale, senza concessioni alla fantasia e alla trasgressione. In nove anni di matrimonio, non sono mai riuscito a convincerla a fare l’amore in posizioni diverse da quella del missionario, figurarsi quindi il suo pensiero riguardo al sesso orale o anale. Un’ulteriore complicazione è il fatto che il suo aspetto fisico attira gli sguardi di tutti gli uomini, cosa che mi ha sempre reso estremamente geloso….fino a qualche tempo fa, quando una punta di eccitazione si è fatta strada nella mia mente ogni qual volta un uomo posava gli occhi su di lei. Ho cominciato così a fantasticare immaginando situazioni sempre più scabrose, con Alessia principale protagonista, talvolta mi sono masturbato al pensiero di lei mentre veniva montata da uomini eccitati dal suo corpo nudo e disponibile….
Un giorno, mi sono avvicinato al mondo delle chat per adulti, e più precisamente ad una chat chiamata “mogli da condividere”: sono entrato, mi sono presentato ed ho esposto il mio problema, presentandomi come marito di una “strafiga repressa”. Subito sono stato tempestato da messaggi che morbosamente volevano sapere più particolari. Alla precisa domanda di far vedere quanto effettivamente Alessia fosse sexy, ho deciso di fare una cartella con qualche sua foto ed inviarla in condivisione con il gruppo in chat. Tutte foto innocenti, risalenti alla nostra ultima crociera: Alessia in bikini a bordo piscina, in un elegante vestito da sera, ed una foto in costume per una serata danzante, lei vestita da squaw, con una cortissima minigonna, stivali scamosciati ed una casacca alquanto scollata. Immaginatevi la valanga di commenti che ho ricevuto in risposta! La maggior parte erano alquanto volgari, ed ho deciso di ignorarli. Uno però mi ha incuriosito: era da parte di un certo Alfredo, che scriveva:
“Tua moglie sta sprecando la sua vita ignorando l’enorme potenziale che il suo corpo possiede”…. Proprio quello che io avevo sempre pensato e mai osato dire ad alta voce!
Così, ho cominciato a chattare con Alfredo in privato con una certa frequenza, scambiando opinioni e fantasie. Con sorpresa ho scoperto che viveva non troppo distante dalla mia città, e che non era nuovo ad esperienze del genere. Mi ha chiesto cosa pensavo se Alessia avesse avuto rapporti sessuali con altri uomini, ed io ho risposto che la cosa mi rendeva geloso ma allo stesso tempo eccitato; alla domanda se io fossi d’accordo a fare una esperienza simile, ho replicato che la cosa mi stuzzicava, ma che era inutile dato che Alessia mai e poi mai avrebbe preso nulla di simile in considerazione. Al che, lui disse 5 parole che  esplosero nella mia mente come una bomba:
“Deve per forza essere consenziente?”….
Lasciai cadere il discorso, ma la sua frase si era insinuata nella mia mente come un tarlo, e da allora non sono più riuscito a non pensarci.
Ad inizio estate, i genitori di Alessia si erano offerti di portare nostro figlio in vacanza con loro, ed io subdolamente avevo insistito adducendo la scusa che era stato bravo a scuola e meritava quel premio. Alessia ha acconsentito con riluttanza, ma alla fine tutto era deciso.
Contattato Alfredo in chat, gli ho chiesto senza esitazioni cosa intendesse con quella frase che mi aveva scritto tempo prima. Direttamente e senza giri di parole, lui mi ha esposto il suo piano, che includeva anche un suo caro amico, e mi ha avvisato di pensarci molto bene prima di dargli una risposta, perchè una volta datogli il mio consenso, non mi era più possibile cambiare idea. Non era più un gioco mentale, ma la sola idea di rendere tutto reale ha cancellato ogni parvenza di razionalità rimastami, e digitando “accetto” sulla tastiera, ho inviato il mio messaggio ad Alfredo.
Abbiamo deciso per il weekend seguente, quando io sarei dovuto assentarmi da casa per seguire un convegno fuori città.
Il venerdì sera ho salutato Alessia, posando i miei occhi su di lei, ancora così innocente e ignara di quello che l’aspettava. Invece di dirigermi all’aeroporto, ho guidato fino al luogo dell’appuntamento, un pub dall’altra parte della città, dove finalmente ho incontrato Alfredo per la prima volta, insieme a Giacomo. Entrambi erano più giovani di me di qualche anno, di bell’aspetto e, da come mi aveva detto Alfredo in chat, anche estremamente ben dotati.
Abbiamo ripassato velocemente i vari particolari del piano, poi siamo saliti sul furgone di Giacomo, fermandoci a poche centinaia di metri dalla mia casa (una villetta al centro di un grande giardino, il che ci permette una certa privacy dal resto del quartiere). Spostandoci sul retro del furgone, ci siamo cambiati, indossando delle tute da ginnastica scure, in tasca un paio di guanti ed un passamontagna ciascuno. Prima di riavviarci, Alfredo mi ha raccomandato ancora: “Non fare assolutamente nulla che possa farti riconoscere da Alessia, e soprattutto non parlare mai! Tieni sempre la videocamera in mano e riprendi quanto succederà senza mai esitare”.
Scavalcato il muretto di recinzione, ci siamo diretti verso la dispensa a fianco del garage, la cui porta avevo deliberatamente lasciato chiusa ma non a chiave, e che per mezzo di una scala era collegata alla cucina al piano superiore. Silenziosamente, siamo entrati in cucina, al buio, lasciandoci orientare dalla luce proveniente dal soggiorno dove con ogni probabilità Alessia stava guardando la televisione. Infatti, da uno spiraglio nella porta, l’abbiamo vista lì, seduta sul divano, le gambe rannicchiate, con indosso una mia felpa che le arrivava alle ginocchia, i piedi in un paio di buffi calzini con l’effige di Minnie stampata sopra.
Ci siamo calati i passamontagna sul viso, e dopo un’ultima occhiata di intesa da parte di Alfredo, abbiamo spalancato la porta e siamo entrati in soggiorno….
Per un attimo Alessia è stata immobile, quasi non credesse ai suoi occhi; poi, con un gridolino smorzato, è scattata in piedi cercando di raggiungere la porta finestra che dava verso il giardino. Non è riuscita nemmeno a posare la mano sulla maniglia, che le robuste braccia di Giacomo l’hanno afferrata e sollevata, riportandola indietro e gettandola di peso di nuovo sul divano…. mentre io avevo già iniziato a filmare come un automa, non credendo ancora che quella fosse Alessia e quanto stava accadendo non fosse reale.
“Zitta o sarà peggio per te”…Le parole dette da Alfredo sono state seguite da interminabili secondi di silenzio, in cui il pesante ansimare di Alessia è stato l’unica cosa che si sentiva. Come se intuisse il mio stato d’animo, Alfredo si è girato verso di me, alzando un dito ad ammonirmi di non intervenire e rovinare tutto. Ho annuito, continuando a spostare la videocamera da Alessia a Giacomo, ad Alfredo, di nuovo ad Alessia.
“Comportati bene, e ci vedrai uscire da quella porta prima di quanto tu possa immaginare. Creaci problemi, e vedrai quanto cattivi possiamo essere. Hai inteso bene?”…
Zoomando su Alessia, sul suo bellissimo viso solcato da alcune lacrime che le scendevano lungo le guance, mentre il suo corpo era scosso da tremiti incontrollabili, l’ho vista abbassare il capo, e mormorare un sommesso “Si”.
I due uomini si sono seduti sul divano, Alessia tra di loro.
“Alzati, e facci vedere la mercanzia!” ha detto Alfredo, afferrandola per un braccio e spingendola con forza verso il centro del salotto.
“Quale mercanzia?” ha replicato Alessia, ingenuamente credendo che l’uomo si riferisse ad oggetti di valore presenti in casa, mentre si guardava intorno impaurita, tirando la felpa il più in basso possibile a coprirsi le gambe nude.
Ridendo, i due uomini si sono rivolti a mia moglie con evidenti cenni, chiarendole che per mercanzia intendevano lei, il suo corpo; l’espressione di umiliazione sul suo viso mi ha fatto dubitare per un attimo di quanto stessi facendole subire, ma l’eccitazione che sentivo crescere in mezzo alle gambe è stato ciò che mi ha permesso di andare avanti e lasciare che i fatti seguissero il corso che avevamo pianificato.
“Spogliati!”. La perentorietà dell’ordine non lasciava spazio ad ulteriori dubbi da parte di Alessia, che sempre più smarrita, si è piegata, iniziando a sfilarsi i calzini, poi, non senza ulteriori tentennamenti, si è liberata della  felpa rimanendo in slip e reggiseno, cercando inutilmente di nascondere le sue nudità.
“Adesso, torna qui a sederti fra noi”, Alfredo le ha ordinato in un tono di voce che non ammetteva rifiuti.
Alessia ha obbedito, le braccia conserte sul seno, e si è seduta tra i due uomini, che si sono immediatamente fatti più vicini, tanto che non le era più possibile fare alcun movimento. Vederla lì, tremante, sul punto di scoppiare a piangere, mi ha fatto eccitare ulteriormente… Com’è possibile mi chiedevo, è mia moglie…. Ma il desiderio di vedere cosa sarebbe accaduto era terribilmente più forte di ogni senso di colpa.
“Ehi ragazzi, che corpo!” Ha esclamato Giacomo, prendendo in una mano una tetta di Alessia da sotto il reggiseno e soppesandolo, mentre lei arrossiva, troppo spaventata per reagire. Con una rapidità sorprendente, Giacomo ha poi strappato il reggiseno di dosso ad Alessia, lasciando dei segni rossi sulle sue spalle, mentre Alfredo le ha strappato le mutandine. Io ho sobbalzato, ma non ho mosso un  passo per andare in suo aiuto, anzi, se mi sono avvicinato era per riprendere meglio il suo corpo nudo, notando la durezza dei suoi capezzoli, causata pensavo dalla paura che doveva provare in quei momenti.
I due uomini hanno slacciato i cordoni che chiudevano i loro pantaloni della tuta, abbassandoli poi fino alle caviglie, esibendo i loro membri ormai quasi completamente rizzati. Ciascuno ha preso una mano di Alessia e le hanno appoggiate sul loro cazzo. Che visione, vedere la santarellina serrare le mani su quei pezzi di carne dura e iniziare a smanettarli come se avesse intuito il loro successivo ordine! Sorpresi, Giacomo e Alfredo si sono accomodati meglio per agevolare il compito ad Alessia, che pur non smettendo di versare lacrime, muoveva le sue mani lentamente, rendendo ben presto i due cazzi dritti e duri. Ad un certo punto, Giacomo si è alzato, sollevando Alessia da sotto le ascelle e facendola inginocchiare tra le gambe di Alfredo, il quale le ha preso il viso fra le mani, attirandolo verso il suo membro di cui potevo vedere la punta arrossata e pulsante. Capendo le intenzioni dell’uomo, mia moglie ha scosso la sua testa, implorandolo di non farle fare cose tanto oscene. Lui ha scosso la testa seccato, e senza preavviso le ha dato un sonoro schiaffo sul viso, questa volta prendendola per i capelli e spingendole la testa ancora più giù. Alessia ha resistito più che poteva, ma quando Giacomo le ha dato una sculacciata da dietro, ha aperto la bocca per gridare, ed in quel preciso istante Alfredo l’ha spinta ancora più giù, facendole inghiottire quasi tutto il suo cazzo. Lei ha iniziato a tossire, ma lui non le lasciava la testa, così la vedevo boccheggiare mentre Alfredo muoveva i suoi fianchi per penetrare la sua gola fino in fondo. Dopo qualche attimo di panico, Alessia ha capito che per il suo bene doveva lasciarsi guidare dall’uomo, che ha iniziato a muoverle la testa ritmicamente su e giù, mentre la chiamava con i nomi più depravati, incurante del marito li stava guardando eccitato come non mai.
Alle sue spalle, Giacomo si è a sua volta inchinato sulle ginocchia, sputandosi su una mano, cominciando a massaggiare la figa di Alessia con due dita: lei si è irrigidita, ma non ha mai smesso di spompinare l’altro. Quando si è ritenuto soddisfatto del risultato ottenuto (io ho ripreso i rivoletti di umore che uscendo dalla vagina di mia moglie scendavano lungo le sue cosce), si è avvicinato, le sue gambe fra quelle di Alessia, allargandogliele con le sue ginocchia, e ha appoggiato la punta del suo enorme cazzo fra le labbra della sua figa, entrando dapprima con un certo sforzo, poi improvvisamente facendolo sparire completamente fra le pallide chiappette di Alessia. Lei ha inarcato la schiena, facendo involontariamente sfuggire un gemito di piacere ad Alfredo. A quel punto, ciò su cui avevo a lungo fantasticato si era materializzato davanti ai miei occhi: la mia morigerata mogliettina sbattuta da due maschioni come una gran maiala!
Prima di quanto avessi pensato, Giacomo ha cominciato a sbuffare, e capendo che stava per venire dentro Alessia mi sono avvicinato silenziosamente ed ho fatto un primo piano del suo membro che stantuffava velocemente finchè lui ha emesso un sordo grugnito, scaricandole tutto il suo sperma nello stomaco. Staccandosi da Alessia, si è diretto  verso di me, prendendomi di mano la videocamera… “Vai amico, è il tuo turno!”…
Alfredo ha tolto il cazzo dalla bocca di Alessia, si è alzato, cedendomi il suo posto; in un orecchio, mi ha detto: “Fatti fare un bel pompino dalla troia, e mi raccomando, al momento giusto tienile ben salda la testa fra le tue gambe, ho idea che aiuterà a smorzare le sue grida”… Con uno sguardo interrogativo, non capendo bene cosa volesse dire, mi sono seduto sul divano, ho abbassato i pantaloni, e ho guidato la  testa di mia moglie fra le mie gambe spalancate: Alessia non ha opposto resistenza, e docilmente ha aperto la bocca accogliendo in essa per la prima volta in 9 anni il mio pene, duro come non mai, ed iniziando a muovere la testa senza che io dovessi forzarla.
Occhi chiusi nell’estasi del momento, non ha prestato caso ad Alfredo che, inginocchiatosi dove prima stava Giacomo, ha iniziato a giocherellare con un dito attorno allo sfintere di Alessia. Dal suo irrigidimento, e dato che per un pò ha fermato il movimento della sua testa, ho capito che c’era qualcosa che non andava: ho aperto gli occhi nell’istante stesso in cui il dito di Alfredo scivolava dentro il buchetto, umidificato naturalmente dal sudore e da un pò della sperma che Giacomo aveva lasciato tra le chiappe di Alessia.
Alessia ha tentato una reazione, ma io sono stato pronto a tenerla ben saldamente ferma, la sua bocca serrata attorno al mio membro. Quasi ipnotizzato, ma estremamente eccitato, ho continuato a godermi il suo succhiare e nel contempo osservavo un altro uomo che muoveva un dito avanti e indietro nel suo culetto vergine, ben presto sforzando con 2 dita, allargandole per provare l’elasticità dello sfintere. Con un cenno della testa, Alfredo mi ha invitato a stringere i capelli di Alessia affinchè se avesse tentato di reagire il dolore l’avrebbe fatta desistere immediatamente. Togliendo le dita dal culo di lei, ha appoggiato il suo cazzo sul bel buchino che si contraeva spasmodicamente in quanto sicuramente Alessia aveva capito cosa stava per accaderle. Poi, violentemente e senza preavviso, Alfredo ha dato un forte colpo di reni, rompendo ogni resistenza e inculandola fino in fondo. Con il mio cazzo nella sua bocca, Alessia ha lanciato un grido di dolore disperato, che però si è subito tramutato in una sorte di gorgoglio. La concomitanza di tutto ciò ha avuto l’immediato effetto di farmi eiaculare copiosamente giù per la sua gola, il sogno proibito di una vita trascorsa insieme a lei si era finalmente avverato!
Alessia, semisvenuta, aveva la testa appoggiata sulle mie cosce, mentre Alfredo la montava con violenza e sadismo indicibili, sculacciandola e chiamandola “la nostra troia”, fino alla inevitabile sborrata che le ha rilasciato dentro il suo devastato sfintere.
Dopo esserci rivestiti alla bell’e meglio, Alfredo si è seduto un attimo sul divano, ha sollevato la testa di Alessia tirandola per i capelli: “Ehi, tesoro….adesso ce ne andiamo, ma devi renderti conto che abbiamo un filmatino decisamente imbarazzante per te, se decidessimo di diffonderlo in giro, o di mostrarlo alla tua famiglia o a tuo marito. Stai in campana, ci faremo vivi presto!”. E, rilasciatala crollare sul pavimento, ci ha fatto cenno di andarcene. Tornati al furgone, ci siamo allontanati in silenzio, e sempre in silenzio dopo ci siamo cambiati; arrivati alla mia macchina, Alfredo mi ha congedato dicendomi solo che avrebbe organizzato qualcos’altro per molto presto. Per quanto riguarda dopo, io ho preso una stanza all’hotel dell’aeroporto, in attesa del sabato sera quando sarei tornato come niente fosse a casa, curioso di sapere cosa mi avrebbe detto la mia piccola Alessia.
(CONTINUA)

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